Piano Sud appeso ai fondi Ue, il governo pressa le Regioni

Piano Sud appeso ai fondi Ue, il governo pressa le Regioni
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Martedì 9 Settembre 2014, 00:18 - Ultimo aggiornamento: 11:57
Matteo Renzi lo ripete da quando ha messo piede a palazzo Chigi: Senza sviluppo del Sud in Italia non c’ vera crescita. Per questo il Mezzogiorno il banco di prova pi ambizioso e pi difficile per il mio governo». Così, dopo aver disertato il convegno di Cernobbio per vistare una fabbrica di rubinetti a Brescia «dove la gente si spacca la schiena», il premier sabato non mancherà all’appuntamento di sabato a Bari per l’inaugurazione della Fiera del Levante. «Il segno che con il Sud e per il Sud facciamo sul serio».



Ma visto che i soldi in cassa sono pochi e quei pochi sono stati inseriti nel decreto Sblocca-Italia (ancora in fase di limatura dopo ben 10 giorni dal varo), la partita che ha intenzione di giocare Renzi in autunno è proiettata principalmente sul fronte europeo. Sia cercando di ottenere da Bruxelles la possibilità di non conteggiare nel deficit il cofinanziamento ai fondi strutturali pari a 61 miliardi (20 arretrati per il periodo 2007-2013, 41 per il 2014-2020), sia puntando a mettere le mani su una fetta importante del piano da 300 miliardi annunciato dal nuovo presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker. «Stiamo aspettando», spiega il viceministro dell’Economia, Enrico Morando, «che Juncker passi dalla parole ai fatti. Quando lo farà, noi ci faremo trovare pronti presentando pochi ma grandi progetti rivolti soprattutto allo sviluppo del Sud. Progetti che realizzeremo in tempi rapidi».



IL PIANO PER LE CITTÀ

Un altro tassello verrà inserito nella legge di stabilità, salvo sorprese legate alle coperture. Si tratta del “Piano città” cui lavora il viceministro alle Infrastrutture Riccardo Nencini: 500 milioni a favore di Napoli, Palermo, Bari, Reggio Calabria e di altri capoluoghi del Mezzogiorno, rivolti alla riqualificazione delle periferie (con interventi di recupero edilizio e urbano) e allo sviluppo del digitale.



Ma visto che in gioco ci sono sempre i 61 miliardi di fondi strutturali, la vera scommessa di Renzi è trovare il modo di spenderli fino all’ultimo euro. «Saremo un Paese serio», ripete, «solo quando ci riusciremo. Per farlo è importante la tempistica e che i progetti non si perdano per strada a causa delle lentezze burocratiche». Per questo all’articolo 11 dello “Sblocca-Italia” ha fatto inserire una norma, passata ai più inosservata, che introduce «il potere sostitutivo del governo in materia di fondi strutturali».

Così, una volta pubblicato il decreto, palazzo Chigi potrà bypassare le Regioni «al fine di assicurare adempimenti amministrativi preliminari all'esecuzione dell'opera ed ultimare, entro il termine previsto dagli atti di pianificazione, la fase di approvazione delle opere finanziate, anche in parte, con fondi europei di competenza regionale». Il premier potrà anche esercitare «tutti i poteri ispettivi e di monitoraggio necessari» per prevenire «eventuali inadempimenti delle Regioni sul tempestivo utilizzo dei Fondi europei loro assegnati». Per la verità qualche risultato si vede già, come garantisce il sottosegretario Graziano Delrio: «A metà agosto siamo arrivati a spendere il 58% dei fondi, tre mesi fa la percentuale era del 50%». Un 8% in più che fa ben sperare, anche se la nuova Agenzia per la coesione guidata da Maria Ludovica Agrò non è ancora operativa. E ormai il ritardo è di tre mesi.



Che il Sud «sia la priorità», Renzi l’ha detto e ripetuto nel suo «viaggio nel Mezzogiorno» del 14 agosto quando, in un solo giorno, visitò Napoli, Palermo, Gela, Termini Imerese, Reggio Calabria e una fabbrica di elicotteri a Ponticelli. Viaggio che ripeterà il 7 novembre «per verificare cosa è stato fatto». Nel frattempo il governo ha accelerato di tre anni l’avvio della costruzione della linea ad alta velocità Napoli-Bari (costo complessivo 7 miliardi) e la ferrovia Catania Messina. E ha stanziato fondi per il completamento della linea 1 della metropolitana di Napoli (90 milioni), per l’aeroporto “Costa Amalfi” nel salernitano (40 milioni), per l’ammodernamento tra Rogliano e Altilia della Salerno-Reggio Calabria e per il nuovo porto di Napoli (60 milioni), più la città della scienza di Bagnoli (69 milioni). Oltre a dare nuovo impulso alla ricerca di «giacimenti di idrocarburi» in Basilicata e in Sicilia. «E se Legambiente è contraria poco importa, sarebbe allucinante rinunciare al petrolio e a migliaia di posti di lavoro», avverte Renzi.



L’altro impegno del governo è quella di attrarre investimenti esteri, a partire dall’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese. E di rilanciare, «dopo un ventennio di chiacchiere», il patrimonio culturale per attrarre turisti e soldi freschi grazie all’Art-bonus, il decreto del ministro Dario Franceschini. Dentro ci sono, tra l’altro, il piano per il rilancio di Pompei e detrazioni al 65% per chi investe in cultura.