Di Maio: «Negozi chiusi a turno, ogni domenica il 25% aperto». Lega: no per le città d'arte

Di Maio: «Resta aperto 25% negozi, le domeniche saranno a turno»
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Lunedì 10 Settembre 2018, 11:47 - Ultimo aggiornamento: 11 Settembre, 09:31

La spesa si potrà comunque fare perché qualche negozio aperto in città si troverà. Dopo il coro di polemiche suscitato dall'accelerazione sulla chiusura di esercizi e centri commerciali la domenica, Luigi Di Maio parla in tv per rassicurare le famiglie: anche con la nuova stretta il 25% dei negozi resterà aperto, in modo che in ogni quartiere ci sia sempre la possibilità di fare acquisti. 

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Si tornerà al sistema pre-Monti, quando sindaci e commercianti si mettevano d'accordo per organizzare la turnazione. La Lega però fissa dei paletti. Per il ministro dell'Agricoltura e del Turismo, Gian Marco Centinaio, non si devono bloccare le città turistiche. E il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, chiede «un incontro urgente» con il governo «per approfondire le tante ipotesi che in questi giorni stanno circolando». Il vicepremier, fautore della proposta di legge M5S presentata alla Camera (una delle cinque con lo stesso scopo, per quanto diversificate tra loro), non accetta critiche e respinge ogni attacco. Il primo politico, da parte del Pd e di Matteo Renzi, che, rivendicando di aver sempre lavorato la domenica da quando aveva 20 anni, ha già definito assurda l'idea della chiusura.

«Se il tempo che Renzi usa per realizzare programmi tv per Berlusconi, lo dedicasse a fare il parlamentare (mestiere per cui è lautamente pagato), saprebbe che proprio il suo partito ha proposto una legge che prevede l'obbligo di chiusura domenicale e che sarà discussa assieme alle altre in commissione», accusa Di Maio. È vero infatti che uno dei ddl depositati alla Commissione Attività produttive porta la firma del deputato dem Gianluca Benamati e vieta l'apertura dei negozi per 12 giorni l'anno, tra domeniche e giorni festivi. Respinto al mittente il j'accuse del Pd, Di Maio liquida anche l'allarme della grande distribuzione, che ha parlato di decine di migliaia di posti di lavoro a rischio. «È il solito terrorismo, - tuona il vicepremier - ogni volta che si vuole tutelare il lavoro, arriva la solita minaccia allo Stato: noi li licenziamo».

«Tireremo dritto e approveremo la legge in Parlamento al più presto per dare al Paese una normativa in grado di superare il selvaggio West delle liberalizzazioni», gli fa eco il ministro dei Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro. Nel dibattito si inserisce l'alleato di governo del M5S. «La proposta che abbiamo è di non bloccare le aperture domenicali nelle città turistiche», ha detto il leghista Centinaio. «Immediatamente ho chiesto spiegazioni in merito a questa proposta e non posso pensare che in una realtà turistica si blocchi tutto la domenica. Allora facciamo un ragionamento che ci sia un giorno a settimana di chiusura, che non sia necessariamente la domenica, perché altrimenti blocchiamo il turismo nel nostro Paese», ha spiegato il ministro, precisando comunque che non c'è nessuna polemica con il M5S perché le proposte di legge di Lega e M5s «prevedono già che dalle nuove norme vengano escluse le città d'arte e i centri turistici».

Tra i grandi gruppi della gdo, Eurospin si è schierata apertamente dalle pagine dei quotidiani a favore della proposta. I centri commerciali ribadiscono però la loro posizione e numeri alla mano, quantificando in 40 mila i posti bruciati, chiedono uno stop nella corsa impressa dal leader Cinquestelle, invocando un incontro con il governo. «Le chiusure domenicali farebbero un danno all'occupazione e al territorio, non aiuterebbero i piccoli negozi, con un solo vantaggio per le vendite on-line», afferma il presidente del Consiglio nazionale dei centri commerciali (Cncc), Massimo Moretti. Un problema quello del commercio elettronico che secondo Di Maio però non esiste: «chi compra online continuerà a comprare online», commenta. Le critiche arrivano diffusamente anche da Forza Italia, mentre la Cgia di Mestre fa due conti. In base agli ultimi dati disponibili relativi al 2016, sono gli italiani che hanno lavorato la domenica erano 4,7 milioni: 3,4 milioni di lavoratori dipendenti e 1,3 milioni di autonomi (artigiani, commercianti, esercenti, ambulanti, agricoltori etc.). Se 1 lavoratore dipendente su 5 era impiegato alla domenica, i lavoratori autonomi, invece, hanno registrato una frequenza maggiore: quasi 1 su 4. La presenza più elevata è stata registrata nella ristorazione, seguita non a caso dal commercio e dalla sanità.

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