Pd, Bersani a Renzi: «Non minaccio la scissione ma non garantisco nulla»

Pd, Bersani a Renzi: «Non minaccio la scissione ma non garantisco nulla»
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Martedì 31 Gennaio 2017, 20:18 - Ultimo aggiornamento: 22:01
L'incubo della scissione agita il Pd. Per la prima volta Pier Luigi Bersani non la esclude: «Non minaccio e non garantisco nulla», dice l'ex segretario alla Camera a chi lo interpella su una possibile scissione dal Pd. A Matteo Renzi, spiega Bersani, «porrò delle questioni politiche e sentirò la risposta». Poi puntualizza: «C'è un piccolo oggetto che si chiama Italia e io solleverò delle questioni su questo oggetto qui. Poi ascolterò la risposta e mi regolerò».

In questi giorni le tensioni interne al Pd sono sempre più forti con Massimo D'Alema che ieri è tornato a evocare la
scissione, minacciando una sua lista alle politiche. Bersani, ora uno dei leader della minoranza Dem, non si sbilancia. L'ex segretario ai suoi conferma tutte le perplessità verso la linea renziana improntata sulla corsa al voto, e stavolta non esclude nulla, neanche una possibile rottura.

Fino ad ora i bersaniani hanno sempre garantito di fare ogni battaglia all'interno del Pd, ora il loro leader sembra tenersi aperte tutte le strade. Bersani chiede di restituire la parola al Parlamento e allontanare le elezioni: ora bisogna fare prima una buona legge elettorale. Quanto al premier Paolo Gentiloni, per l'ex segretario del Pd il governo deve pensare a governare, perché la situazione è difficile, ci sono tanti problemi da risolvere, dal terremoto all'emergenza lavoro, alle banche. Bersani insiste poi con il Congresso: bisogna avviare il percorso congressuale, va ripetendo come un mantra in queste ore.

«Capisco che gli addetti ai lavori si emozionino più per le leggi elettorali o le ricandidature. Ma oggi il destino dell'Italia passa soprattutto da chi in silenzio-sta provando a cambiarla», ha scritto oggi Renzi in un post dedicato a Pompei. «Pompei faceva notizia per i crolli, adesso fa notizia per i cantieri e per le mostre. Non è solo un luogo meraviglioso, ma è un simbolo delle potenzialità identitarie, turistiche e culturali del Mezzogiorno. Può sembrare paradossale ma Pompei è un luogo del futuro, non solo del passato. E chi dice che queste sono questioni tecniche, su cui la politica non deve scendere, dico che al contrario dovremmo occuparci un po' meno di risse interne tra partiti e un pò più di identità e cultura. Perché i risultati di questi mesi dimostrano che la frase "Con la cultura non si mangia" è una delle frasi più sbagliate che un leader politico possa anche solo pensare», afferma. 


 
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