Renzi a Capalbio nella tana radical chic: «Lo ius soli per ora non si fa»

Renzi a Capalbio (Ansa)
di Mario Ajello
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Domenica 6 Agosto 2017, 10:45 - Ultimo aggiornamento: 7 Agosto, 08:22
dal nostro inviato
CAPALBIO -
 L'invasione dell'alieno. «Ma oltre a scrivere, sa pure leggere Renzi?», ironizzano davanti al giornalaio. C'è Renzi qui in piazzetta, anzi in agorà, o c'è Callicle? Tutti e due. Callicle era l'anti-intellettuale della Grecia classica, quello che polemizzava con i filosofi ateniesi a cui i progressisti capalbiesi si sono sempre fatti vanto di somigliare. È arrivato Renzi-Callicle nella polis maremmana, gremita di quei «professoroni» e «professionisti delle tartine» che hanno guidato e stravinto la battaglia referendaria contro Matteo, e viene accolto da una battuta maliziosa di un vecchio indigeno comunista: «Per lui, l'importante è evitare la gente di sinistra».

BACIO
L'altro giorno il leader Pd era sulle spiagge di Rimini ed è stato festeggiato da un pubblico misto, un po' filo leghista di lombardo-veneti in vacanza tra i quali si sentiva a suo agio, e ora qui è tra i radical chic che pensano di essere di sinistra ma in realtà non lo sono. Anche se in mattinata, all'Ultima spiaggia, dal suo lettino, Claudio Petruccioli ha assicurato: «Sarà un successone per Matteo in piazzetta, i radical chic ormai esistono solo sui giornali, e anche qui la gente normale si è rotta le scatole della solita sinistra». E se Renzi dice, come ha fatto a Rimini tra gli applausi, che «non si possono accogliere tutti i migranti?». «Lo baciano in bocca», assicura Petruccioli.

Renzi ha deciso di sfidare l'avversario, cioè il politicamente corretto, nella sua vera o presunta culla. E qui viene a mettere la pietra tombale sulla sua legge più simbolica, lo ius soli: «Abbiamo accettato la richiesta del governo ma vedendo le ultime settimane, sono ridotte le possibilità che passi in questa legislatura», annuncia in quella stessa Capalbio che giusto un anno fa finì sulle prime pagine per aver detto no, assai politicamente correttamente s'intende, all'arrivo di 50 profughi. Alla fine il pubblico va via dicendo: «Non è poi così male». E Matteo confida: «Ho cercato di provocare, non ci sono riuscito». Prima di andarsene a cena con un gruppo di renziani doc del luogo (ribattezzati «Maremma magica»), incluso il figlio di Napolitano, Giulio.

Certamente nella platea gremita di giornalisti, ambasciatori come Ferdinando Nelli Feroci, il console italiano a New York (Genualdi), Nicola Caracciolo, Chicco Testa, l'ex ministro montiano Moavero, la Cirinnà, il professore Guido Fabiani e altra bella gente, c'è chi fa il vago dicendo «sono presente con il corpo ma non con lo spirito»; chi finge di essere passato per caso («ah, c'è Renzi? E come mai?»); chi rimpiange il passato: «Si stava meglio l'altra sera, quando a CapalbioLibri è venuto Franceschini».

SUCCESSO
Eppure, Matteo ha avuto successo. E se lo gode tutto. Nonostante il contesto e le preventive ironie. Dovute al fatto che è incompatibile il dna del Bomba - soprannome del giovane toscanaccio, ragazzone che non ha letto Bobbio o Bovvio - con l'antropologia dei sapienti maremmani. E la distanza è la stessa che ci può essere tra il giubbotto renziano da Fonzie sfoggiato ad Amici e un saggio di Rodotà. Giuliano Amato è a due passi da qui, ma è rimasto ad Ansedonia. Alberto Asor Rosa è restato sdegnosamente nel suo casale ma ha lasciato per Renzi una domanda scritta, così formulata: «Davvero vuoi andare avanti da solo e incurante delle idee e dei contributi delle persone di sinistra?». Fabiano Fabiani non è il tipico lettore di Avanti e ha trascorso la serata compulsando altri libri. Però c'è la moglie di Enzo Siciliano. E Fassino? Spesso è da queste parti, e il suo renzianismo non hard avrebbe giovato alla serata.

Qui Renzi non può mettersi a giocare a calcetto in piazzetta, come ha fatto nelle spiagge romagnole. O deliziare il pubblico, come gli accade non di rado, imitando zio Silvio: «Mi conscenta...». E tutti a ridere, altrove. Ma qui Matteo cerca di trattenersi («capisco di aver fatto in passato un po' il piazzista stile Vanna Marchi e Mastrota») e di non dare l'impressione negativa che molti spererebbero. «Cercherò di mantenere l'aplomb», dice di sé, scherzando, appena arriva. Comunque prende gli applausi, soprattutto quando attacca i grillini: «Io non ho paura, ma gli italiani sono terrorizzati da loro». Gli chiedono di Franceschini, che gli ha consigliato la lettura di Cent'anni di solitudine: «Non ha bisogno dei miei consigli... Non cado nelle polemiche, girare in queste settimane come ho fatto, se questo è solitudine, viva la solitudine», risponde soave.

Ma ecco un anziano elegante, tutto vestito di lino. Ha in una mano l'ultimo saggio di Massimo Recalcati, psicologo renzianissimo. Bel libro? «Robetta». Nell'altra mano, stringe un bastone da passeggio. E dice, indicandolo: «Lo vede questo? L'ho portato per dare qualche colpetto a Renzi, così si rimette in riga». Se Renzi avesse un panama in testa, l'opera omnia di Marramao nella sacca, l'ombrellone già prenotato alla spiaggia di Chiarone e un po' di birignao, sarebbe più adatto al contesto o almeno all'idea un po' stereotipata che si ha di questo ambiente. Non c'è, e che peccato, uno dei suoi padri politici, Francesco Rutelli, il quale qui è sempre stato di casa.

Il paradosso, ma indicibile per Renzi, e che lui - per come è fatto - presumibilmente ha sempre condiviso pur non conoscendola una delle pagine più spiritose scritte da una delle dame capalbiesi, Giovanna Nuvoletti, nel suo libro di qualche anno fa, L'era del cinghiale rosso. Quella in cui si dice che purtroppo, nell'immaginario collettivo, il progressista di questa piccola Atene stava diventando «uno stronzo siderale».

Ma il sindaco, Luigi Bellumori, del Pd, dopo aver salutato Renzi, rassicura: «Ci hanno definito razzisti, perché non volevano l'arrivo improvviso e non concordato di 50 immigrati (gestiti dalle cooperative di Buzzi), ma non siamo così. Ora ce ne hanno assegnati 15 e siamo tutti contenti». Ma qualcuno spera che non arrivino mai. E quando Renzi ripete il suo slogan («Non possiamo accoglierli tutti») non è più considerato Callicle ma Socrate. Tanto più che, come dice lui, lo ius soli non si fa più.
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