Napolitano alle Camere: massimo rigore nel valutare i decreti. Forza Italia lancia campagna contro il Colle

Giorgio Napolitano
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Venerdì 27 Dicembre 2013, 18:55 - Ultimo aggiornamento: 28 Dicembre, 15:18
Massimo rigore nel decidere l'ammissibilit degli emendamenti ai decreti legge nel corso del loro esame in Parlamento. Lo chiede Giorgio Napolitano in un messaggio alla Camera letto in aula dalla presidente Laura Boldrini. Napolitano prende spunto dalla vicende del dl salva Roma, con i suoi «10 articoli aggiunti per un totale di 90 commi».



Citando il caso del dl Salva Roma, «cui sono stati aggiunti 10 articoli per 90 commi», Napolitano ripropone nella sua lettera ai presidenti delle Camere e al presidente del Consiglio «la necessità di verificare con il massimo rigore la ammissibilità degli emendamenti ai decreti legge». «Rinnovo - conclude Napolitano dopo aver citato sentenze della Consulta e propri precedenti interventi in materia - l'invito ad attenersi nel valutare l'ammissibilità di emendamenti ai decreti legge a criteri si stretta attinenza all'oggetto del provvedimento, anche adottando opportune modifiche dei regolamenti parlamentari».



I criteri indicati da Napolitano sull'esame dei decreti legge «siano rigorosamente rispettati», o «non esiterò a dichiarare improponibili, per estraneità della materia, emendamenti di qualunque provenienza, anche se presentati dai relatori o dal Governo o già approvati dalla Commissione con i pareri favorevoli dei relatori e del Governo», ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso. «Uno stringente obiettivo di rigore si può raggiungere solo con la collaborazione di tutti i soggetti istituzionali e politici coinvolti, compreso il Governo», ha poi aggiunto Grasso, intervenuto sul richiamo del Colle durante la conferenza dei capigruppo, dove si è inoltre deciso di convocare al più presto una riunione della Giunta per il regolamento per predisporre le opportune modifiche alle norme che presiedono al funzionamnto del Senato, da sottoporre poi all'Assemblea.



«Il presidente Napolitano ha posto al governo Letta e al Parlamento un tema di grande rigore istituzionale che mira a rendere trasparente il processo legislativo. È la migliore risposta a chi non ha ancora capito che il Capo dello Stato esercita fino in fondo le sue prerogative super partes. Non ci sono figli e figliastri; né pesi e misure diverse. Questo atto è in piena continuità con altri moniti del Quirinale rivolti a precedenti governi». Lo scrive in una nota Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Affari esteri del Senato.



La campagna di Forza Italia. «Il 31 dicembre spegni il presidente e manda in onda il tricolorè. A lanciare la campagna, con tanto di pagina Facebook è il deputato di Forza Italia Giuseppe Moles, subito seguito da altri esponenti del suo partito come Augusto Minzolini, Maurizio Bianconi, Daniele Capezzone, Giancarlo Galan. Moles nel lanciare l'iniziativa parla di una forma di «dissenso spontaneo, libero, democratico e pacifico nei confronti del presidente Napolitano: la sera del 31 dicembre scegliamo di non ascoltare il messaggio di fine

anno del presidente Napolitano, la sera del 31 dicembre scegliamo di appendere il tricolore alle nostre finestre ed ai nostri balconi».



I motivi della protesta sono esposti dallo stesso esponente di Forza Italia: «Constatiamo con sconcerto e amarezza che le continue esternazioni del Capo dello Stato appaiono sempre più come il segno dell'abbandono del suo ruolo istituzionale di garanzia per porsi invece come paladino e tutore della sopravvivenza e delle istanze di una maggioranza e di un governo non scelti dai cittadini; interventi forti e vibranti questi, mai portati peraltro a sostegno di altri governi quelli sì scelti dal voto democratico degli italiani».



Moles parla di «apologia della stabilità di un governo di palazzo, velata minaccia di dimissioni, auguri che si trasformano in manifesti politici e programmatici, interventi sui dibattiti parlamentari sulle fiducie, condanna della 'dannata modà di invocare le elezioni, imposizione di ormai mini-intese alchemiche con ramanzine spruzzate di paternalismo per chi non è d'accordo, e chi più ne ha più ne metta; facciamo quindi nostre le parole dell'allora onorevole Giorgio Napolitano quando, il 29 novembre del 1991, sostenne che 'si è totalmente

smarrito il senso della misura al Quirinale».



L'iniziativa del parlamentare di Forza Italia è stata subito raccolta da altri esponenti del partito: «La

proposta di Moles di boicottare il messaggio di fine anno del presidente Napolitano mi sembra un'idea molto buona - ha spiegato Bianconi -. Certo qualcosa bisogna fare. Infatti lo valuto il primo responsabile dei nostri disastri e a questo punto anche una specie di usurpatore. Aveva detto che stava lì solo se avesse resistito il governo di larghe intese, il governo è fallito e lui rimane li, secondo la migliore tradizione della sinistra d'antan: dire una cosa e farne un altra».



Via Twitter, invece, ha aderito Augusto Minzolini: «Spegnere la Tv mentre Napolitano recita il suo messaggio e mettere il Tricolore alla finestra è il vero messaggio a Napolitano per fargli capire quanto è di parte». «Appare francamente abnorme che si dia ormai per scontato il fatto che il capo dello Stato detti quotidianamente la linea» ed «è ormai evidente che tanti italiani non si sentano rappresentati», ha spiegato Capezzone.



«Non vorrei essere tacciata di estremismo. Vorrei semplicemente essere realista e, pur con rispetto, denunciare l'ingerenza del presidente Napolitano nella politica, ingerenza che è ormai diventata insopportabile: egli cerca in tutti i modi di tenere in piedi questo governo sostenuto da una maggioranza che non è quella voluta dal popolo. Semplificandone le procedure, Napolitano rende semplice e agevole la vita per il governo, ma sempre più difficile e pesante quella di cittadini italiani che si trovano solamente più tasse e più disoccupazione». Lo afferma in una nota Daniela Santanchè di Forza Italia.