Caso banche, il premier non arretra e vuole la scossa per avere più crescita
 

Caso banche, il premier non arretra e vuole la scossa per avere più crescita  
di Marco Conti
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Lunedì 21 Dicembre 2015, 08:15 - Ultimo aggiornamento: 15:57

«Non è bombardando le banche che si esce da questa situazione». Il timore che il problema di un migliaio di risparmiatori si trasformi in un rischio di sistema fa tirare il freno a mano a Matteo Renzi che in tv va per sventolare «i lingotti» contenuti nella legge di stabilità e difendere Bankitalia «e le altre istituzioni che meritano rispetto». La parola Consob non esce dalla bocca del presidente del Consiglio perchè la ruggine resta, ma a palazzo Chigi si avverte l’esigenza di gettare un po’ d’acqua sul fuoco; senza però spegnere l’incendio e far finta che si possa andare avanti come si è fatto sinora.

PORTAFOGLIO
Nella riunione di venerdì del Consiglio europeo, Renzi ha compreso che i tedeschi non molleranno sulla garanzia europea dei depositi. Temono paesi, come l’Italia ma non solo, che hanno un sistema bancario appesantito da titoli di Stato. Garantire i correntisti di banche che hanno in portafoglio titoli sovrani, significa per Berlino mettere in buona sostanza in comune il debito pubblico e questo il contribuente tedesco lo rifiuta. Senza alleggerire le banche dalla massa di debito pubblico e crediti inesigibili sarà però difficile spingere la crescita ed è per questo che il premier vuole far da solo cercando di rendere quanto più efficiente il sistema riformando le banche cooperative dopo aver messo mano alle popolari. D’altra parte la linea che Renzi persegue, a modo suo («più banche per il Paese meno banche di paese») altro non è che quella espressa nel marzo scorso dal governatore della Bce Mario Draghi nel corso di un’audizione alla Camera: «L’Italia fino a qualche tempo fa aveva 750 banche: 750 banche sono 750 consigli d’amministrazione e ogni consiglio d’amministrazione avrà un minimo di 5 membri». «Ogni consiglio d’amministrazione costa una certa cifra: tutto questo sistema è molto costoso e questi costi vengono pagati dai clienti delle banche».

Accorpare e rendere più efficiente il sistema, per Renzi è fondamentale per evitare contrazioni nei crediti da parte di istituti appesantiti da prestiti difficili da recuperare. Lo stallo nella nascita di una bad-bank italiana - con tanto di recriminazioni da parte di Renzi per ciò che non fecero i governi Monti e Letta - impone al governo di dare al sistema bancario una ”sonora sveglia” affinché realizzino concentrazioni tali da rendere possibile la creazione di strumenti interni in grado di ridurre le sofferenze. Nello scontro in atto con la Commissione, Renzi mette anche il rigore con la quale sinora la commissaria Vestager ha valutato le proposte italiane, ma il tempo è ormai poco mentre gli obiettivi di crescita del governo per il 2016 sono molto ambiziosi. Obiettivi che necessitano di un sistema bancario efficiente in grado di erogare prestiti all’economia reale.

DISASTRI
In buona sostanza banche ed istituti di credito devono trovare al proprio interno, o fondendosi con altri, le modalità per risolvere o comunque ridimensionare il problema delle sofferenze. Attribuire all’Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone il compito di gestire gli arbitrati sui risparmiatori da risarcire per le perdite patite dalle quattro banche ”fallite”, è servito al premier per indicare ai risparmiatori che le responsabilità di Bankitalia e Consob. Due autorità che si sono da subito impegnate in un surreale scaricabarile mettendo in buona sostanza ancor più in evidenza le falle che ci sono nel sistema e l’esigenza di una riforma che il governo intende avviare appena saranno noti i risultati della commissione parlamentare. Una riforma che, secondo le intenzioni, servirà ad evitare il ripetersi dei recenti disastri mettendo ordine tra i compiti di vigilanza (Bankitalia) e di tutela della trasparenza (Consob).
 

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