Pd, assemblea tra le polemiche: rinviate le decisioni su segretario e congresso

Pd, assemblea al via senza accordo: dem divisi
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Sabato 19 Maggio 2018, 12:06 - Ultimo aggiornamento: 18:44

Ancor prima che l'Assemblea nazionale del Pd all'Ergife si apra, l'intesa all'interno del partito manca. Due i fronti contrapposti. L'area renziana per punterebbe all'indizione del congresso subito con Matteo Orfini, presidente dell'assemblea, che, da Statuto dem, guiderebbe la fase congressuale. Il 'correntone' antirenziano che invece ha raccolto firme per un ordine del giorno da presentare in assemblea per eleggere oggi segretario Maurizio Martina fino al congresso da tenersi nei prossimi mesi.
 


Con un voto a maggioranza però l'assemblea Pd ha poi deciso di cambiare l'ordine del giorno e non discutere oggi sulla guida del partito e il congresso, ma rinviare a una successiva riunione. Sono stati 397 i voti a favore, 221 i contrari e sei gli astenuti. Contro la proposta si sono levate proteste dalla platea, che in precedenza aveva fischiato. «Capiamoci, anche basta», ha detto Orfini a chi lo interrompeva. L'assemblea si è poi aperta con la relazione di Martina che però non ha mancato di suscitare malumori tra i renziani, indecisi fino all'ultimo se votarla o meno. La relazione alla fine passa con 294 voti a favori e 8 astenuti.

«Faremo un Congresso anticipato. Chiedo di poter lavorare insieme a tutti voi per portare in maniera unitaria, forte, al congresso, senza la fatica dei detti e non detti che hanno generato ambiguità - ha detto Martina -. Non ho l'arroganza di fare questo lavoro da solo. So che nella transizione questo mestiere si fa così. Ma se tocca a me, anche se per poche settimane, tocca a me. Ve lo chiedo con la massima sincerità. Tocca a me con tutti voi».

«Il congresso può essere la grande occasione per noi, così le primarie, guai se vi rinunciassimo. Ma credo che non ci basta una domenica ai gazebo, abbiamo bisogno di un congresso profondo, costituente. Ma profondità e apertura si tengono. E si può fare anche superando tante diversità che ci attraversano, e lo si fa nella consapevolezza che non si debba essere autoreferenziali».

«Occorre ricordare le ragioni fondative del Pd - ha proseguito -. Non credo che il Pd debba essere superato, che si debba andare oltre o indietro. Chiedo in un nuovo centrosinistra alternativo a Lega e M5s e alternativo a Fi. Una delle ragioni di questi problemi politici che l'Italia vive oggi è nelle responsabilità di FI ad assecondare quei populismi».

«Quando dico collegialità - ha detto ancora Martina - so benissimo che costa fatica. Ma so che questo è il lavoro da fare. Se tocca a me questo lavoro lo faccio assieme a tutti, e introduco anche novità nei gruppi dirigenti. Non per rivincite, ma nella consapevolezza che in una situazione difficile così di deve fare. Se avete voglia questo lavoro lo facciamo insieme».


«La sconfitta è stata netta e ha coinvolto tutti - ha detto Martina -. Abbiamo perso male. Non è vero che gli elettori non ci hanno capito, siamo noi che non abbiamo capito loro, abbiamo sbagliato noi. Penso che ci sia mancato il contatto col bisogno. Abbiamo pensato che la crescita portasse più uguaglianza e invece no. La forbice delle diseguaglianze è aumentata, il lavoro è cambiato: è aumentato in quantità ma non in qualità».

«Abbiamo grandi sfide davanti a noi, pensiamo al tema della democrazia paritaria, e noi abbiamo anche fatto scelte sbagliate come le pluricandidature. Questa è una discussione che ha a che vedere con ciò che siamo. Dobbiamo fare un salto di qualità su questo». «È Ineludibile - ha aggiunto - un patto con le giovani generazioni, ai giovani dobbiamo chiedere un salto in avanti, devono essere protagonisti delle nostre iniziative, del nostro profilo».

«Commetteremmo un errore se reagissimo alla vittoria di M5s e Lega con soli anatemi, ma desta meraviglia che parte dell'establishment ha accarezzato queste forze e ora si scandalizza, e desta stupore che chi ha contrastato la riforma costituzionale ora taccia». «Possiamo avere tante differenza tra noi, ma quanta differenza tra Letta, Renzi e Gentiloni e la squadra di M5s e Lega che vediamo oggi».

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