Renzi-Juncker, patto sui migranti: regole rigide per salvare Schengen

Juncker e Renzi
di Alberto Gentili
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Sabato 27 Febbraio 2016, 09:56 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 15:42

«E’ andata così bene che quasi non ci credo. Da oggi si volta pagina». Matteo Renzi ha appena salutato Jean-Claude Juncker sulla soglia di palazzo Chigi. Baci e abbracci e una promessa: «L’Italia è stata storicamente una grande alleata della Commissione e torna a esserlo». L’immediata contropromessa di Juncker: «La Commissione era, è, e sarà la principale alleata dell’Italia».

Poco prima, nel pranzo celebrato a palazzo Chigi dopo tre mesi ad altissima tensione, è stata siglata la pace. Gli sherpa hanno lavorato sodo fino a notte fonda per limare i dossier, superare le incomprensioni, valorizzare i punti d’intesa. Sandro Gozi, il sottosegretario all’Europa, è riuscito nel miracolo di ridurre da 199 a 83 le procedure d’infrazione: «Con questo record in positivo ti diamo il benvenuto, noi siamo quelli che rispettano le regole», chiosa il premier italiano accogliendo Juncker. 

IL PRANZO DELLA PACE
La colazione di lavoro, tra un calice di Dolcetto d’Alba, una forchettata di cavatelli pesto e pomodoro, un boccone d’arrosto, un carciofo alla romana e un cucchiaio di gelato ai frutti di bosco, corre senza intoppi. Perfino sui dossier economici «c’è piena sintonia», certifica un partecipante, «emerge la volontà di creare un nuovo clima ed entrare in una nuova fase». Traduzione: anche nel 2017, con qualche escamotage politico-contabile e se non ci saranno intoppi, l’Italia potrà godere di margini di flessibilità sul deficit tra gli 8 e i 14,4 miliardi. Un bel gruzzolo, indispensabile a Renzi per tagliare la tasse a ridosso delle elezioni. Con un grosso punto interrogativo: Juncker saprà resistere alle pressioni dei tedeschi e degli altri sacerdoti del rigore?

Strada spianata invece sull’altro fronte caldo, quello dell’immigrazione. Su questo tema «Bruxelles e Roma parlano la stessa lingua», dice Juncker. «Lavoriamo nella stessa direzione», certifica Renzi che teme una nuova ondata di sbarchi a causa della chiusura della “rotta balcanica”. Tant’è che poco dopo, in conferenza stampa, il presidente della Commissione elogia pubblicamente il premier: «Non si dice abbastanza spesso che l’Italia ha tenuto una condotta esemplare». E Renzi, puntando il dito contro gli Stati dell’Est: «Non si può essere europei solo quando ci sono soldi da prendere...». «Già, ma io non mollo, io non cedo», garantisce Juncker, «dico basta ai muri per arginare il flusso dei migranti».
 
Non si tratta solo di parole. A quattr’occhi l’ex premier lussemburghese ha dato due notizie. La prima: l’8 marzo la Commissione metterà nero su bianco una «raccomandazione estremamente dura» contro la chiusura dei confini in «modo arbitrario». Scandirà un secco “no” a ogni ipotesi di mini-Schengen, con il blocco dei soli confini meridionali da parte degli Stati nel Nord. E limiterà «in modo stringente» la possibilità di ottenere proroghe alla sospensione di Schengen, chiedendo il «ripristino immediato» della libera circolazione nel territorio europeo.

Juncker informa inoltre Renzi che sempre l’8 marzo la Commissione presenterà, in vista del Consiglio europeo di metà mese, la sua “comunicazione” per superare il trattato di Dublino. Nel documento, sostenuto anche dalla Germania, ci sarà il superamento del principio in base al quale il migrante che ha diritto all’asilo politico deve restare nel Paese di primo approdo. E verrà inserita la «riallocazione automatica e perenne» degli esuli, redistribuiti tra i 28 Stati europei in base a «percentuali di carico» stabilite in base al Pil, al tasso di disoccupazione, al numero di abitanti, etc.

«NUOVO METODO DI LAVORO»
In coda al pranzo viene infine siglato un «accordo sul metodo di lavoro». Juncker e Renzi stabiliscono «che d’ora in poi» verrà creato un «canale di comunicazione diretto» tra lo staff del premier e il gabinetto del presidente della Commissione. Vale a dire, il “famigerato” Martin Selmayr, il braccio destro di Juncker che a metà gennaio - dopo la sostituzione dell’ambasciatore Stefano Sannino - lamentò la «mancanza di un interlocutore italiano», scatenando l’ira di Renzi. «Ma è acqua passata», dicono a palazzo Chigi, dove invitano a riguardare le immagini dell’arrivo di Juncker e Selmayr. Nel filmato si vede Renzi che, dopo aver abbracciato l’ex premier lussemburghese, fa qualche rapido passo per stringere la mano proprio a Selmayr.

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