Renzi: sanno solo perdere rimpasto dopo le regionali

Renzi: sanno solo perdere rimpasto dopo le regionali
di Alberto Gentili
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Domenica 22 Marzo 2015, 06:16 - Ultimo aggiornamento: 23 Marzo, 09:59

«Se non fossero così tristi mi verrebbe da sorridere. La verità è che quelli mi criticano sono gli stessi che avevano condannato il Pd alla sconfitta, mentre con me vince. Se ne facessero una ragione, è la democrazia: ora tocca a noi e con noi il Paese riparte». Matteo Renzi commenta con ironia il nuovo assalto di Massimo D'Alema e della minoranza dem. E preferisce, nel suo week end in famiglia a Pontassieve, occuparsi della successione a Maurizio Lupi. «C'è da andare al Quirinale, domani, con delle proposte...».

Ebbene, una delle novità che sta prendendo forma è che la sostituzione non avverrebbe in «giorni/ore», come aveva detto il premier venerdì lasciando il vertice europeo di Bruxelles. Renzi, su consiglio di Luca Lotti e di Graziano Delrio, ha riaperto il dossier in base al quale la nomina del nuovo ministro delle Infrastrutture potrebbe slittare a dopo le elezioni regionali. Nel frattempo il premier si terrebbe l'interim e, per non compromettere o ritardare la realizzazione delle grandi opere, sposterebbe a palazzo Chigi (nelle mani di Lotti, come programmato da tempo) la struttura tecnica di missione delle Infrastrutture: la cabina di regia fino a dicembre guidata da Ercole Incalza. «Questa sarebbe la soluzione più lineare», spiega un ascoltatissimo consigliere di Renzi, «dal voto delle regionali infatti il Pd dovrebbe uscire rafforzato e si potrebbe procedere a un corposo rimpasto con equilibri verificati e stabili. Si tratta solo di capire se il capo dello Stato è d'accordo».

IL PRECEDENTE ANDREOTTI

Dal Quirinale non filtra alcuna contrarietà preventiva al rinvio: le Infrastutture non sono tra i ministeri considerati strategici, come la Difesa, gli Esteri, l'Economia e gli Interni.

E l'attribuzione degli incarichi e dei portafogli rientra tra le prerogative della Presidenza del Consiglio. In più sul Colle si ricorda che Giulio Andreotti tenne per ben 18 mesi l'interim di Partecipazioni statali e Beni culturali.

Ma c'è un ma: quale sarebbe la reazione del Nuovo centrodestra (Ncd) che a palazzo Madama, con 28 senatori, è decisivo per la sopravvivenza del governo? Renzi studia con la massima attenzione questo aspetto. Non crede però che Angelino Alfano sia desideroso di precipitare verso le elezioni anticipate. In più rinviare a giugno la sostituzione di Lupi, permetterebbe al premier di effettuare un rimpasto consistente, cambiando anche dicasteri chiave come la Scuola, la Giustizia, ecc. «per un riequilibrio e un rilancio complessivo». In ogni caso il capo del Ncd si è già fatto sentire. Alfano ha detto a Renzi che, dopo il sacrificio di Lupi, il suo partito «non vuole assolutamente uscire ridimensionato». Ma non per questo intende legarsi mani e piedi alle Infrastrutture, andrebbe bene anche un altro dicastero di peso.

In questa che il premier chiama «fase di riflessione», non è da escludere che non ci sia alcun rinvio. Che, pur mettendo in conto e confermando il mega-rimpasto dopo le elezioni regionali per un Renzi-bis sotto il segno della ripresa economica, già la settimana prossima venga nominato il nuovo responsabile delle Infrastrutture. La prima scelta del premier, in questo caso, sarebbe nominare ministro il suo sottosegretario alla Presidenza Graziano Delrio. Non a caso il diretto interessato, a Reggio Emilia, ieri non ha voluto fare commenti. «Ma ci sarebbe il problema di chi mettere al posto di Delrio a palazzo Chigi, Lotti non è interessato», dice un altro renziano del cerchio ristretto.

MINISTERO PER IL SUD

Visto che non si tratta di un problema secondario, ecco che salgono le quotazioni di quella che a palazzo Chigi definiscono «una soluzione tecnica»: uno tra Nicola Gratteri, consigliere di Renzi alla sicurezza; oppure Andrea Guerra, ex capo di Luxottica e attualmente consigliere strategico del premier. Da escludere invece Raffaele Cantone («meglio non fermare il suo lavoro all'Anticorruzione») e l'ad di Finmeccanica Mauro Moretti (ex Trenitalia): «Non si sostituisce così facilmente il capo di un'azienda quotata, è preferibile evitare».

Ebbene, se le Infrastrutture (in settimana o a giugno) dovessero andare a Delrio o a un tecnico, il Ncd verrebbe ricompensato con il battesimo del ministero del Sud: gli Affari regionali con le deleghe pesanti ai fondi europei. I nomi più accreditati: Gaetano Quagliariello o Dorina Bianchi. Se invece al Ncd dovesse restare la poltrona delle Infrastrutture (ma svuotata della struttura tecnica di missione), in quel caso agli Affari regionali (senza i fondi europei che resterebbero a Delrio) potrebbe andare Anna Finocchiaro.

Rinviata di sicuro al rimpasto di giugno e alla “Fase due”, invece, la sostituzione dei sottosegretari inquisiti. La notizia che Renzi avrebbe voluto allontanare subito Vito De Filippo (Salute), Francesca Baracciu (Cultura), Umberto Del Basso De Caro (Infrastrutture) e Giuseppe Castiglione (Agricoltura) è definita a palazzo Chigi «una balla megagalattica»: «Matteo a Bruxelles è stato chiaro, siamo garantisti a 360 gradi. Fino al terzo grado di giudizio vale la presunzione di innocenza. Non lo dico io, ma la Costituzione. Lupi si è dimesso per ragioni personali e politiche, non per l'inchiesta fiorentina in cui non risulta neppure indagato».