Napolitano blinda il governo Letta: continuità, mai crisi al buio

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il presidente del Consiglio Enrico Letta
di Carlo Fusi
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Sabato 8 Febbraio 2014, 08:10 - Ultimo aggiornamento: 11:37

Staffetta, rimpasto, Letta-bis, Renzi 1: un lessico che lascia indifferente il capo dello Stato. A voler essere un po’ sbarazzini - e per nulla irriguardosi - l’atteggiamento del Quirinale di fronte alla girandola di fuochi d’artificio nel Pd sul futuro del governo, in attesa della Direzione-chiave di giovedì 20 - è improntato al wait and see. Del resto non può essere diversamente. Le dinamiche interne ad un partito - qualunque partito, anche se numericamente il più importante e pilastro della maggioranza - non appartengono certo alla sfera di intervento del Presidente.

Che comunque, ed è ovvio, osserva con attenzione il confronto tra i Democrat per le possibili ripercussioni sugli equilibri politici complessivi.

Perciò silenzio su tutta la linea e nessuna presa di posizione ufficiale, in attesa che le posizioni si chiariscano e maturino situazioni che obblighino il Presidente ad esercitare alcune delle sue funzioni istituzionali. Ma è davvero così? Formalmente, appunto, non può che essere così. Tuttavia a Napolitano non sono certo sfuggite due affermazioni piuttosto significative fatte da Renzi.

La prima: il no ad accordi di governo con Berlusconi.

La seconda: rigetto dell’ipotesi di elezioni anticipate «che forse convengono a me ma non al Paese», ha tagliato corto il leader pd. Scartati cambi di maggioranza e urne immediate, i petali da sfogliare si riducono drasticamente. O la richiesta ufficiale di dimissioni di Letta, il quale non coltiva alcuna intenzione di farsi da parte, oppure la conferma del sostegno all’attuale esecutivo, magari rafforzata da un patto di coalizione in cui naturalmente il sindaco di Firenze riverserà le priorità della sua agenda. In teoria ci sarebbe, è vero, anche una terza opzione: la staffetta a palazzo Chigi tra Letta e Renzi. Difficile da motivare, però.

Si vedrà. Intanto per avere lumi sugli intendimenti del Quirinale è interessante ripercorrere alcuni fatti degli ultimi giorni. A partire dall’inusuale botta e risposta con gli europarlamentari italiani mercoledì a Strasburgo.Ad un certo punto, infatti, Napolitano ricorda che «i governi Monti e Letta non sono stati un mio capriccio», bensì frutto di indicazioni avute nel corso delle consultazioni per evitare «il precipizio di elezioni anticipate». Appena poche ore dopo una nota dell’ufficio stampa del Quirinale, politicamente non certo trascurabile, spiega che il Presidente ha parlato con il premier e «gli ha ribadito il suo apprezzamento per la continuità e i nuovi sviluppi dell’azione di governo».

La parola chiave è continuità. Già, ma Renzi allora? Anche qui il timing è illuminante. Infatti poche ore prima che si riunisca la Direzione, il più renziano dei ministri, Graziano Delrio, sale sul Colle. «Con il presidente della Repubblica - spiega il ministro al termine dell’incontro - abbiamo parlato a lungo. Anche di riforme». Anche? E’ ragionevole immaginare che Napolitano abbia sondato attraverso Delrio le intenzioni di Renzi. Per ora lo scenario è questo. E si gioca a carte scoperte, come reclama il leader pd.

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