L'indignazione, non solo quella «delle prime 48 ore», per i fatti di Mafia Capitale turba Matteo Renzi e lo spinge ad adottare la linea dura fin dal Consiglio dei ministri di domattina.
Quando - annuncia il premier in un video diffuso su Youtube - assieme al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, adotterà quattro «piccole grandi modifiche del codice penale» destinate a far capire che «in Italia il vento è cambiato e chi ruba, chi corrompe, sarà perseguito fino all'ultimo giorno, fino all'ultimo centesimo».
«Innalzeremo da quattro a sei anni la pena minima per la corruzione, perché - dice Renzi - non è pensabile che attraverso il patteggiamento uno se ne stia sempre fuori dalla galera.
IMPEGNO CON I CITTADINI
Nel video in cui annuncia il giro di vite contro i corrotti, il premier afferma che «il governo assume un impegno con i cittadini: fare di tutto perché finalmente in Italia chi ruba paghi fino all'ultimo centesimo. Non c'è solo - osserva - un problema di norme: c'è bisogno di una scommessa culturale, educativa. E molte cose le abbiamo già fatte. Siamo quelli - sottolinea infatti Renzi - che hanno commissariato il Mose, che hanno sbloccato l'Autorità anticorruzione con la nomina di Cantone, che hanno introdotto il reato di autoriciclaggio. E adesso siamo quelli che annunciano le pene, perché chi ha sbagliato paghi davvero».
Detto che «di fronte alla schifezza della corruzione a Roma, non possiamo che aspettare i processi. E le sentenze, che speriamo veloci», Renzi aggiunge che il governo «non può e non vuole mettere il naso in quello che fa la magistratura: saranno i giudici a capire se quello se quello che emerge dall'inchiesta di Roma è un reato mafioso o più banalmente - si fa per dire - un atto di corruzione». Poi la considerazione che sembra la naturale chiosa del suo discorso: «In Italia, su una popolazione carceraria di circa 50 mila persone, per corruzione con sentenza passata in giudicato sono 257. Troppo pochi. E' inaccettabile che quando uno ruba può patteggiare e trovare la carta ”uscire gratis di prigione“ come al Monopoli».
Plauso agli annunci del premier viene dal presidente dell'Autorità anticorruzione. A ”Otto e mezzo“, Raffaele Cantone approva l'allungamento della prescrizione, di cui - ricorda - «la riforma del 2005 ne aveva dimezzato i tempi, incidendo soprattutto sui reati contro la Pubblica amministrazione». Quanto alla vicenda romana, Cantone stabilisce un parallelo con il clima di Tangentopoli «che consentì a certe cose di emergere. Allora - conclude il magistrato - finì la Prima Repubblica, ora potrebbe esser finita la Seconda. Ci sono molti punti di contatto».