Sanchez, il bello della sinistra europea: «Mi ispiro al vostro leader»

Sanchez, il bello della sinistra europea: «Mi ispiro al vostro leader»
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Lunedì 8 Settembre 2014, 08:10
dal nostro inviato

Renato Pezzini

BOLOGNA - Se fosse un concorso di bellezza maschile Pedro Sanchez sarebbe il vincitore incontrastato.

Non riesce a fare due passi, in mezzo agli stand della Festa dell’Unità, senza essere fermato: «Scusi, sono una consigliera provinciale del Pd...». Una consigliera che non cerca suggerimenti o direttive politiche. Vuole solo una foto con lui, bellezza mediterranea da copertina, almeno a giudicare dalla ressa di ragazzine, donne e nonne che lo scortano chiedendogli autografi e selfie mentre a fatica cerca una via di fuga che lo conduca al palco in tempo utile.

Fortuna che Sanchez non è scaramantico, perché Renzi lo presenta così: «Pedro sarà il prossimo primo ministro della Spagna». Può darsi. Per ora è l’ospite straniero più ammirato a Bologna, più che altro per questioni di avvenenza. Ha 42 anni, è consigliere al comune di Madrid, astro nascende del Psoe, il partito socialista iberico che naviga in acque non troppo tranquille. Lo chiamano il Renzi di Spagna. Lui dice cose molto di sinistra: «Fermiamo la destra prima che venga cancellata l’Europa di tutti». E comunque, l’idea di seguire le orme di Matteo non gli dispiace affatto.



Cosa condivide con il premier italiano?

«Lui viene dalla politica locale, ha fatto il sindaco e il presidente della provincia. Io sono un consigliere di opposizione nell’assemblea cittadina di Madrid. Fare politica a livello locale ti aiuta molto a rimanere in contatto con le persone, con i cittadini, i loro problemi. E a capire quali sono le vere priorità a cui la politica deve rispondere. Ammiro quello che ha fatto Renzi, e penso che i partiti della sinistra europea possano prenderlo come punto di riferimento».



Conosce il signifciato della parola rottamazione?

«No, non l’ho mai sentita prima».



E’ la parola che Renzi a usato per dire che la vecchia dirigenza del partito democratico andava sostituita.

«Noi usiamo un’altra parola: ricambio. Ma l’idea di fondo è la stessa. Anche in Spagna è necessario che siano persone nuove a guidare la sinistra, non per accusare quelli che sono venuti prima di noi, ma perché sono cambiate le esigenze e le priorità della politica».



La sinistra che voi volete archiviare non lo ha capito?

«Quello che voglio dire è che, sull’esempio di quello che ha fatto e sta facendo Renzi, bisogna cominciare ad essere più pronti su quelli che sono i problemi concreti, sui fatti che davvero interessano la vita delle persone. C’è bisogno di fare un nuovo patto fra la politica e i cittadini e affrontare insieme questo periodo di crisi. Matteo ha dimostrato di saper parlare la stessa lingua dei cittadini, deve essere d’ispirazione per tutti noi».



Questa nuova sinistra che andate formando insieme dice di voler cambiare le regola dell’Europa.

«Se continuano a perseguire la politica dell’austerità non potremo mai affrontare i veri problemi della cittadinanza. Ci chiedono di fare più sforzi, ma la gente di sforzi ne fa da tutta la vita. Lo ripeto: ci vuole un nuovo patto per favorire lo sviluppo e soprattutto per combattere la disoccupazione, che è la vera urgenza da superare. E i partiti di sinistra, specie sono uniti fra loro, possono essere in grado di farlo».
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