Reddito, Salvini apre e gioca la carta Regionali. I grillini: premier a noi

Reddito, Salvini apre e gioca la carta Regionali. I grillini: premier a noi
di Stefania Piras
3 Minuti di Lettura
Sabato 31 Marzo 2018, 08:16
Giochi di specchi e di sponde. Messaggi in bottiglia e segnali di fumo, tipici di chi si annusa e ancora non ha deciso. Il M5S e la Lega sono ancora in una fase preliminare del dialogo che da settimane dicono di voler intavolare. È che sono entrambi concentrati sulle elezioni regionali in Molise e in Friuli Venezia Giulia (22 e 29 aprile), dopo le quali soprattutto Matteo Salvini è convinto di poter andare a un nuovo giro di consultazioni al Quirinale con una golden share consolidata.

LE POSIZIONI
«Tra qualche giorno si vota nelle regioni: una bella vittoria del centrodestra lancerebbe un bel segnale al Quirinale...», dice il leader leghista. In Friuli corre il suo fedelissimo Massimiliano Fedriga che del dialogo gialloverde fa volentieri a meno per ovvi motivi: «Il reddito di cittadinanza? Andrebbe agli stranieri», ha detto parlando la lingua sicuritaria e nordista che parlava Salvini prima del 4 marzo.
Ma la proposta grillina è stata inoculata ormai nel Carroccio. Basta vedere come giocano amorevolmente a scacchi i due commercialisti degli schieramenti: Giancarlo Giorgetti e Stefano Buffagni. Ma anche lo stesso Salvini ha concesso una linea di credito, al netto delle bizze dell'altro ieri (il retweet di Anzaldi che squalificava la ricetta M5S): «Se è un investimento temporaneo per chi ha perso il lavoro ed è in attesa di trovarne uno nuovo ne possiamo parlare». E lo dice solo perché il M5S lo ha rassicurato sulla sua flat tax su cui Toninelli non ha nulla da eccepire, salvo rilievi della Consulta.

Salvini ha rilanciato alla grande i suoi temi: giù le tasse, via la legge Fornero, controllo delle frontiere ed espulsione clandestini.

L'INTERVENTO
E anche Davide Casaleggio si è fatto portavoce di uno spirito liberale e nordista. Lo ha fatto con un intervento su facebook in cui risponde a un docente della Bocconi che boccia l'idea dello stato innovatore e investitore del M5S. Casaleggio parla di «aspetti da gestire per lo sviluppo di un ecosistema del finanziamento in Italia come l'educazione tecnico-scientifica, le regole del mercato del lavoro, il funzionamento della giustizia, la semplificazione fiscale e burocratica e la certezza del diritto».

Ma dice di più, dice che bisogna «sistematizzare gli investimenti pubblici già attivi, spesso tramite finanziarie regionali, e potenziare il meccanismo di fondi in modo che non sia lo Stato a decidere la bontà delle iniziative, bensì funga da acceleratore del mercato». Una visione che mette al centro le imprese come motore di lavoro e sviluppo al punto da auspicare che «le aziende italiane riescano «a espandersi acquisendo quelle estere e non il contrario».
Intanto Salvini e Di Maio rivendicano tutti e due la premiership. Ne parleranno nel loro incontro a due dove verrà preso in considerazione anche il nodo, problematico per M5S di Silvio Berlusconi. Ma al contrario di Salvini i Cinquestelle di una cosa sono certissimi: «Luigi Di Maio è l'unico candidato premier del MoVimento 5 Stelle con cui intendiamo andare al governo e cambiare il Paese dando finalmente agli italiani le risposte che attendono da trent'anni».
© RIPRODUZIONE RISERVATA