Intervista a Emiliano: «Sabato a Roma lancio la mia corrente se Matteo è cambiato io sono con lui»

Intervista a Emiliano: «Sabato a Roma lancio la mia corrente se Matteo è cambiato io sono con lui»
di Mario Ajello
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Mercoledì 3 Maggio 2017, 08:10
ROMA Emiliano, vuole la riconta dei voti anche lei?
«Io avuto talmente tanti problemi con le regole di questo congresso, che a questo punto non mi cambia più niente. La mia mozione ha avuto dieci milioni di base elettorale in meno: non abbiamo potuto gareggiare come gli altri in Lombardia, in Liguria, in Friuli. Quanto al Sud, la nostra affermazione, pur avendo fatto una campagna a largo raggio e non soltanto meridionalistica, è stata straordinaria. 15 punti sopra la nostra media nazionale».

Ma i dati ufficiali li accetta?
«E che cosa devo fare? Io sono nelle mani della macchina organizzativa del Pd. Mi affido a quella e mi fido di quella. Il risultato è acquisito e basta. Ora pensiamo a fare la nostra la corrente».
Gli italiani non sono stanchi, e disinteressatissimi, nei confronti delle correnti e correntine dei partiti?
«Non credo che lo siano. Anche perché i partiti sono fatti di correnti, per fortuna, e non possono essere monolitici. Questo vale anzitutto per il Pd. Sabato a Roma lanciano il nostro Fronte democratico e sarà un grande arricchimento politico per tutti».

Non è l'ora di finirla con i partiti litigiosi?
«Se si litiga sui contenuti, evviva il litigio. Io non faccio mai questioni personali. Ho fatto baruffa con D'Alema, con Bersani, con Renzi. Ma sempre sul piano dei valori e delle cose da fare. Per me, sono importanti le battaglie sui gasdotti, sull'ambiente, sul lavoro, sulla scuola. E non faccio la corrente per piazzare i miei. Non ho un esercito al seguito, e va bene così: solo 12 parlamentari e 200.000 voti venuti fuori dal nulla. Non devo collocare nessuno, a parte le mie idee. Mentre Orlando ha fatto aderire alla sua mozione troppe persone e ora ha il problema di dare loro uno spazio».

Potrebbe andare a finire così: Renzi rabbonirà Emiliano dandogli il ruolo di responsabile per il Mezzogiorno e poi magari di ministro.
«Io sono il presidente della Regione Puglia e questo vale più di altre cose. Il ministro non lo farò mai. Non c'è paragone tra quanto conta un governatore regionale rispetto a un titolare di dicastero. Io, soprattutto, sono stato eletto dal popolo e mi piace fare politica in mezzo al popolo. Non miro ad essere nominato per qualche poltrona, per poi essere condizionato da quella nomina».

Non farà che tormentare Renzi in tutti i modi?
«Dal punto di vista personale, con Matteo ci siamo simpatici a vicenda. E quindi nessuno deve credere che tra noi potrà esserci una contesa di genere caratteriale o di potere. Non è quello il punto».

E qual è?
«Se Renzi ha imparato la lezione politica che avuto prima, durante e dopo il referendum, non è detto affatto che io lo tormenterò. Se Matteo cambierà registro sui temi da affrontare, se correggerà la sua politica sul contrasto alla povertà, sulla riforma della scuola, sul campo ambientale ed energetico, sul rapporto con i gruppi economici potenti da cui dovrà essere più equidistante, io sarò un militante leale al suo fianco».

Vedremo dunque, a dispetto della vulgata, un Emiliano mezzo renziano e non un ossesso che martella ogni giorno sul leader?
«Se Renzi mostra, come certe sue parole fanno pensare, di non restare affezionato al format usato in questi anni, io non avrò pregiudizi e sono pronto a stare dalla sua parte. Ma non per lealtà personale. Per lealtà al Pd e al programma del mio partito. Anche Martina mi sembra orientato a cambiare il registro del renzismo. E Matteo è stato chiaro: adesso abbiamo un foglio bianco, che dobbiamo riempire tutti insieme. Io sono prontissimo».

Non vedremo due galli che si azzuffano?
«Si tratta di uscire dalla logica dell'uomo solo al comando che di giorno in giorno stabilisce che cosa fare. Se lui rinuncia davvero a questa impostazione, non ci saranno problemi».