Dal Pci al Pd, a sinistra una storia di scissioni

Dal Pci al Pd, a sinistra una storia di scissioni
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Lunedì 20 Febbraio 2017, 10:34 - Ultimo aggiornamento: 10:36
La più famosa è quella di Livorno del 1921 che ha battezzato la nascita del Partito comunista d'Italia: la «dannazione» che tormenta la sinistra italiana si chiama «scissione». Da quasi un secolo e con le dovute proporzioni la sinistra sembra interrogarsi ancora attorno alle nuove versioni dell'antica dicotomia tra riformismi e massimalismi che attanaglia l'area progressista italiana. E se fu dalla scissione della mozione di sinistra al 17esimo congresso del Partito socialista italiano che nacque il Pci, fu sempre da una costola del Psi che nacquero anche i socialdemocratici (allora il partito si chiamava Psli); quando a palazzo Barberini andò in onda, era il 1947, il j'accuse di Giuseppe Saragat contro Pietro Nenni reo di essere troppo «filocomunista».

Un altro strappo clamoroso nella storia della Repubblica cui fece seguito, l'anno dopo, anche una 
scissione nel sindacato. Dalla Cgil, fino ad allora composta da tre formazioni principali, comunista, socialista e cattolica, dopo lo sciopero generale che seguì l'attentato a Palmiro Togliatti, uscirono prima i cattolici poi i repubblicani e i socialdemocratici.

- DAL PSI AL PSIUP. Un'altra scissione porta nel 1964 alla nascita del Psiup, il Partito socialista italiano di unità proletaria, voluto dalla sinistra del Psi. Partito che a sua volta nel 1972 si auto-sciolse decidendo di confluire nel Pci. Tranne un'ala: quella guidata da Vittorio Foa, che costituì il Pdup, Partito Democratico di Unità Proletaria, che poi a sua volta si fonderà con il gruppo del Manifesto. Con la scissione social-democratica, che rappresenta la seconda divisione tra socialisti e socialdemocratici dopo il fallimento dell'operazione che aveva portato al Partito Socialista Unificato (Psu), nacque il Psdi. Era il 1969.

- RIMINI 1991. Durante il XX congresso del Pci si concluse definitivamente l'esperienza incominciata nel 1921 a Livorno e si aprì la nuova avventura della sinistra italiana. Nacque il Pds, con Achille Occhetto che aveva iniziato l'operazione di rinascita al congresso della Bolognina. La svolta fu contestata da Cossutta, Salvato, Libertini, Serri e Garavini che fondarono così il Movimento per la Rifondazione Comunista, che poi diverrà il Partito della Rifondazione Comunista. Nel 1995, in occasione della fiducia al governo tecnico guidato da Dini i gruppi parlamentari di Rifondazione si spaccarono ancora: in 14 deputati votarono la fiducia e diedero vita a una nuova formazione, quella dei Comunisti Unitari.

Tra riunificazioni e scissioni si arriva all'11 ottobre 1998, quando in concomitanza con la crisi del governo Prodi, Rifondazione comunista (che appoggiava il governo) si spaccò in due: l'ala vicina al segretario Fausto Bertinotti e quella più governativa legata al presidente Armando Cossutta. E sempre nel 1998 la sinistra italiana perse una «p»: l'obiettivo, dopo decenni di scissioni, era l'inclusione. Ma passato un decennio circa di nuovo si cambia. L'occasione è data dalle elezioni europee. E tutto, ancora una volta, prese vita da una scissione. A farne le spese fu ancora una volta Rifondazione comunista. A Chianciano nel 2009 nacque Sel. L'ultimo atto, almeno fino ad ora, di questa epopea viene da Firenze nel 2007 quando nasce il Partito Democratico.
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