Sfida alla Ue, il governo cerca nuovi alleati: Salvini-Orban e Conte-Babis

Sfida alla Ue, il governo cerca nuovi alleati: Salvini-Orban e Conte-Babis
di Marco Conti
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Martedì 28 Agosto 2018, 08:40 - Ultimo aggiornamento: 16:43


ROMA A palazzo Chigi il primo ministro della Repubblica Ceca Andrej Babis e a Milano il primo ministro ungherese Viktor Orban. Continua la caccia del governo ai partner alternativi. Il premier Giuseppe Conte non si risparmia, così come il suo vice Matteo Salvini. Nel giro di ventiquattr'ore i due incontreranno i leader di paesi dell'est Europa che - come l'Italia - criticano la politica migratoria del Vecchio Continente, ma che hanno sempre ferocemente avversato la riforma del trattato di Dublino. Così come l'idea di accogliere un solo migrante sbarcato sulle coste italiane o greche.

I BENEFICI
Vivere dei sussidi europei sparando contro l'Unione è il capolavoro che è riuscito al primo ministro ungherese anche alle ultime elezioni. Orban - che da giovane ha studiato ad Oxford con una borsa di studio di George Soros salvo poi mettere alla porta le fondazioni del finanziere - è premier per la quarta volta proprio grazie ad una incessante campagna elettorale nella quale ha più volte paventato il pericolo dell'arrivo di dieci milioni di musulmani a Budapest. Orban e Babis hanno in comune il dileggio nei confronti delle istituzioni europee, così come la voglia di rimanere nella Ue. Almeno sino a quando continueranno a trarre cospicui benefici che per Budapest hanno avuto la consistenza di oltre cinquanta miliardi di contributi incassati rispetto agli undici versati. Orban si è messo alla guida dei paesi dell'Est cavalcando, prima in patria e poi a Bruxelles, il tema dei migranti mettendosi sempre di traverso alle proposte della Commissione. Un elemento, quello dei migranti, che avvicina l'Ungheria all'Italia se è vero che, come emerge dai dati dell'Istituto Cattaneo, in Italia sulla presenza dei migranti c'è la più alta differenza tra realtà e percezione. Forse è proprio per questo che Matteo Salvini e Viktor Orban si piacciono e oggi si incontreranno negli uffici della prefettura di Milano, a dispetto delle resistenze del M5S.

Ai grillini Orban piace molto poco e non solo perchè guida un paese che in Europa per corruzione è secondo solo alla Bulgaria. Ma perché Orban fu il primo leader a dire no al meccanismo di ricollocamento dei migranti sposando invece l'idea del blocco navale. A Orban, premier per la quarta volta, guarda tutto il gruppo di Visegrad con in testa la discussa Polonia. Ma è punto di riferimento per l'Austria di Kurtz come della Repubblica Ceca del premier Babis che oggi a Conte spiegherà perché- insieme a Budapest - ha detto no all'accoglienza di parte dei migranti della Diciotti a differenza dell'Irlanda e dell'Albania. Orban, teorico della «democrazia illiberale» e grande amico di Putin, di recente ha confermato la sua deriva autoritaria chiudendo un paio di giornali. Sarà per questo che è divenuto il modello preferito da Steve Bannon, stratega della campagna elettorale di Trump, tanto da definirlo «un grande eroe». Ma Orban non ha però nessuna intenzione di mollare il Ppe e comporre con la Lega di Salvini e i partiti populisti di Visegrad un fronte unico sovranista a Bruxelles. Il leader ungherese non sembra intenzionato a mollare i vantaggi che gli derivano dal partecipare al governo dell'Unione in quota Ppe e per Salvini il problema di dove collocare il prossimo anno i suoi eurodeputati resta anche se il gruppo dei conservatori corteggia da tempo la Lega.

LA CENSURA
Resta il fatto che il feeling tra Salvini e Orban turba i sonni pentastellati proprio per il costante rifiuto ungherese a considerare l'Europa non solo come un bancomat ma anche come un luogo di solidarietà. Di Maio ieri in un'intervista è stato netto sostenendo che l'Ungheria di Orban «alza muri di filo spinato e rifiuta i ricollocamenti. Per quello che mi riguarda chi non aderisce ai ricollocamenti non ha diritto ai finanziamenti europei». Salvini però considera il premier magiaro il principale alleato nella battaglia per la difesa delle frontiere esterne anche con mezzi e azioni militari. In piazza San Babila a Milano protesterà la sinistra con Pd, Leu, Possibile, Cgil, associazioni, Ong e centri sociali. «Per difendere i valori democratici e il futuro delle prossime generazioni dalla minaccia populista - scrive Laura Boldrini di Leu - che vuole riportare indietro l'Italia, distruggere l'Europa e cancellare quei diritti che hanno reso il nostro continente un faro di civiltà». Forza Italia invece con il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani spera che Salvini convinca Orban «a riformare il regolamento di Dublino per una divisione equa dei migranti».

 

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