Il Colle a Berlusconi: «No alla grazia
toni fuori misura, non esca dalla legalità»

Napolitano e Berlusconi
di Paolo Cacace
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Lunedì 25 Novembre 2013, 10:41 - Ultimo aggiornamento: 16:18

Non poteva tacere e non ha taciuto. Di fronte ad un Berlusconi che lo strattonava e quasi pretendeva pubblicamente la grazia senza chiederla, Giorgio Napolitano non poteva fare finta di nulla. E così dopo ventiquattro ore di riflessione ha dato il via libera ad una nota dell’ufficio stampa del Colle che risponde in modo perentorio alle affermazioni del Cavaliere, chiudendo una volta per tutte il capitolo di una eventuale grazia dopo la condanna definitiva per la frode fiscale dei diritti Tv Mediaset.

Un altolà duro e irritato. «Non solo non si sono create via via le condizioni per un eventuale intervento del capo dello Stato sulla base della Costituzione, delle leggi e dei precedenti», spiega la nota e soggiunge con esplicito riferimento alle accuse lanciate sabato scorso da Berlusconi durante la convention dei giovani di Forza Italia: «Ma si sono ora manifestati giudizi e proposti di estrema gravità, privi di ogni misura nei contenuti e nei toni».

PAROLE COME PIETRE

Quindi la nota ricorda che «su tutti i problemi relativi alla sentenza definitiva di condanna pronunciata dalla Corte di Cassazione nei confronti del sen.

Berlusconi, il capo dello Stato si è sempre espresso e comportato in coerenza con la sua ampia dichiarazione pubblica del 13 agosto scorso». Invece il Cavaliere ha scelto la via della sfida. E Napolitano glielo contesta esplicitamente: «Nulla è risultato più lontano del discorso tenuto sabato dal sen. Berlusconi dalle indicazioni e dagli intenti che nella dichiarazione del 13 agosto erano stati formulati». La nota del Colle si conclude con un appello alla legalità che suona come un monito. Napolitano lancia «un pacato appello a non dar luogo a comportamenti di protesta che fuoriescano dai limiti del rispetto delle istituzioni e di una normale, doverosa, legalità». Parole pesanti come pietre quelle del Quirinale che segnano probabilmente un punto di non ritorno nei rapporti (già gelidi) con Berlusconi. D’altra parte, finché le pressioni sul Colle per la concessione di una grazia «motu proprio» (esclusa da Napolitano nella famosa dichiarazione del 13 agosto scorso) avvenivano in modo obliquo, il Quirinale poteva evitare una replica diretta, ma quando il Cavaliere in persona è sceso in campo con i toni ultimativi di sabato in cui rinnovava gli attacchi veementi contro i magistrati e definiva la sua decadenza da senatore come un «golpe», come poteva tacere il principale bersaglio del Colle?

E’ evidente che i «giudizi fuori misura, di estrema gravità» richiamati nella nota quirinalizia sono proprio quelli relativi alla denuncia di un golpe mentre «i propositi» riguardano le preannunciate azioni di protesta di piazza, legittime purché restino nella legalità. Quanto al capitolo grazia, esso era chiuso da tempo. Il presupposto per una disponibilità del Colle stava nella condotta di Berlusconi che se ci avesse davvero puntato avrebbe dovuto avere un comportamento opposto. Ma l’impressione è che lo scontro sia politico. Berlusconi voleva sfidare Napolitano nell’ambito di quella strategia di rottura che sembra prevalere in Forza Italia. Ma se tale strategia prevedeva un atteggiamento timido da parte del Colle, alcuni calcoli devono essere subito rivisti. Per ora però da Forza Italia si insiste. Ieri Sandro Bondi, Renato Brunetta e Maurizio Gasparri, sia pure con toni diversi, hanno ribadito il loro sbigottimento sottolineando che a loro giudizio Napolitano si assume gravi responsabilità.

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