Putiniani d'Italia: nuova linea con lo Zar, adesso via le sanzioni

Putiniani d'Italia: nuova linea con lo Zar, adesso via le sanzioni
di Mario Ajello
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Lunedì 19 Marzo 2018, 08:04 - Ultimo aggiornamento: 08:05
Putiniani d'Italia? In festa! «Mi auguravo la vittoria del presidente russo - è l'esultanza di Salvini - ed eccola qui. Tutto come previsto. Putin è uno dei migliori uomini politici della nostra epoca, è una speranza per tutti noi». Putin l'amico di Berlusconi (la foto dei due col colbacco è ormai un'icona quanto quella di Zio Vladimir che tira la pallina a Dudù nel corridoio di Palazzo Graziosi), Putin ammirato da Di Maio e dai 5 stelle, il Putin modello di democrazia decidente agli occhi di Salvini.

Se c'è uno che insomma mette d'accordo tutti - eccetto quelli di sinistra, disperati nella morsa Trump-Putin - gli spicchi rissosi della politica italiana è il quattro volte presidente russo. Se fosse lui il candidato a Palazzo Chigi, e non al Cremlino, grillini e berlusconiani, che non si possono vedere, avrebbero già firmato l'accordo di governo, e lo stesso vale per leghisti e azzurri disuniti in tutto tranne che per l'ammirazione verso l'ex agente del Kgb diventato statista. Dunque, se andrà al governo Salvini o se ci andrà Di Maio, la politica italiana verso la Russia sarà di estrema conciliazione e di scarse sanzioni. «Di Maio ha già chiamato Putin?», si ironizzava sui social appena la vittoria di Vlad cominciava a materializzarsi secondo tutti i pronostici. E di certo, in cerca di un appoggio esterno per fare il governo, sia Salvini sia Di Maio da Putin lo avrebbero al volo.

LE POSIZIONI
Per il Pd, che semmai e non tutto tifa Macron ma anche Merkel, quella russa non è proprio una democrazia ma una democratura: un misto tra democrazia e dittatura. Per i putiniani d'Italia, viceversa, è una risposta alla crisi della democrazia. «Lui fa le cose e ha un sistema istituzionale che gli permette di farle»: questo il giudizio di Berlusconi che subito, prima degli altri, e facilitato dal fatto che ha un rapporto personale di antica amicizia con Vlad, ha telefonato al collega russo dicendogli: «Sei imbattibile». E non tediandolo con le infinite difficoltà italiane.

Per Salvini, che posta la sua foto con Putin in ogni occasione, egli è l'incarnazione della forza dell'identità nazionale e del prima i russi che è la traduzione in cirillico del suo prima gli italiani. Giorgia Meloni apprezza a sua volta il sovranismo putiniano e ieri a metà pomeriggio ha esultato su Facebook: «La volontà del popolo russo in queste elezioni appare inequivocabile». Quanto a Di Maio, assicura: «Non sono invaghito di Putin. Dico soltanto che, con le sanzioni alla Russia, l'Italia ha perso 5 miliardi di business per le piccole e medie imprese. Quindi vanno tolte». Ma competition is competition e Di Maio non può vantare la vitalità del selfie che Salvini si è scattato sulla Piazza Rossa con addosso una t-shirt raffigurante il volto di Putin quando stava nel servizio di spionaggio sovietico. Non solo. Gli incontri tra la Lega e Russia Unita, in questi anni sono stati continui. Ma anche Manlio Di Stefano, uno dei colonnelli di Di Maio, mantiene rapporti stabili con il partito di Putin. E sembra archeologia quello show di Grillo in cui Beppe invitava a comprare il libro di Anna Politkovskaja, la celebre giornalista oppositrice dello zar e uccisa. Naturalmente, sono fioccate le accuse a M5S e alla Lega di aver preso rubli per finanziare la loro campagna elettorale, ma si tratta probabilmente di fandonie.

Ma chi dice Putin dice soprattutto Berlusconi. Leggi «lo spirito di Pratica di mare» o «io sulla Crimea ho evitato la terza guerra mondiale grazie ai mieli rapporti con Vlad». E tuttavia, con Putin uno che ci parla spesso è Romano Prodi e non ha paura di rivolgergli anche critiche. Che, da uno come il Professore, stimato in tutto il mondo Cina compresa, il presidente russo accetta.

 
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