Olimpiadi, la mossa del governo: se Roma dice no, sarà Milano

Olimpiadi, la mossa del governo: se Roma dice no, sarà Milano
di Alberto Gentili
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Lunedì 29 Agosto 2016, 07:52 - Ultimo aggiornamento: 14:53

Niente subordinate, come la nomina di un commissario ad hoc. Niente piano B, nel caso Virginia Raggi confermasse l'intenzione di affossare la candidatura della Capitale a ospitare le Olimpiadi del 2024. Da qualche ora nelle stanze del governo circola invece un'altra ipotesi. Ed è un'ipotesi choc per Roma Capitale: l'esecutivo, nel caso in cui nei prossimi giorni il sindaco cinquestelle ribadisse il suo no ai Giochi, farebbe cadere la candidatura olimpica di Roma. E per garantire comunque al sistema-Paese questa chance, al suo posto candiderebbe Milano.

IL TIMING
Perso lo slot del 2024, visto che ormai non è più possibile avanzare l'opzione Milano per le Olimpiadi che si celebreranno tra otto anni (le candidature ormai sono chiuse), il governo è intenzionato a far correre la città meneghina per l'organizzazione dei Giochi olimpici del 2028. Ma se ad aggiudicarsi le Olimpiadi del 2024 fosse Parigi, per rispettare il criterio di alternanza tra i vari continenti, la candidatura di Milano slitterebbe al 2032. E' infatti consuetudine che ogni edizione dei Giochi si svolga in un continente diverso dall'ultimo che li ha ospitati. E siccome quest'anno si sono svolti in Brasile, per forza di cose - se l'edizione del 2024 venisse celebrata a Parigi - quella successiva del 2028 presumibilmente si svolgerà in Asia o in Africa.

Dunque l'Europa (e Milano) dovrebbero attendere il 2032. Sedici anni da oggi. Cade quindi l'ipotesi, circolata nelle ultime ore, di un commissario di governo - in forza dell'interesse nazionale - che al posto del Campidoglio confermi la candidatura. Ed evapora anche quello che è stato definito il Piano B: la presentazione venerdì 7 ottobre prossimo al Comitato olimpico internazionale (Cio), da parte di Palazzo Chigi, del documento che perfeziona la candidatura olimpica di Roma. Una forzatura che il governo preferisce evitare anche perché probabilmente infruttuosa: il Cio ha sempre preteso il via libera, non solo del governo, ma anche dell'amministrazione della città candidata ad ospitare i Giochi. C'è chi dice che la mossa dell'esecutivo a favore di Milano possa essere un modo per accentuare il pressing sulla Raggi. E per convincerla a rivedere il suo rifiuto. Ma questa ipotesi non trova conferme dalle parti del governo: la linea dura è definita sincera.

LA REPLICA DELLA RAGGI
Dal canto suo il sindaco di Roma, proprio ieri, è tornata a parlare dell'argomento e l'ha fatto in un modo sibillino. Ha sì confermato le sue perplessità, ma non ha ufficializzato il no. Ecco le sue parole: «Con il presidente del Coni, Malagò, siamo rimasti che ci saremmo sentiti dopo l'estate e l'estate non è ancora finita. Ogni discorso è rinviato a dopo quell'incontro». Ed ecco il riemergere delle perplessità: «Con Malagò parleremo di tutto, ma ricordo che Roma è una città piena di impianti sportivi, circa 150, che sono in condizioni disastrose. Nelle scuole si fa un'ora di sport a settimana, le sembra normale? E poi parliamo di Olimpiadi». Ancora: «Nel nostro debito monster da 13 miliardi, 1 miliardo è ancora l'indennità dell'esproprio per le Olimpiadi del 60 e l'anno scorso gli italiani hanno finito di pagare la rata del mutuo Italia 90. Fatevi due conti...».

Da rilevare che per la Raggi non sarebbe comunque facile cambiare idea. Il sindaco ha giocato buona parte della sua campagna elettorale con il no ai Giochi olimpici. E tutto il Direttorio dei Cinquestelle sostiene questa posizione. Tant'è che la Raggi ha bloccato, a inizio agosto, la partecipazione di un rappresentante del Campidoglio alla missione olimpica di Rio de Janeiro. Ed ecco la spiegazione fornita: «Sono mutati gli indirizzi politici della giunta». E finora a nulla sono servite le garanzie e le aperture compiute da Malagò.