Renzi rifiuta l’incontro con Letta: è tensione su agenda e riforme

Renzi rifiuta l’incontro con Letta: è tensione su agenda e riforme
di Marco Conti
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Venerdì 10 Gennaio 2014, 08:20 - Ultimo aggiornamento: 08:22
Io il centrodestra di Alfano e Berlusconi voglio batterlo, loro continuano a fargli regali. Renzi i sondaggi li legge. Sondaggi che danno ancora sopra il centrodestra. Dopo gli scivoloni del governo sugli insegnanti e la Tasi, sorride a chi lo accusa di voler rimettere in gioco il Cavaliere.



A Roma il segretario del Pd scenderà solo oggi, ma non per portare a palazzo Chigi le proposte del partito che «prima devono passare in direzione», come ricorda il portavoce della segreteria Lorenzo Guerini. Ieri sera partivano messaggi concilianti da palazzo Vecchio, ma nel rapporto con palazzo Chigi la temperatura continua ad essere polare. «E’ colpa del buco dell’ozono», sostiene divertito un renziano doc riferendosi anche al difficile rapporto che c’è tra il ministro Saccomanni e il resto del governo. Problemi con i ministri li ha però anche il sindaco di Firenze che non ha per nulla gradito le bocciature dei ministri Giovannini e Zanonato al Jobs Act. «A chi rispondono quei due?». «Chi ce li ha messi?».



INTESE STRETTE

Le domande che Renzi si faceva ieri ad alta voce rimandano più o meno al tema oggetto del braccio di ferro in corso con palazzo Chigi. Una tensione che comincia dalla difficoltà a conciliare l’agenda di governo, che vorrebbe imporre Renzi, con l’assetto da ”larghe intese” che continua ad avere l’esecutivo che conta ancora ben cinque ministri ex berlusconiani, restati al loro posto - in rappresentanza di un partito ancora tutto da pesare - e una pattuglia di tecnici o quasi che non rispondono certo al Pd a trazione renziana. Un quesito, quello della volontà esistente nel governo di realizzare il programma renziano, che tocca inevitabilmente anche il responsabile dell’Economia.



Ieri mattina Renzi si è affrettato nel correggere il ”suo” Nardella per evitare un nuovo «Fassina chi?», ma il nodo della compatibilità del programma da «cambio di passo» con la compagine di governo riemerge in maniera forte. Rinviando l’incontro con Renzi a dopo il viaggio in Messico, Letta ha evitato di ufficializzare l’incompatibilità esistente tra le due agende e la direzione del Pd di giovedì prossimo dovrebbe servire al segretario per ricevere un mandato pieno, o quasi, dal partito su tutti i punti da riversare nel patto di programma. Comprese quelle unioni civili che il Ncd, bollandole come «nozze gay», vede come il fumo negli occhi.



UNIONI CIVILI

«Alfano usa le unioni civili per bloccare la legge elettorale», sostiene la senatrice renziana Laura Cantini. Più o meno è il ragionamento del segretario che giovedì in direzione non farà sconti sul complicato rapporto che il Pd ha con il Ncd che ieri ha anche definito «ministra riscaldata» il suo programma sul lavoro. «Alfano è alleato con Berlusconi in Sardegna e lo sarà alle prossime amministrative», ricorda il sindaco che tiene a freno la voglia di rottamare le larghe intese solo perché non c’è una legge elettorale. Ieri ha incassato la calendarizzazione del dibattito in aula per il 27 del mese. Due giorni prima della partenza di Letta per Bruxelles dove andrà a presentare alla Commissione il programma di riforme per il 2014.



Il rischio che la crisi della zona euro non sia finita, come ha avvertito ieri il presidente della Bce Mario Draghi, impone a Letta cautela ma anche la necessità di avere al suo fianco il leader del principale partito della coalizione. «Trovo assurdo che il segretario del Pd non accetti l’invito a palazzo Chigi», chiosava ieri un deputato vicino a Dario Franceschini. Resta il fatto che anche Alfano si rende conto che senza Renzi è difficile realizzare il «cambio di passo» e l’apertura del Ncd alla legge elettorale si spiega anche con le difficoltà che il vicepremier e leader del Ncd rischia di incontrare dopo le nuove rivelazioni sul caso Shalabayeva riportate ieri da Repubblica.



Ieri i renziani hanno tenuto un atteggiamento soft, ma è probabile che la faccenda si complichi contribuendo ad acuire la tensione dentro al governo. A palazzo Chigi non vogliono sentir parlare di ”rimpasto” e ieri Alfano ha detto che si fida di Renzi sulla volontà di non voler tornare al voto a primavera. La prospettiva è difficile anche qualora si avesse una nuova legge elettorale che potrebbe comportare una riscrittura dei collegi elettorali che in altre occasioni ha richiesto quasi due mesi.



Su questa consapevolezza si muove anche Berlusconi che non intende essere tagliato fuori dalla trattativa e con Renzi ha in comune la volontà di non dare spazi politici ad Alfano e l’accordo di resuscitare il Mattarellum una volta bruciata sia l’opzione del sindaco sia del sistema spagnolo. Il tono con cui quest’ultimo ieri ha salutato l’arrivo del direttore di Studio Aperto, Giovanni Toti, alla guida di Forza Italia conferma i timori di Renzi di un centrodestra che comunque si ritroverà unito per tentare di batterlo nel 2015.