Caso Raggi, Nogarin: «Io resi subito noto l'avviso di garanzia, la trasparenza un dovere verso la città»

Nogarin
di Stefania Piras
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Lunedì 12 Settembre 2016, 09:06 - Ultimo aggiornamento: 13 Settembre, 09:34
Filippo Nogarin, 46 anni, sindaco di Livorno dal 2014. Quanto è difficile essere grillini al governo?
«È difficile come lo è per tutti. Solo che noi dopo torniamo a essere semplici cittadini».

E poi avreste anche delle regole ferree da rispettare, come per le candidature.
«Regole ferree è un atteggiamento: sappiamo di dover dare un impulso a un cambiamento culturale per rappresentare oggettivamente una reale alternativa».

A proposito, dovrebbero cambiare le regole sugli indagati?
«Non ci sono regole sugli indagati. C'è un atteggiamento che porta le persone a sentirsi al massimo fuori luogo se ci dovesse essere un rinvio a giudizio o se si dovesse essere implicati su questioni che non permetterebbero, non dovrebbero permettere, di essere rappresentativi della collettività».

Lei è indagato per concorso in bancarotta fraudolenta.
«Sì ho ricevuto l'avviso ma la bancarotta non c'è: l'azienda non è nemmeno fallita. E non c'è fraudolenza. Quindi cosa vuol dire, che di fronte a questa situazione dovrei sentirmi inadeguato? No».

Ha fatto bene la sindaca Raggi a difendere l'assessore Muraro?
«Non parlo di Roma».

Ma voi a Livorno come avete gestito l'avviso di garanzia?
«In totale trasparenza. Mi è arrivato l'avviso, due minuti dopo che lo avevo ricevuto, nemmeno mia moglie aveva avuto modo di vedere il feticcio della carta con la scritta della Procura, che io lo avevo già divulgato. Ho detto: signori, questa è la situazione. Poi il gruppo di consiglieri si è riunito, anche gli assessori, e abbiamo deciso di andare avanti. D'altronde io non è che mi sia intascato dei soldi o sia andato a cercare favori per qualcuno Ho cercato di salvare una partecipata ereditata con 42 milioni di euro di debito e ho assunto 33 precari».

A Livorno il M5S è come se avesse cominciato a mettere in conto la possibilità di essere indagati.
«Sì, ma ricordo che essere indagati vuol dire semplicemente che un magistrato ha iniziato un'indagine. Credo che sia un elemento che un amministratore deve mettere in conto».

È dunque sbagliato chiedere automaticamente le dimissioni con l'avviso di garanzia?
«Dipende dalle situazioni. Credo sia opportuno valutare sempre».

Bisogna leggere le carte come è stato ripetuto in questi giorni?
«Il sindaco senza aspettare i tempi della giustizia deve essere rappresentativo di una città. Certo se ti indagano per mafia».

Insomma, dopo i vostri avvisi di garanzia siete diventati più cauti.
«Governare, prendere delle decisioni comporta un minimo di rischio se vuoi compiere azioni, fare. È che nel ciclo amministrativo ci possono essere brutte sorprese, come è successo a me».

Ci vorrebbe una scuola per la formazione politica degli amministratori?
«No, presuppone che per fare gli amministratori bisogna essere professionisti del settore. Allora a cosa servono i dirigenti o tutti i passaggi burocratici degli uffici».

È giusto chiedere scusa ai cittadini quando c'è un'indagine?
«È giusto essere trasparenti. È giusto mettersi davanti allo specchio, che poi è la città, e dire: signori, questo è quello che accade e io non ho alcun timore a dimostrare come stanno le cose».
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