Diaz, Renzi rassicura De Gennaro: dietro l'attacco non ci sono io

Diaz, Renzi rassicura De Gennaro: dietro l'attacco non ci sono io
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Giovedì 9 Aprile 2015, 06:06 - Ultimo aggiornamento: 09:42
Nessuno, a palazzo Chigi e dintorni, è sceso in campo in difesa di Gianni De Gennaro. Ma dietro l'attacco a testa bassa di Matteo Orfini contro l'ex capo della Polizia e ora presidente di Finmeccanica («Trovo vergognoso che De Gennaro sia presidente»), a sentire i suoi, non ci sarebbe Matteo Renzi. «E' tutta farina del sacco di Orfini», dice uno stretto consigliere del premier. E un altro conferma granitico: «E' un'iniziativa personale, noi non c'entriamo nulla».



Non solo, a palazzo Chigi assicurano: «Non vogliamo la destituzione di De Gennaro». Una versione data, tramite un intermediario, anche al diretto interessato (tra l'altro assolto in Cassazione) che inevitabilmente ha voluto sapere se dietro l'affondo di Orfini ci fosse Renzi. A tracciare un chiaro distinguo rispetto alle parole di Orfini ha provveduto il vicesegretario Serracchiani.



«MATTEO ESTRANEO»

Di certo, c'è che lo stesso Orfini garantisce l'estraneità di Renzi: «Il mio tweet non l'ho concordato con nessuno, neppure con il premier. Dunque nessun gioco delle parti, tanto più che non so neppure cosa pensi Renzi di De Gennaro. Io ho solo detto ciò che penso e pensavo di De Gennaro».



A evidenziare la distanza tra il presidente del Pd e il segretario-premier in questa partita sono anche i tweet e la loro cronologia. Alle 13.50 Orfini scrive: «Lo dissi quando fu nominato e lo ripeto oggi dopo la sentenza. Trovo vergognoso che De Gennaro sia presidente di Finmeccanica». Ventitré minuti dopo, alle 14.13, Renzi twitta a sua volta: «Quello che dobbiamo dire lo dobbiamo dire in Parlamento con il reato di tortura. Questa è la risposta di chi rappresenta il Paese».



Da notare che l'hashtag correlato è #lukacasa, al secolo il no-global Luca Casarini. Dunque, Renzi ha risposto direttamente a Casarini che l'aveva accusato di non aver commentato la sentenza della Corte europea. E ha snobbato l'affondo di Orfini che però non è un peone del Pd, ma il presidente del partito.

Al Nazareno offrono però qualche dettaglio in più. Ricordano che quando l'anno scorso Renzi confermò De Gennaro alla presidenza di Finmeccanica (la nomina scadrà nel maggio 2017), «lo fece inserendo la riconferma» dell'ex capo della Polizia, «in un pacchetto complessivo di nomine».



Non è molto dissimile l'analisi che trapela di Finmeccanica: «Il presidente non si può certo definire renziano. E se Renzi con De Gennaro non ha contatti, invece ha uno splendido rapporto con l'ad Moretti con cui si sente molto spesso».



In più si fa notare che il governo («anche se volesse») non ha il potere di revoca del presidente di Finmeccanica, un'azienda quotata. L'unica soluzione, se Renzi la pensasse come Orfini, sarebbe quella di far dimettere l'intero consiglio di amministrazione (dove il Tesoro ha la maggioranza) e poi convocare l'assemblea degli azionisti per procedere all'elezione del nuovo Cda che a sua volta dovrebbe nominare il nuovo presidente. Insomma, una procedura estremamente complessa. «Difficile dunque credere che Renzi abbia mandato avanti Orfini per decapitare il vertice di Finmeccanica».



Dall'entourage stretto di De Gennaro trapela un'altra analisi: «La spiegazione dell'attacco è interna al Pd. Orfini si sta preparando allo scontro finale sull'Italicum e ha bisogno di coprirsi a sinistra, alzando la bandiera della Diaz». Vero? «Falso, io quelle cose già le ho dette quando fu nominato», replica Orfini.