Pd, Martina chiede unità. «Confronto con M5S impossibile». Orlando: Renzi non intralci Martina

Pd, Martina chiede unità. «Confronto con M5S impossibile». Orlando: Renzi non intralci Martina
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Venerdì 6 Aprile 2018, 12:38 - Ultimo aggiornamento: 18:40

Nervi tesi in casa Dem dove i fronti aperti sono più d'uno. A scendere in campo oggi due dei big del partito, il segretario reggente Martino e il ministro Andrea Orlando che attacca apertamente l'ex premier Matteo Renzi.

Intanto il reggente Maurizio Martina chiede unità al partito. «Chiedo di fermare discussioni e polemiche sbagliate e di rimanere concentrati sul nostro lavoro. Continuo a pensare che al Pd non servano conte interne e penso che l'Assemblea debba essere il momento della consapevolezza e del rilancio», ha detto Martina. «Chiedo unità e offro collegialità, perché abbiamo bisogno di questo e non di dividerci. Penso che lealtà e autonomia siano impegni essenziali per chi deve guidare una comunità. Il tema non è un reggente o un candidato, ma il futuro del nostro progetto. Quindi prima di tutto le idee». 

 



Martina attacca M5S. «Leggo che il capogruppo al Senato del Movimento 5 Stelle ritiene il Pd "responsabile del fallimento delle politiche di questi anni". È chiaro che queste parole dimostrano l'impossibilità di un confronto con noi. Finiscano con i tatticismi esasperati, con la logica ambigua dei due forni come se non contassero nulla i programmi e la coerenza ideale, e dicano chiaro se sono in grado di assumersi una qualche responsabilità verso il Paese», aveva dichiarato in precedenza il segretario reggente.

Orlando contro Renzi. «Renzi deve decidere: se ritiene che la colpa della sconfitta non è la sua, ma mia o dei cambiamenti climatici, può decidere di ritirare le dimissioni e continuare a esercitare il suo mandato». Lo dice il ministro della Giustizia Andrea Orlando, lasciando palazzo Chigi dopo il Cdm. «Se, invece, Renzi si assume come ha detto una quota significativa di responsabilità e ne trae come conseguenza di arrivare alle dimissioni deve consentire a chi pro tempore ha avuto l'incarico di poterlo esercitare -aggiunge Orlando-. Altrimenti non riparte l'iniaziativa, il dibattito e la ripresa del rapporto del Pd con la società. Su questo, credo, si debba fare chiarezza e la riunione di ieri di Renzi su questo punto non contribuisce».

«Dopo un risultato così devastante, una riflessione profonda è necessaria. Non può esserci una rimozione di quel risultato utilizzando le contingenze o fatti nuovi che emergono», continua il ministro Orlando. E aggiunge: «Domani c'è una iniziativa organizzata dai giovani della sinistra, del Pd e non solo, non è un momento correntizio ma di riflessione sul voto. È utile farlo, tanto più perchè il Pd ancora non ha promosso momenti di questo genere e se non si fa nel partito lo si faccia attorno al partito. Non lo viviamo come un momento di competizione interna ma di riflessione utile».

«Non si può fare una discussione in cui si propone una equivalenza tra l'alleanza con il Pd e quella con la Lega, evidentemente c'è un serio problema di proposta programmatica. Se si ritiene che si possa governare con gli uni o con gli altri significa che si ha un programma vago e questo non depone a favore di chi ragiona di contenuti. Io non so cosa succederà, ma penso sia importante che le forze emerse vincitrici dal voto incomincino a parlare dei problemi degli italiani e non solo di chi fa il presidente del Consiglio - ha aggiunto il ministro della Giustizia - Il voto ha posto una domanda forte di cambiamento sociale, continuare a parlare solo di organigrammi rischia di creare un elemento di scollamento tra istituzioni e società che non fa bene a nessuno».

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