Rachida Dati: «Berlusconi potrà fare campagna elettorale, scelgono i cittadini e non i magistrati»

Rachida Dati
di Maria Latella
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Lunedì 14 Aprile 2014, 10:01
Rachida Dati appena stata rieletta sindaco del settimo arrondissement, il quartiere che include grandi borghesi e le vie dello shopping sofisticato, a partire da quella rue de Grenelle su cui si affaccia l’edificio comunale. Tailleur pantalone blu, immancabile dolcevita dello stesso colore, madame la maire è stanca ma pronta a ripartire per la campagna elettorale delle europee, galvanizzata da quella vague bleu che ha riportato al successo la destra francese e il suo partito, l’Ump, proprio mentre appariva smarrito, diviso e senza un vero capo. Fino a due settimane fa, la sorte della destra francese somigliava a quella della destra italiana: privata del capo carismatico, Nicolas Sarkozy, divisa tra i fedeli di Francois Fillon e i seguaci del segretario Copé, l’Ump appariva smarrita e sbiadita, con i consensi rosicchiati dal Front National di Marine Le Pen.



Invece, a sorpresa, ha vinto in molte e importanti città, condividendo il successo col Front National e relegando i socialisti di Hollande al terzo posto. Gli ultimi sondaggi prevedono che il vero duello, il 25 maggio, sarà tra l’Ump e il Front National, cosi come in Italia si prevede sia tra il Pd e il Movimento 5 Stelle. Seduta alla sua scrivania, costellata da pesciolini di carta, prodotto artistico della figlia Zohra, Rachida Dati parla col “Messaggero” di Europa e di Berlusconi, e spiega perché, a sorpresa, la destra francese ha vinto.



«Ci è riuscita grazie ai suoi eletti sul territorio e grazie al dinamismo dei militanti che si sono mobilitati mentre l’elettorato della sinistra non è nemmeno andato a votare. La sconfitta della gauche è stata violenta, ma è il nostro elettorato che ha vinto, non i dirigenti dell’Ump. Il partito è ancora da ricostruire».



Che cosa ha spinto i vostri elettori ad andare a votare?

«Per due anni si sono sentiti attaccati nei valori in cui credono, a cominciare da quelli che riguardano la famiglia. Per non parlare dell’inquietudine legata all’esplosione della disoccupazione e della delinquenza».



Lei dice che l’Ump è ancora da ricostruire. Molti pensavano a Nicolas Sarkozy, ma può tornare sulla scena nonostante le inchieste giudiziarie?

«Certo che può. In politica sono gli elettori che scelgono, non i giudici. A meno che intervenga una condanna. Per me è choccante vedere arrivare ai giornali notizie su inchieste giudiziarie ancora in corso. Se fossi ancora ministro della Giustizia chiederei subito un’indagine su queste fughe di notizie. Rivelazioni del genere sono un segnale grave per le libertà individuali e per la democrazia».



Lei dice: è la gente, non i giudici che debbono scegliere la politica, a meno di una condanna. Berlusconi è stato condannato. Può fare campagna elettorale?

«Non ha il diritto di candidarsi, ma a parte questo, può fare quel che vuole. La giustizia gli proibisce di essere candidato, non di poter parlare».



E se in futuro la leadership di Forza Italia passasse a una delle figlie, Marina o Barbara Berlusconi?

«Non credo all’ereditarietà last minute. In Francia c’è chi definisce Marine Le Pen un’ereditiera. Sbagliano. È in politica da decenni. La politica non è un bene materiale, qualcosa che puoi trasferire. La politica è avere una visione. Il nome non basta. Quanto sta succedendo alla destra italiana, cosi come quanto è accaduto a noi in Francia, conferma la necessità di preparare la successione per tempo. Guardi cos’è accaduto all’Ump dopo l'uscita di scena di Sarkozy».



La crisi della destra italiana, e la mancanza di un’opposizione, è un problema anche per l'Europa?

«È un problema per l’Italia. E poi, certo, anche per l’Europa. Se un Paese ha un’opposizione fragile, rischia di perdere influenza e grandeur. Ma penso che la destra italiana sarà capace di ricostruirsi, di trovare un leader forte».



A Parigi si sono scontrate Nathalie Kosciusko-Morizet per l’Ump e Anne Hidalgo per il Ps. Nonostante la vague bleu ha vinto la socialista. Se avessero candidato lei le cose sarebbero andate diversamente?

«E'un peccato aver perso a Parigi. Avremmo dovuto fare una campagna più aggressiva, riaffermare i nostri valori di destra, avere una visione più forte di quel che serve a Parigi».

Tra poco Renzi sarà a Parigi e molti vedono punti in comune tra lui e il nuovo primo ministro Manuel Valls.

«Renzi fa molti annunci ma cerca anche di agire. Valls, invece, fa degli annunci per progetti che diverranno realtà nel 2020, nel 2050, il secolo venturo. La politica non è annunciare orizzonti incerti, la politica è agire rapidamente e produrre risultati. Valls comunica sulla sua persona, non sulle sue convinzioni, né sui risultati. Quando era ministro dell’Interno Sarkozy ha riorganizzato la polizia, ha avuto risultati sull’immigrazione clandestina. Valls l’ha favorita con la regolarizzazione di massa dei sans papier. Ha collezionato errori e come succede sempre con la sinistra, l'hanno subito promosso primo ministro».
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