Pontida, Bossi: «È segnale che devo andarmene». E attacca: «Salvini è un raccontaballe»

Pontida, Bossi: «È segnale che devo andarmene». E attacca: «Salvini è un raccontaballe»
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Domenica 17 Settembre 2017, 14:54 - Ultimo aggiornamento: 19:34
Anche se la Lega Nord non è più sua, non c'era mai stata una Pontida senza Umberto Bossi. E quando il fondatore non ha potuto esserci, in quel 2004 in cui un malore lo costrinse per mesi in ospedale, il raduno non s'è fatto. Quest'anno Bossi, però, per la prima volta, non è salito sul palco che inventò ventisette anni fa: il suo nome non ha trovato posto nella scaletta «d'emergenza» decisa dal segretario Matteo Salvini dopo il blocco dei conti correnti del partito.

«Arrabbiato? Abbastanza. È un segnale che devo andarmene via...», ha risposto l'ex leader scendendo dall'auto che lo ha accompagnato nel solito ristorante sui monti dietro Pontida, dopo la fine del raduno leghista. Da solo, con l'autista e un paio di vecchi militanti che da sempre lo seguono nei momenti importanti, è apparso frastornato da una giornata che non si aspettava. Venerdì, in Brianza, Bossi aveva festeggiato il ventunesimo anniversario della 'dichiarazione d'indipendenza della Padanià: «Per me è una condizione dell'anima», aveva detto. A Pontida, oggi, è invece dovuto restare dietro al palco dominato dal blu (e non più dal 'suò verde) dello slogan scelto dall'attuale segretario federale: ' Salvini premier'. Si sapeva da ieri che l'intervento del vecchio Capo non era previsto, nonostante lo fosse quello di un esponente di Forza Italia, il governatore ligure Giovanni Toti, che ha parlato di autonomia con quelli di Lombardia e Veneto, Roberto Maroni e Luca Zaia. «Qua ci siamo tutti, ma nei momenti eccezionali parla uno solo», ha ribadito ai giornalisti Matteo Salvini, che dal palco si è limitato a ringraziare quelli che lo hanno preceduto. Senza fare nomi.

Salvini è convinto che in questo momento serva compattezza (lo scorso anno Bossi attaccò duramente dal palco di Pontida la sua svolta nazionale) e anche che la presenza di Bossi avrebbe potuto essere un rischio, dopo la condanna per truffa ai danni dello Stato, a cui ha fatto seguito il sequestro dei conti. « Salvini - ha sostenuto Bossi in maniera brusca a fine giornata -.
Mi ha detto che non voleva farmi fischiare. Ma racconta balle, non mi aspetto niente da uno che tradisce il Nord». Si vedrà se si è trattato, come in passato, di uno sfogo senza conseguenze pratiche. Dal prato di Pontida, va detto, non si sono levati cori a invocare l'intervento di Bossi. Ma per Bossi si è speso Maroni, il compagno di battaglia della primissima ora, che il 22 ottobre celebrerà un referendum per l'autonomia che riassume proprio la loro storia politica: «Mi spiace - ha detto -, perché Pontida è Bossi. E per me Bossi a Pontida ha sempre diritto di parola».
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