Il Colle: mandato a tempo, è noto. Delrio: concordare la successione

Giorgio Napolitano
di Mario Stanganelli
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Lunedì 10 Novembre 2014, 05:59 - Ultimo aggiornamento: 08:07
Quando le diffuse indiscrezioni sulle possibili dimissioni di Giorgio Napolitano dalle pagine dei giornali di ieri mattina erano tracimate in un'ordinaria querelle politica, coinvolgendo anche qualche alta carica dello Stato, dal Quirinale è arrivata una secca nota intesa a tenere fuori la questione dal recinto del gossip politichese.



Prendendo lo spunto «dall'ampio spazio dato dai giornali a ipotesi e previsioni sulle eventuali dimissioni del Presidente della Repubblica», la nota del Colle precisava che, «in realtà, i termini della questione sono noti da tempo. Il Presidente della Repubblica, nel dare la sua disponibilità - come da molte parti gli si chiedeva - alla rielezione, indicò i limiti e le condizioni - anche temporali - entro cui egli accettava il nuovo mandato».



Osservato che l'età avanzata non ha impedito a Napolitano di «esercitare nella loro pienezza tutte le funzioni attribuitegli dalla Costituzione», il comunicato del Quirinale sottolineava che «la Presidenza della Repubblica non ha pertanto né da smentire né da confermare nessuna libera trattazione dell'argomento sulla stampa. E restano esclusiva responsabilità del Capo dello Stato il bilancio di questa fase di straordinario prolungamento e di conseguenza le decisioni che riterrà di dover prendere. E delle quali - concludeva la nota - offrirà, come sempre, ampia motivazione alle istituzioni, all'opinione pubblica, ai cittadini».



CANDIDATURE DI GENERE

Sull'eventualità delle dimissioni di Napolitano, si è esercitata ieri anche Laura Boldrini, ritenendo «scorretto azzardare tempistiche sulla rielezione del presidente della Repubblica», ma aggiungendo che «è chiaro che si tratta di uno dei temi all'ordine del giorno». Inoltre, per la presidente della Camera, «da tempo il Paese è pronto ad avere un presidente della Repubblica donna». L'Italia, infatti, secondo la Boldrini, «è molto più avanti della politica» e nel Paese «ci sono donne autorevoli, che hanno delle storie significative ed è giusto che possano essere considerate».



A non partecipare al toto-presidente, sia pure sotto il profilo di genere, è Graziano Delrio che - a ”L'intervista“ di Maria Latella su Sky - osservato che Napolitano «non ci ha detto né addio né arrivederci» e che «intanto ce lo teniamo ben stretto», auspica piuttosto «la massima convergenza di tutte le forze politiche per il successore». Per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ciò segnerebbe «un successo della politica contro gli interessi partigiani».



D'altra parte, quella di Delrio sembra essere la linea di palazzo Chigi, dove lo stesso Renzi avverte i suoi che - quali che siano le decisioni di Napolitano - «noi andiamo avanti con le riforme, con urgenza e determinazione, sapendo che l'orizzonte del governo resta quello del 2018».



A chiosare la nota del Quirinale è anche Paolo Gentiloni, accreditando l'opinione che Napolitano stia cercando di non scaricare come un fulmine a ciel sereno sul Paese le sue pur prevedibili dimissioni. Divisa, come ormai spesso capita, Forza Italia sulla mossa del Colle. Mentre per Osvaldo Napoli si tratterebbe «dell'ultimo, prezioso servizio reso da Napolitano all'Italia», Il Mattinale del gruppo di FI alla Camera guidato da Renato Brunetta, giudica il sostanziale preannuncio di dimissioni di Napolitano come «una sorta di ricatto morale, di una forzatura costituzionale per attuare le riforme che ha in mente: in quale articolo della Costituzione è scritto che il capo dello Stato può esercitare pressione su tempi e temi dell'azione di governo e sul Parlamento in funzione del proprio monumento a cavallo?».



Un invito eterodosso, nello stile proprio all'autore, è invece quello che arriva a Napolitano da Marco Pannella: «Mi auguro che Giorgio abbia un momento di follia pannelliana e valuti se gli sia possibile, oltre che utile e opportuno per il nostro Paese, superare i motivi che gli farebbero abbandonare l'incarico, dimettendosi solo alla fine del suo mandato».