Casini passa al Centrodestra, i Poli si riorganizzano. Alfano esulta: «Bene il leader dell'Udc»

Casini passa al Centrodestra, i Poli si riorganizzano. Alfano esulta: «Bene il leader dell'Udc»
di Carlo Fusi
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Domenica 2 Febbraio 2014, 14:01 - Ultimo aggiornamento: 16:57
ROMA - Nonostante i primi passi positivi in aula alla Camera, l’iter parlamentare della riforma elettorale ancora lungo e, presumibilmente, accidentato.

Tuttavia alcuni importanti effetti li sta già determinando. Il più significativo di tutti riguarda il ridisegno della geografia politica e il nuovo assetto degli schieramenti che si confronteranno nelle urne. Ecco, appunto: novità vera o riverniciatura? Perché c’è già chi, strizzando l’occhio, dice che alla fine si ritornerà al 1994, all’inizio della Seconda Repubblica: Berlusconi da un parte; la sinistra - stavolta impersonificata da Renzi - dall’altra. La Lega e magari Casini (che annuncia in un’intervista a Repubblica «torno nel centrodestra») alleati con il primo; la sinistra radicale di Sel e affini assiepata sul fronte opposto. Insomma ancora una volta prevale l’eterno gattopardismo italico.



I TRE POLI

Ma davvero è così? Non esattamente. Intanto perché adesso i poli non sono più due ma tre: difficile infatti pensare che il Movimento5Stelle di Beppe Grillo sia una semplice meteora destinata a scomparire dopo un’effimera giravolta nell’orizzonte politico. E poi c’è, appunto, la novità più grossa: la nuova legge elettorale. Che in maniera inequivoca spinge al bipolarismo secondo peraltro rivendicazione esplicita degli stessi contraenti. In principio, infatti, fu l’accordo Renzi-Berlusconi che se da un lato ha dato sostanza e identità al nuovo leader del Pd, dall’altro ha rimesso in pista con tutti gli onori l’ormai ex - anche se non per tutti - Caimano. Dentro quell’accordo, fatto per prosciugare fino ad annullarlo lo spazio di manovra dei partiti più piccoli, c’è la novità sostanziale del secondo turno seppur temperato dall’introduzione di una soglia (l’ultima versione pone l’asticella al 37 per cento) . Insomma la spinta ad aggregarsi c’è tutta. Mentre per le suggestioni centriste è una sorta di De profundis. «Il Terzo polo l’ha fatto Grillo», taglia corto Pier Ferdinando Casini. I’Italicum - sostiene il costituzionalista Augusto Barbera - è decisamente bipolarizzante seppur non bipartizzante. Se l’accordo Renzi-Berlusconi avesse sposato il modello spagnolo avremmo ottenuto una forte spinta a favore dei due maggiori partiti. Qui, invece, e sempre se le cose non cambiano, la spinta è verso coalizioni forti. Il meccanismo delle soglie, alte per i partiti che si presentano da soli, serve a costringere i principali dei partiti minori a presentarsi in alleanza con quelli più grandi. Difficile dire però - aggiunge - se queste coalizioni saranno davvero in grado di governare. A questo problema non può rimediare una legge elettorale». «Per quello che può indicare la legge elettorale - puntualizza Stefano Ceccanti, anche lui costituzionalista - è chiaro che nell’Italicum c’è una spinta a formare coalizioni bipolari. Tuttavia la legge elettorale non basta a ridurre o azzerare i piccoli partiti. Se si vuole raggiungere questo obiettivo dando maggiore capacità di governo allo schieramento vincente occorrerebbe allargare l’accordo Renzi-Berlusconi con altri due elementi. Il primo: un regolamento parlamentare che impedisca la nascita di gruppi sotto insegne che non sono state votate dagli elettori, lasciando ovviamente impregiudicata la possibilità per il singolo deputato di cambiare schieramento o gruppo scegliendo fra quelli presenti sulla scheda. Il secondo: una corsia preferenziale automatica per i decreti, in modo che la presidenza della Camera non possa interferire sull’attività di governo».



NOVITA’ NEL CENTRODESTRA

Il punto però è: coalizioni ok, ma di che tipo? Vediamo. A sinistra è evidente che la leadership è saldamente in mano a Matteo Renzi, propugnatore della veltroniana vocazione maggioritaria, che negli auspici migliori dovrebbe portare il Pd a prevalere con un bottino che gli consenta di guadagnare da solo il premio di maggioranza. In seconda istanza, c’è sempre la possibilità di una intesa con Vendola insidiosa per Sel perché se non supera il 4,5 farà solo il portatore d’acqua. Molto più interessante la situazione nel centrodestra. Il patto siglato con Renzi rende Berlusconi king maker delle alleanze. Anche se fino ad un certo punto. Per questo, ad esempio, Casini punta ad amalgamare un’area che sia la riproposizione in salsa tricolore del Partito popolare europeo. Anche Angelino Alfano (lui e i suoi esultano per il ritorno di Casini) e il Nuovo centrodestra perseguono il medesimo obiettivo: «Siamo alternativi al Pd ma anche a Forza Italia», taglia corto il ministro Lupi. Ma, appunto, c’è la variabile Silvio. Che vuole continuare a fare il mazziere ben sapendo però che non può candidarsi. A chi la leadership del centrodestra? E’ l’interrogativo politico più corposo dei prossimi mesi.
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