Spese gonfiate per 3,4 milioni alla Regione Lombardia, Minetti e Bossi Jr verso il processo

Nicole Minetti
di S.I.
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Giovedì 6 Marzo 2014, 10:41 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 12:20
La Procura di Milano ha chiuso le indagini nei confronti di 55 ex consiglieri lombardi, 9 ex assessori e un collaboratore accusati di peculato nell’ambito dell’inchiesta sulle “spese pazze” poi rimborsate dal Pirellone. I soldi pubblici che sono stati spesi illecitamente ammontano, secondo l’inchiesta, a 3,4 milioni di euro.



SOTTO INCHIESTA

Il corposo avviso di chiusura indagine, che prelude alla richiesta di processo, è stato firmato dal Procuratore Aggiunto Alfredo Robledo e dai pm Paolo Filippini e Antonio D'Alesio ed è stato notificato ieri dalla Guardia di Finanza di Milano. Se si esclude un consulente, tutte le altre 64 persone sono indagate solo ed esclusivamente in qualità di consiglieri regionali sia della maggioranza sia dell'opposizione nell'era Formigoni. Per le spese effettuate, invece, in qualità di assessore la Procura ha ritenuto di non contestare alcun reato.

Da ciò la richiesta di archiviazione per 20 ex assessori di cui nove, però, sono rimasti nell'indagine per i rimborsi percepiti come consiglieri. Tra le persone finite sotto inchiesta ci sono Renzo Bossi, il figlio del Senatùr, e Nicole Minetti, l'ex igienista dentale di Silvio Berlusconi. E poi Davide Boni, ex presidente del Consiglio Regionale, Massimo Ponzoni, Franco Nicoli Cristiani, Monica Rizzi, Romano Colozzi, Massimo Buscemi, Stefano Galli e Giulio Boscagli per la maggioranza. Per l'opposizione invece ci sono Chiara Cremonesi, Luca Gaffuri, Carlo Spreafico ed Elisabetta Fatuzzo.



RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONI

Tra i 20 ex assessori sulla cui posizione c’è la richiesta di archiviazione figura Viviana Beccalossi (Agricoltura), Raffaele Cattaneo (Infrastrutture), Romano La Russa (Industria), Stefano Maullu (Protezione civile e Polizia locale) e Valentina Aprea (Istruzione). Per tutti costoro la Procura ha ritenuto che le spese effettuate durante il loro mandato fossero formalmente «sostenute da giustificazioni adeguate fornite dall’amministratore prima della presentazione di richiesta del rimborso».
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