Pizzarotti indagato per abuso d'ufficio Gelo M5S: vada via se ha fatto errori

Pizzarotti indagato per abuso d'ufficio Gelo M5S: vada via se ha fatto errori
di Stefania Piras
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Venerdì 13 Maggio 2016, 08:25 - Ultimo aggiornamento: 15:20

Il primo sindaco Cinque Stelle e il primo pure a sporcarsi le mani con un avviso di garanzia per abuso d'ufficio. Ecco cosa intendeva qualche giorno fa Federico Pizzarotti quando in difesa di Nogarin diceva che chi amministra fa, e quindi può sbagliare. Mentre nella stessa intervista dava lezioni di real politik ai colleghi parlamentari M5S che guardano il mondo dai banchi dell'opposizione, Pizzarotti da tre mesi custodiva in segreto la notizia dell'avviso di garanzia per abuso d'ufficio legato alle nomine dei vertici del Teatro Regio. Insieme a lui sono indagati anche l'assessore alla cultura, la torinese Laura Ferraris, e i componenti del cda.

LA RICOGNIZIONE
La magistratura sta indagando sull' “avviso per la ricognizione esplorativa” per l'incarico di direttore generale. Al bando hanno partecipato una trentina di aspiranti direttori. Era stata istituita una commissione giudicatrice che aveva selezionato sette profili interessanti. Tra questi non c'erano il curriculum della futura numero uno del Regio, Anna Maria Meo, ex direttrice del Teatro Del Carretto di Lucca, e nemmeno quello di Barbara Minghetti, alla guida del Teatro Sociale di Como e presidente dell'Associazione lirica concertistica italiana, che è poi diventata consulente del Regio di Parma. Pizzarotti, quindi, ha preferito una nomina politica bypassando l'avviso pubblico emanato in precedenza. «Non c'è scritto da nessuna parte che dovevamo seguire il bando», sibilano i fedelissimi del sindaco. E allora perché è stato emanato? È quello che si chiede anche il magistrato titolare dell'indagine che ascolterà Pizzarotti a fine maggio.

Il sindaco si dice tranquillo, parla di «atto dovuto». Anzi contrattacca. Ce l'ha con il senatore Pd Giorgio Pagliari, docente di diritto amministrativo, che quando ha visto che il bando era stato messo da parte ha fatto denuncia in Procura. L'autodifesa sui social network è stata un passaggio necessario per Pizzarotti, visto che nessuno nel M5S si è speso per lui. Beppe Grillo non gli ha telefonato come ha fatto con Nogarin. Anzi, ieri circolavano malumori per l'avviso di garanzia che ora il direttorio vuole visionare e che è stato nascosto per tutto questo tempo. Un affronto che per l'ala più ortodossa diventa motivo sufficiente a chiedere la testa di Pizzarotti scampato per ora all'espulsione. Solo rimandata per i vertici grillini che ora sono obbligati, dopo il caso Livorno, a stringere nell'abbraccio garantista anche Parma.

Ma i rapporti rimangono gelidi. Luigi Di Maio non si è fatto sentire ma si è messo in contatto con il primo cittadino attraverso un suo collaboratore. In pubblico, Roberto Fico si limita a usare la formula di rito già collaudata: «Come sempre, se dovesse emergere una condotta contraria alla legge e ai principi del Movimento 5 Stelle chiederemo un passo indietro».

La direttiva del non nominare più Pizzarotti, che a suo tempo era stata emanata da Casaleggio senior, è rispettata. Fredda anche la reazione della candidata sindaca romana Virginia Raggi che avverte: «Gli avvisi di garanzia non devono essere utilizzati come manganelli». «Ha preso un avviso di garanzia oggi il sindaco di Parma. Non parlo di Pizzarotti o Nogarin per strumentalizzare, ma per dire che un avviso di garanzia non è una sentenza di condanna». Ecco la frase distensiva che arriva a sorpresa non dai sodali grillini, ma dal premier Matteo Renzi.