La minoranza Pd a Roma per la “controleopolda”: «Non vogliamo un partito che sbaglia e che poi va in giro con il petto gonfio»

La minoranza Pd a Roma per la “controleopolda”: «Non vogliamo un partito che sbaglia e che poi va in giro con il petto gonfio»
di Claudio Marincola
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Sabato 12 Dicembre 2015, 12:07 - Ultimo aggiornamento: 13 Dicembre, 14:48
«Il Pd è qui». Quando entra Bersani la foto di gruppo è già stata scattata ma la platea del teatro vittoria, cuore della Roma testaccina, si scalda lo stesso. In prima fila i leader della minoranza Dem, ma anche il vice segretario del partito Lorenzo Guerini. Ieri alla Leopolda. Oggi alla controleopolda. Per assurdo alla vecchia stazione fiorentina le bandiere sono state interdette, qui invece abbondano. «L'importante è che ci siano le nostre idee», liquida la questione Guerini.

Il primo a rompere il ghiaccio è il segretario della sezione parigina Massimiliano Picciani, dopo che alle sue spalle un filmato ha mostrato le immagini della strage del Bataclan. Sergio Lo Giudice, Gianni Cuperlo, Walter Tocci, Alfredo Reichilin si spellano le mani. «Non ci interessa misurare le distanze tra le nostre parole e quelle del premier. Il partito è il nostro partito e non esiste nessun'altra alternativa», ripete fino allo sfinimento l'ex capogruppo Speranza, «ma c'è il rischio di uno scollamento profondo con il nostro mondo. Non ci sta bene una certa idea del Pd che va in giro col petto gonfio e ha fatto vari errori. Primo fra tutti la legge elettorale». Si alle primarie ma da usare con intelligenza come antidoto al partito della nazione.

Non solo Dem. All'invito hanno risposto anche esponenti di Sel come Massimiliano Smeriglio, presidente della Regione Lazio, e l'ex ministro degli Esteri, la radicale Emma Bonino. I punti critici restano gli stessi e Speranza li elenca: l'abolizione della tassa sulla prima casa, considerata una manovra iniqua che premia i "ricchi", la timidezza sui diritti civili, la proposta Cirinnà che va approvata «subito». E poi l'accusa in chiave interna, di aver trasformato il partito in una sommatoria di potentati elettorali e aver spalancato le porte girevoli del trasformismo. No, infine, alla coincidenza segretario premier che «finora non ha funzionato».
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