Referendum, Renzi chiude: forzatura legarlo all'Italicum

Referendum, Renzi chiude: forzatura legarlo all'Italicum
di Marco Conti
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Lunedì 8 Agosto 2016, 15:25
«Ma sì, Di Battista è giovane. D'estate, lasciamogli fare un po' di sport!». Roberto Cociancich è il senatore al quale Matteo Renzi ha affidato i comitati per il sì al referendum costituzionale e ironizza sul tour motociclistico del pentastellato. Malgrado le promesse della vigilia, ad agosto nessun parlamentare Pd è stato scatenato sulle spiagge e nei luoghi di vacanza per fare propaganda in favore della riforma. Al Nazareno nutrono dubbi sulla voglia degli italiani di parlare di bicameralismo sotto l'ombrellone, anche se dalla vacanza c'è chi si preoccupa e chiede a Di Battista, come fa Alessia Morani, di riportare a casa gli scontrini del tour «pagato dagli italiani».

SCELTA
Quindi agosto in surplace per il fronte del sì in attesa del via libera della corte di Cassazione del referendum, che dovrebbe avvenire oggi. Dopo la pronuncia della Cassazione si dovranno attendere dieci giorni durante i quali sarà possibile presentare ricorso avverso. Magari da coloro, i Radicali, che hanno visto respinta la richiesta di spacchettamento del quesito. Il governo non potrà quindi affrontare la materia al consiglio dei ministri di giovedì ed è probabile che la discussione sulla scelta della data venga rimandata a settembre per essere assunta nei sessanta giorni previsti dalla legge e comunicata al Capo dello Stato. Calendario alla mano è probabile che si arrivi a novembre, visto che palazzo Chigi, nel momento in cui fissa la data, deve lasciare un margine che va dai 50 ai 70 giorni prima dell'apertura dei seggi.

A conti fatti le domeniche probabili sono tutte a novembre: il 6, 13, 20 e 27. La prima domenica è forse da escludere per il possibile ponte più o meno festivo. Il 27 permetterebbe al governo di avere un margine ampio per incassare l'approvazione della legge di stabilità almeno in un ramo del Parlamento. Mettere in sicurezza i conti dello Stato nel timore di dimissioni del governo a seguito della vittoria del no, fa dormire sonni un po' più tranquilli al Quirinale e permette a Renzi di avere le mani più libere nel chiedere le elezioni anticipate come intende fare da segretario del Pd.
 
L'argomento della data non è appassionante mentre il merito delle riforma, sostengono i sondaggisti, comincia ad interessare gli italiani anche se la campagna elettorale è destinata ad entrare nel vivo solo dopo che si conoscerà la data. Votare a novembre permette di conoscere anche le valutazioni della Corte Costituzionale sulla legge elettorale. Malgrado la minoranza del Pd prema per una modifica prima del referendum o per un impegno formale del governo a metterci mano, palazzo Chigi continua a tenersi a distanza dalla questione.

«O si cambia l'Italicum prima del voto o diremo no», sostiene Miguel Gotor senatore della sinistra del Pd. Districarsi tra le posizioni della sinistra Dem non è facile. Coloro che subordinano la revisione dell'Italicum al sì al referendum costituzionale si dividono tra coloro che vogliono una legge subito (Gotor e Speranza) e coloro che si accontentano di una promessa del premier (Cuperlo e Bersani)». Tutte e due gli schieramenti potrebbero alla fine sommarsi ai dieci senatori del Pd che, pur avendo quasi tutti votato più volte la riforma in aula, hanno annunciato un no comunque ritrovandosi sulle posizioni di Massimo D'Alema.

ACCORDO
«Legare riforma elettorale e legge elettorale è una forzatura - sostiene il vice segretario del Pd Lorenzo Guerini - dopodiché, se tra le forze politiche, e non solo nel Pd, si sviluppa una discussione che va in quella direzione, non ci siamo tirati indietro prima e non ci tiriamo indietro adesso». «Nessun problema a discutere ma occorre trovare un accordo ampio su una nuova legge», incalza il senatore Cociancich. Ampio significa per i renziani andare oltre la maggioranza e, visto che Forza Italia ha rimandato la questione al dopo referendum e il M5S si è tirato subito fuori da ogni trattativa, il problema sembra di difficile soluzione. Anche perchè Renzi non ha nessuna intenzione di intestarsi la modifica della legge elettorale che ritiene ottima. Tantomeno a seguito della prevalente e autolesionista argomentazione: perchè l'attuale fa vincere il M5S.
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