Consulta, nuova fumata nera, è stallo. Non passano Violante e Caramazza. ​Si cerca nuovo ticket

Consulta, nuova fumata nera, è stallo. Non passano Violante e Caramazza. ​Si cerca nuovo ticket
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Giovedì 2 Ottobre 2014, 09:31 - Ultimo aggiornamento: 3 Ottobre, 13:25
Chi non riesce a leggere il voto di oggi anche come il risultato della profonda frattura che si aperta dentro il mio partito non ha capito nulla di quello che è successo...». È questo lo sfogo a caldo di un parlamentare di Forza Italia che forse rende meglio l'idea di quanto avvenuto a Montecitorio, quando il Parlamento in seduta comune ha dovuto ammettere per la sedicesima volta consecutiva di non essere in grado di eleggere due giudici alla Corte Costituzionale.



Eppure il ticket di candidati era cambiato. L'azzurro Donato Bruno aveva fatto un passo indietro e al suo posto era stato scelto un avvocato generale dello Stato, Ignazio Caramazza, gradito al Colle e indicato da Gianni Letta. Ma non c'è stato nulla da fare. A lui sono andati solo 450 voti, mentre al candidato del Pd Luciano Violante ne sono arrivati 511, 31 in meno di quelli che aveva ottenuto nella votazione precedente (542). Un esito troppo lontano da quello necessario a superare il quorum richiesto dei 3/5 dei componenti: 570 voti. In più 37 voti dispersi, 144 schede bianche e 42 nulle.



A contribuire all'ennesima «sconfitta» del Parlamento, si ammette nell'opposizione, è la «rivolta» che si sta consumando dentro Forza Italia «contro la decisione di regalare il partito a Renzi che - insiste un deputato azzurro - noi non possiamo proprio accettare». E infatti i 66 voti che comunque sono andati a finire a Donato Bruno, ormai ritirato dalla corsa, sarebbero indicativi per capire le dimensioni della protesta.



«Non solo non hanno votato il candidato indicato dai vertici del partito - si osserva in Ncd - né si sono limitati alla scheda bianca, ma hanno proprio scelto un altro nome, quello di Bruno. Se questa non è una rivolta come possiamo definirla?».



Numerose le assenze: hanno disertato il seggio in 89, senza contare i 55 in missione, di cui 12 di FI e 13 del Pd. Le lotte interne ai partiti, insomma, sembra che stiano impedendo a uno dei più autorevoli organi costituzionali di funzionare a plenum completo. E, pur con la speranza di non dover più assistere a scene come quella di Pannella che nel 2002 per convincere il Parlamento a fare presto con i giudici costituzionali arrivò a bersi la propria urina, sembra che il capitolo sia destinato a restare aperto ancora un po'. Entro il 7 ottobre, quando le Camere sono state riconvocate per un nuovo voto, si dovranno trovare probabilmente nuovi candidati. Anche se il Pd per ora giura di non voler rinunciare a Violante.



Ma i problemi sono tanti, osservano alcuni Dem a microfoni spenti, e non vanno ignorati: prima di tutto se si lascia in campo un politico come Violante, FI non vuol essere da meno. E non è facile. Oltre a Bruno, i candidati politici potrebbero essere Francesco Paolo Sisto, che però in quanto «fittiano» non sarebbe gradito ai vertici di FI; poi c'è Niccolò Ghedini, ma noi non lo voteremo - spiegano - e lui «non ci pensa proprio» e poi c'è Francesco Nitto Palma che (pur avendo i titoli «perché - si spiega in FI - fu magistrato alla Procura Antimafia, presso la Procura Generale della Cassazione») a molti di noi non piace.



Quindi, benché Violante «abbia tutti i requisiti necessari perché ancora professore universitario», contrariamente a quanto sostenuto oggi dai 5 Stelle (che hanno manifestato in Aula con tanti di cartelli e volantini), forse la prossima volta la scelta potrebbe ricadere su dei «tecnici», da mettere in campo all'ultimo momento e non «sbandierati con la grancassa solo per bruciarli», come avvenuto ieri sera.



Anche se un cambio di cavallo di questo tipo potrebbe far esplodere la minoranza Pd, già sotto pressione. E a questo proposito tornano a circolare nomi di costituzionalisti come Beniamino Caravita di Toritto e Giovanni Guzzetta per FI e Stefano Ceccanti per il Pd. Ma nessuno al momento azzarda previsioni. L'unica certezza, si spiega nella Lega, è che se queste «sono le prove generali per l'elezione del prossimo Capo dello Stato non siamo proprio messi benissimo...».



Attacco M5s. «Luciano Violante è incandidabile per la Consulta». Dopo il caso di Teresa Bene per il Csm il M5s è andato a controllare i requisiti richiesti per la nomina alla Consulta e, annuncia il deputato Danilo Toninelli, «abbiamo scoperto non ha nessuno dei requisiti richiesti perché un politico di professione». «La Costituzione parla chiaro e Luciano Violante non è magistrato, neanche a riposo, delle giurisdizioni superiori ordinaria e amministrative, non ha mai esercitato la professione di avvocato, non è più professore ordinario in alcuna università da almeno cinque anni né - aggiunge Toninelli - ha mai svolto attività accademica a tempo pieno da quando è in politica». «Il nome di Violante, su cui il Pd si è scandalosamente inchiodato, non è meno dubbio di quello di Teresa Bene», conclude.



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