Il Pd si interroga: M5S costola della sinistra o movimento di destra?

Il Pd si interroga: M5S costola della sinistra o movimento di destra?
di Marco Conti
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Mercoledì 22 Giugno 2016, 19:30 - Ultimo aggiornamento: 19:45
Ci risiamo. Dopo tre anni il Pd torna ad interrogarsi sul rapporto con il M5S che domenica scorsa ha conquistato la guida dei comuni di Roma e Torino. A rilanciare la necessità di un confronto-sfida è Pier Luigi Bersani che pur nel 2013 ricevette dai Cinquestelle sonori “no” alla sua ipotesi di governo. Bersani sostiene che fosse stato per lui li avrebbe sfidati sul «terreno del riformismo». «Tre o quattro lenzuolate, mi metto dalla parte del cittadino e poi voglio vedere», racconta l’ex segretario del Pd.

«Andiamoci piano, studiamo bene comune per comune i flussi elettorali prima di delineare strategie», sostiene Francesco Saverio Garofani, presidente Pd della commissione Difesa della Camera. «Da quello che per ora si comprende - aggiunge - penso che la nostra risposta debba andare proprio in direzione opposta perché il M5S è un movimento antisistema sostanzialmente di destra».

In sostanza nel Pd c’è chi avverte il rischio di ripetere l’errore del ‘95, quando Massimo D’Alema sostenne che la Lega era una «costola della sinistra», salvo poi scoprire che per vent’anni Umberto Bossi è stato il più fedele alleato di Silvio Berlusconi e di tutto il centrodestra. Anche se privi di lunga storia politica non sono certo le cravatte di Luigi Di Maio a bastare per definirlo “uomo di destra”. Tantomeno aver avuto un padre, come ha ricordato sul Giornale Giancarlo Perna, «acceso uomo di destra, dirigente prima del Msi, poi di An».

«Sarà un caso, ma tutta la filiera dei leader di punta del M5S, da Di Battista, alla Raggi sino alla Appendino, hanno una estrazione di destra e offrono di sè un’immagine rassicurante», incalza Garofani. «Io di sinistra? Ma va mio padre era missino e fascista», ha raccontato Alessandro Di Battista su Libero a Franco Bechis. Della Raggi si è a lungo parlato del suo praticantato nello studio di Cesare Previti, ma i voti sono come i soldi, non hanno odore e il M5S, come ha dimostrato a Torino la Appendino, li raccoglie tra i “No Tav” ma anche nella sabauda Confindustria piemontese.

Quanto sia possibile per il M5S tenere assieme “no-Tav” e pro-Tav, tassisti e sostenitori di Uber, dipendenti dell’Atac e utenti esasperati, è tutto da vedere, ma per ora nel Pd ci si limita a sottolineare «i tanti no», come li definisce Walter Verini (Pd), che i Cinquestelle hanno dato a leggi sui diritti civili: dalle unioni civili al “dopo di noi”.
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