Salvini: «Governo anche con M5S
ricucire l’Italia, partendo dal Sud»

Salvini: «Governo anche con M5S ricucire l’Italia, partendo dal Sud»
di Mario Ajello
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Lunedì 26 Marzo 2018, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 27 Marzo, 00:10

Matteo Salvini, gli italiani, che hanno votato in massa e con poche astensioni, adesso vogliono sapere chi ci governa. Ce lo può dire?
«Dico che il centrodestra è compatto e resterà compatto anche in seguito. E che il premier spetta al centrodestra. Ad aprile, ci sono altre due prove elettorali, in regioni importanti come il Friuli e il Molise, e la nostra coalizione vincerà di nuovo. Nel frattempo, ci presenteremo con una proposta di governo al Presidente della Repubblica e auspicabilmente al Parlamento, dentro la quale ci sarà ciò che abbiamo promesso in campagna elettorale e che è diverso da ciò che qualcuno a Bruxelles vorrebbe farci fare. A costoro piacerebbe che aumentassimo l’Iva, che non toccassimo la legge Fornero e che continuassimo con i disastri che hanno fatto gli altri. Ma così non sarà». 

Con quale schema parte il governo a cui pensa lei? 
«Si parte dal programma del centrodestra, ma non potendo governare da soli, perché al momento non abbiamo numeri sufficienti, siamo disposti ad ampliare e a modificare il nostro programma, tutelandone la coerenza. Non sono uno che s’impunta. Non andrò a dire al Capo dello Stato: il programma dev’essere il mio, la lista dei ministri è quella che dico io e comando io». 

Sta dicendo che il premier magari sarà un altro e non Salvini? Forse Giorgetti? Magari Cottarelli? 
«La lotteria dei nomi, come s’è visto nella vicenda dei presidenti delle Camere, non serve a nulla. Sicuramente io sono pronto a fare il premier, però prima viene il programma. Il nome di chi dirige il governo è l’ultima cosa». 

Governo con i 5 stelle?
«Bisogna mettersi al tavolo con tutti, e certamente anche con M5S. E a questo tavolo, bisognerà vedere come azzerare la legge Fornero, come si riducono le tasse, come si controlla l’immigrazione, anche perché adesso ricominceranno gli sbarchi».

Si arriverà in prospettiva a un governo Salvini-Di Maio?
«Ho letto tante sciocchezze in proposito. La mia posizione è lineare. Noi abbiamo lavorato insieme, perché venissero eletti alle presidenze delle Camere due personaggi che rappresentassero il voto degli italiani. Questo voto è stato rispettato. Quella del governo è un’altra partita. Con Di Maio non abbiamo mai parlato di governo, e adesso cominceremo a farlo. Voi giornalisti già fate il toto ministri e il toto premier ma vi assicuro: neppure un accenno anche vaghissimo su queste cose è stato mai fatto tra Di Maio e il sottoscritto nelle nostre conversazioni. Ora partendo dalle due emergenze italiane, il lavoro e la sicurezza, parleremo delle cose da fare. Io le idee le ho chiare, vediamo se è così anche per i 5 stelle e per gli altri. In Parlamento ci sono anche gli eletti all’estero, quelli delle autonomie, quelli del Gruppo Misto. Per me, da Bolzano al Sud America sono importanti tutti e con tutti voglio parlare». 

Le hanno fatto piacere i complimenti di Grillo che ha detto: «Salvini è uno che mantiene la parola»? 
«Anche Di Maio ha detto così, e pure Berlusconi. Mi fa molto piacere che venga riconosciuto il fatto che ho una parola sola». 

A volte è una parola rude, come s’è visto con Berlusconi.
«Sì, però bisognava impedire che il Pd s’infilasse, come aveva già cominciato abbondantemente a fare, nelle nostre discussioni. Siamo riusciti a bloccare questa operazione».

Al Senato una tipica esponente del Nord, la Casellati; alla Camera un tipico esponente del Sud, Fico. Avete capito che l’Italia va ricucita? 
«La Lega sta lavorando a questa ricucitura, fin dal momento in cui sono diventato segretario. Nel centrodestra, il partito più votato a Roma e nel centro Italia è il nostro. E questo è indicativo di un messaggio che è stato capito. E’ fatto di autonomie e federalismo, con un ruolo forte per Roma. La centralità della Capitale italiana, in un Paese federale, è ancora più importante. Quello che non era maturo vent’anni fa, adesso lo è». 

Cioè?
«Io dico che in un sistema federale ma anche di tipo presidenzialistico, perché le due cose per noi vanno insieme, il rafforzamento di Roma è essenziale. Se i territori contano di più - e penso al processo di autonomia avviato in Lombardia e in Veneto e che dovrà essere esteso a tutte le regioni che lo vorranno - anche lo status della Capitale deve cambiare».

Sta pensando a una legge per dare più poteri a Roma? 
«Molti cittadini romani mi chiedono: portate via un po’ di ministeri, qui c’è troppo caos. Per esempio il ministero delle Infrastrutture potrebbe andare a Napoli o a Bari». 

Vi siete elettoralmente allargati, a spese di Forza Italia, anche al Sud. Nella ricucitura dell’Italia, avete idee forti per quanto riguarda il Mezzogiorno?
«Un primo esempio. La tassa unica al 15 per cento è richiesta ovunque da tanti imprenditori, ma gli effetti più forti li avrebbe al Sud, sul turismo, sull’agricoltura. E tante aziende anche straniere, con una tassazione ridotta, potrebbero andare in questa parte d’Italia. Con i 5 stelle, proprio sul Sud ci dovremo chiarire bene». 

Non ne avete mai parlato?
«Non ancora. Non ho approfondito bene la proposta sul reddito di cittadinanza. Ma io sono culturalmente ed economicamente contrario all’assistenzialismo. Noi stiamo lavorando a un incentivo di avviamento al lavoro. Si rivolge al ventenne che ha inviato invano 200 curriculum e al cinquantenne la cui azienda ha chiuso. Non servono regalie ma garanzie che permettono di rientrare nel mondo del lavoro. Più assistenza, ben finalizzata, occorre nel Mezzogiorno e non assistenzialismo. Va fatto di tutto, invece, per far ripartire l’impresa. Pagare chi resta a casa è un incentivo per lasciarcelo». 

Avete in testa un piano? 
«Molto preciso. Infrastrutture, meno tasse, giustizia più rapida. La riforma tributaria in questo contesto è fondamentale. E il rilancio forte dei porti. Quando al forum di Cernobbio ho parlato dell’importanza strategica da dare a Gioia Tauro, mi hanno preso per matto. Avevano torto loro e ragione io. Al rilancio degli scali marittimi commerciali, e anche turistici, è connessa la risistemazione delle rete ferroviaria e aeroportuale. Servono grandi opere. Non solo. A una zona fiscale agevolata al Sud dovrà pensare il nuovo governo. Tenere da noi, e non mandarli in Portogallo, dove la tassazione è minima, i pensionati benestanti italiani può produrre un indotto economico importante per il Mezzogiorno».

Se il governo sarà con i 5 stelle, la somma di Flat Tax e reddito di cittadinanza farà esplodere i conti pubblici. Non crede? 
«La Flat Tax è ben studiata. Mentre sul reddito di cittadinanza, abbiamo sentito due o tre versioni diverse. Se andrà a finire che è un aiuto a fondo perduto, non è accettabile». 

A proposito di Nord-Sud, non crede che gli ultimi governi abbiano privilegiato Milano rispetto a Roma e ad altre città e ora servirebbe un riequilibrio? 
«Milano funziona a prescindere da chi governa questa città e in parte anche da chi governa l’Italia. Va avanti da sola. Si autogestisce. Solo a chiacchiere, vedi la candidatura per l’agenzia del farmaco finita ad Amsterdam, i governi di centrosinistra si sono occupati di Milano. La verità è che si sono infischiati dell’Italia tutta. Renzi colpevolmente si è fatto dare da Bruxelles la poltrona del commissario Ue agli esteri. Noi, quando saremo al governo, punteremo ad avere il commissario all’industria, o quello al commercio, o quello all’agricoltura».

Andare al governo con chi a Palazzo Chigi: un terzo più due vice, lei e Di Maio?
«Non vedo l’ora di andare al governo, per risolvere i problemi. In quale veste, e con quale schema, lo vedremo nelle prossime settimane. L’importante è che non sia un governo di tutti, per non cambiare niente».

Berlusconi in questo è d’accordo con lei?
«Berlusconi ha dimostrato di essere lui a decidere in Forza Italia e di condividere il percorso con me. Qualche consigliere, fino alla fine, ha provato a farlo sbagliare, ma lui si è mosso benissimo».

Sta dicendo che con Silvio vi baciate, come lei fa con Di Maio secondo il murales? 
«Non bacio nessuno dei due. Con Berlusconi, l’altro giorno ci siamo abbracciati nel cortile di Palazzo Grazioli. E Dudù abbaiava per gelosia». 

 

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