Renzi ottiene l'addio: ora opere ben fatte e in tempi certi

Renzi ottiene l'addio: ora opere ben fatte e in tempi certi
di Alberto Gentili
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Martedì 14 Aprile 2015, 06:01 - Ultimo aggiornamento: 08:18
ROMA - Matteo Renzi non è rimasto certamente sorpreso dell'annuncio di Pietro Ciucci. Quell'addio il premier l'ha fortissimamente voluto e incassato giocando di sponda con Graziano Delrio, il suo braccio destro ora approdato al ministero delle Infrastrutture.



Il cambio all'Anas, un'azienda che vale ben più di un ministero ed è la principale stazione appaltante del Paese, chiude il cerchio. «Dopo il ricambio al dicastero con le dimissioni di Lupi e l'arrivo di Delrio», spiega uno stretto collaboratore di Renzi, «la discontinuità non poteva certo fermarsi a Porta Pia. Era inevitabile ed essenziale che riguardasse anche l'Anas, il suo braccio operativo». «Perché probabilmente Ciucci non avrà responsabilità penali, lo diranno le indagini in corso», dice un altro consigliere, «ma sicuramente potrebbe aver peccato nei controlli. Per fortuna Ciucci ha fiutato l'aria e ha deciso di uscire, diciamo, a testa alta. Apprezziamola sua decisione di farsi da parte...». Chiaro il messaggio: se l'inamovibile (fino a ieri) patron di Anas non avesse deciso di dimettersi, sarebbe stato dimissionato da Delrio.

IL PRESSING PER L'ADDIO

Non a caso il ministro ha fatto sapere di aver «molto apprezzato» l'annuncio del passo indietro. E Renzi, che si dice «arcistufo dei viadotti che crollano e degli intonaci che precipitano sulla testa degli studenti», ha festeggiato a modo suo: «Si cambia, si superano le opacità e la palude. D'ora in poi voglio avere appalti trasparenti e puliti e voglio opere pubbliche ben fatte e realizzate in tempi certi, senza aggravio dei costi per la collettività. Nel settore dei lavori pubblici inizia un'era nuova».



Per la verità la nuova era è cominciata da una settimana. Appena sbarcato a Porta Pia, Delrio ha saldato un rapporto privilegiato con Raffaele Cantone, il capo dell'Autorità anticorruzione, «per avere una collaborazione strettissima». E ha dettato, d'accordo con Renzi, la linea: «Da adesso in poi si faranno solo opere normali con costi normali e con i tempi giusti». Basta infatti «con le procedure straordinarie e d'emergenza», teorizza il neo-ministro, «bisogna tornare nella normalità: procedure europee, regole semplici sugli appalti. La corruzione, infatti, si annida nelle procedure d'emergenza, nei commissari, nelle varianti in corso d'opera che fanno lievitare i costi del 40%».



Una filosofia di cui c'è traccia nel Documento di economia e finanza appena sfornato dal governo. Dove sono scomparse la legge Obiettivo e tutte le norme volute da Silvio Berlusconi. E dove si parla di «opere pubbliche strategiche nazionali». Con un imperativo: realizzarle nei tempi tutte e 25 (erano 50). «Perché una cosa è certa», teorizza Renzi, «far partire davvero i cantieri significa far ripartire il Paese. Ma per combattere la corruzione ci vuole ricambio, trasparenza e bisogna disboscare le regole, semplificare il codice degli appalti, ridurre i regolamenti».



Va da sé che Renzi non poteva lasciare Ciucci al suo posto. E ieri mattina ha provveduto a “licenziarlo” con un'intervista di Erasmo De Angelis, coordinatore della struttura tecnica di missione per il dissesto idrogeologico, dopo l'ennesima frana che ha provocato la chiusura dell'autostrada Palermo-Catania: «L'Anas non può continuare a fare lo scaricabarile. Ciucci deve assumere la responsabilità». Così è stato.