Renzi: «Potevamo accorgercene prima, ma non si lascia solo per un avviso»

Renzi: «Potevamo accorgercene prima, ma non si lascia solo per un avviso»
di Mario Stanganelli
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Domenica 7 Giugno 2015, 06:31 - Ultimo aggiornamento: 8 Giugno, 08:03

ROMA - «Chi è stato condannato deve uscire definitivamente dalla politica». Lo dice Matteo Renzi nell'intervista dedicata alla malapolitica e all'inchiesta di Mafia Capitale che il premier ha dato a Genova a ”La Repubblica delle idee“. Interrogato sui casi De Luca e del sottosegretario Castiglione, il presidente del Consiglio fa, però, un distinguo importante, richiamandosi al principio costituzionale della presunzione di innocenza fino a condanna definitiva, e afferma: «Non chiederò mai le dimissioni per un avviso di garanzia.

Nel mio governo - aggiunge Renzi - ho cinque sottosegretari indagati, tre del Pd, e se ragioniamo sulla base degli avvisi di garanzia, avendo anch'io un padre indagato, i miei figli non dovrebbero vedere il nonno.

Io credo che un cittadino è innocente finché non viene provato il contrario. Questo per me è il discrimine tra giustizia e giustizialismo e non mi si troverà mai dalla parte di quelli per cui un avviso di garanzia significa richiesta di dimissioni».

IMBARAZZO

Affrontando poi l'imbarazzante sequenza di arresti succedutisi a Roma, il presidente del Consiglio ammette che «si poteva fare di più, che era possibile accorgersene prima», anche se - sottolinea - il Pd ora «sta agendo». Renzi, comunque, si dice «totalmente d'accordo» sulla gravità di una situazione che vede «la politica gregaria del malaffare. Non c'è ombra di dubbio, in questi anni la politica non ha toccato palla: quando andava bene hanno governato i tecnici, quando le cose andavano male si è permesso ai ladri di rubare». Alla luce di quanto emerge dalle inchieste sugli immigrati, il premier dice ancora: «Stiamo superando il livello di guardia nella scala dello squallore, mi vergogno a leggere alcune intercettazioni. Ma noi non faremo i finti tonti. In Italia una parte consistente dell'economia è in mano alla criminalità organizzata. La nostra deve essere una battaglia senza pietà, fatta giorno per giorno, porta a porta contro la corruzione. Bisogna che gli scandali vengano fuori e chi ha corrotto deve lasciare. Se sei stato condannato vai subito a casa». A Roma, afferma il premier-segretario, «abbiamo un problema grande come un elefante. E non accetteremo che la città della lupa diventi la città della ”mucca“ da mungere».

Appoggio risoluto alle parole di Renzi anche dall'alleato di governo e ministro dell'Interno, Angelino Alfano, che twitta: «Sostegno pieno alle inchieste contro marciume, ladri e ruberie su disperati. La Squadra Stato sa fare pulito su di sé. Fare presto».

Ma nell'onda montante dello scandalo di Roma è lo stesso premier a voler fare ancora un distinguo: «I politici non sono tutti uguali - qui la differenza tra giustizia e giustizialismo - Marino e Zingaretti sono completamente altro rispetto alla cricca. Bisogna riconoscere i colpevoli veri, per troppo tempo si è sparato nel mucchio e fatto di tutta l'erba un fascio. Anche Tangentopoli - nota Renzi - che pure è stata una grande operazione di pulizia in Italia, mi sembra aver dato certe volte l'impressione di puntare a un grande opera di moralizzazione pubblica più che all'arresto dei colpevoli».

E nella stessa chiave di ragionamento, l'assoluzione, o perlomeno la sospensione del giudizio in attesa degli sviluppi del caso, si estende anche al neo-governatore della Campania: «Vincenzo De Luca - afferma il premier - non ha nulla a che fare con la camorra contro la quale ha sempre combattuto. Va detto che come per il sindaco de Magistris, si tratta di abuso d'ufficio». Tuttavia, gravando sull'ex sindaco di Salerno le disposizioni della legge Severino con la sospensione dalla carica di governatore fino a sentenza di un giudice ordinario, Renzi annuncia che «non ci sarà alcun favoritismo» nei confronti di De Luca. La legge Severino non verrà modificata, perché «sarebbe un atto ad personam e il tempo delle leggi ad personam è finito. Il governo farà ciò che deve fare a norma di legge, senza favoritismi», dice il premier a proposito delle decisioni sulla decadenza che l'esecutivo dovrà prendere. Notando - ultima considerazione di Renzi sull'argomento - che sul caso «c'è una contraddizione di cui il Pd deve farsi carico».