Referendum, cresce il fronte del no: dai Gesuiti agli imprenditori

Referendum, cresce il fronte del no: dai Gesuiti agli imprenditori
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Venerdì 6 Ottobre 2017, 10:56 - Ultimo aggiornamento: 14:54
Alleati spaccati, polemiche bipartisan e nella società civile: a poco più di due settimane dal voto il 
referendum sull'autonomia di Lombardia e Veneto, sull'onda dei fatti di Catalogna, entra nel vivo del dibattito politico e non solo, preannunciando un esito al momento tutt'altro che scontato. E' di oggi la notizia, riportata dal Corriere Veneto, degli imprenditori del Nordest in campo per il No, da da Luciano Benetton, a Boscaini, mister Amarone. Il fronte del Sì sembra anche dividere partiti e alleanze. È il caso del centrodestra che vede la Lega in trincea per il Sì, a cominciare dal governatore lombardo Roberto Maroni e gli alleati di Fdi fermi, invece, sul No. «Non mi sono chiare le finalità della consultazione», spiega la leader di Fdi Giorgia Meloni avvertendo: «l'unità nazionale non va messa in discussione».

Parole che rischiano di allargare le maglie del blocco di destra Lega-Fdi tanto che in Toscana il Carroccio arriva a mettere in dubbio l'alleanza con Fdi alla prossime amministrative. E non è un caso che l'ex ministro Ignazio La Russa intervenga per cercare di placare gli animi: «nessun problema con la Lega. Eravamo alleati con la Lega di Bossi...», precisa il deputato Fdi. Eppure il voto del 22 ottobre crea alleanze e «ammiccamenti» inediti. Come quello tra Lega e Udc, che con il presidente Antonio De Poli sarà in tour in Veneto per spiegare le ragioni del Sì. O come quelli tra la Lega stessa, il M5S e il Pd, tutti e tre a favore del Sì ma con «diversa intensità» e con i Dem che, a dispetto dell'impegno di Giorgio Gori, non sembrano voler scaldare la campagna. Chi rischia di spaccarsi è invece Ap. «Il referendum sulla Lombardia e sul Veneto indetto da Maroni e da Zaia è una farsa», è la stoccata lanciata in mattinata da Fabrizio Cicchitto al quale risponde a muso duro il coordinatore centrista in Lombardia, Alessandro Colucci: «noi siamo per il Sì al fianco di Maroni, no ad equivoci».

Un no netto arriva invece da Massimo D'Alema che, a Venezia, bolla la consultazione come «dispendiosa e inutile». E non a favore del Sì appare la posizione della Chiesa. I Gesuiti, ad esempio, nella rivista Aggiornamenti Sociali, sottolineano l'indeterminatezza del quesito e, di fatto, la sua inutilità. «Quali risultati possiamo attenderci dai referendum consultivi? Quale autonomia ne risulterebbe per la Lombardia e il Veneto? Purtroppo la lettura dei quesiti referendari non fornisce molte indicazioni«, osserva la rivista. Ad approfondire gli effetti del quesito è il Servizio Studi del Senato che ricorda come il referendum non sia vincolante, non sia previsto dall'art.116 della Carta e sia a discrezione delle Regioni. Certo, si tratta di un voto che non viola la Costituzione (che prevede ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia) ma una vittoria del Sì farebbe solo da apripista ad un lungo iter che prevede l'intesa governo-Regioni e un ddl, da approvare a maggioranza assoluta, che la recepisca. Limitato anche lo spettro di materie sui quali aumenta l'autonomia. Ma tra queste ne figura una centrale: il trattenimento - attraverso il taglio del residuo fiscale - da parte della Regione di una quota maggiore di risorse. 
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