LA TRATTATIVA
No, non sembra il sistema spagnolo il punto di approdo del pressing renziano. L’obiettivo è una legge elettorale che riesca a mettere d’accordo Alfano e Berlusconi, sia per un problema di numeri (al Senato ad esempio Pd+FI non fanno maggioranza) sia soprattutto per un problema politico. A questo ha lavorato per tutto il giorno il leader del Pd al Nazareno, sia con incontri, sia con telefonate. Il faccia a faccia con il Cavaliere, Renzi lo ha preparato arando come meglio poteva il terreno circostante. Il leader dem ha visto una piccola delegazione di ministri guidati dal fedele Graziano Delrio, con lui c’era pure Dario Franceschini nel sempre più difficile ruolo di cerniera tra Letta e sindaco. L’incontro più foriero di sviluppi pare sia stato quello con Maurizio Lupi, ministro alfaniano, tanto che in serata Gaetano Quagliariello, il responsabile per le Riforme e alfaniano pure lui, annunciava che «con Lupi il segretario del Pd ha mostrato apertura», che la cosa «fa ben sperare», anche perché «se si cambia maggioranza per fare la legge elettorale, poi con quella ci devi fare pure il governo».
L’APPRODO
L’approdo, l’ipotesi sulla quale si sta applicando Renzi è il doppio turno vero, centrato sui partiti al primo turno e non sulle coalizioni, ma finora da quest’orecchio Berlusconi non ci ha mai voluto sentire. Quando poi sulla Capitale calavano le prime ombre della sera, Renzi è sceso dal Nazareno, è salito sulla bmw grigia d’ordinanza ed è partito alla volta di Milano, destinazione “Le invasioni barbariche” di Daria Bignardi. Il sabato renziano è pieno zeppo di incontri in vista dell’Incontro. Il sindaco vedrà a Firenze la capogruppo di Sc, Giannini, e il segretario socialista Nencini.
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