Renzi rilancia riforme e avverte FI: abbiamo i numeri per governare anche da soli

Renzi rilancia riforme e avverte FI: abbiamo i numeri per governare anche da soli
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Domenica 1 Febbraio 2015, 21:26
Le riforme «sono più vicine»: la legge elettorale può essere approvata alla Camera ad aprile e la riforma costituzionale essere pronta, come previsto, per il 2016. Ostenta tranquillità Matteo Renzi, all'indomani del voto per il Quirinale. Una ferita si è aperta con Forza Italia, gli alleati del Nuovo centrodestra vivono un momento di tensione.



Ma il presidente del Consiglio, che con l'elezione di Sergio Mattarella è convinto di aver dimostrato di non subire alcun «ricatto» di Silvio Berlusconi, tira dritto per la sua strada: se anche salta il patto del Nazareno, i numeri sono abbastanza ampi da andare avanti da soli. E governare fino al 2018. Renzi trascorre la domenica in famiglia.



Nel pomeriggio una telefonata con Angela Merkel serve a fare il punto sulla situazione europea alla luce della crisi greca. Martedì, nel giorno del giuramento del nuovo capo dello Stato, a Roma arriverà Alexis Tsipras. Chiusa la partita del Colle, riparte dunque a pieno ritmo l'agenda del governo. Ma, dopo quella che tutti riconoscono come una sua vittoria, il premier deve fare i conti con gli smottamenti causati dal voto per Mattarella.



A vacillare è il patto del Nazareno: gli azzurri accusano Renzi di averlo tradito scegliendo un nome non condiviso. Ma qui c'è l'equivoco, spiega il ministro Maria Elena Boschi: «Il patto non lo abbiamo tradito perchè riguarda solo legge elettorale e riforma costituzionale. E basta. Facciamo accordi trasparenti, non siamo sotto ricatto di nessuno - rivendica -. Il Pd è un partito libero e Renzi non si fa influenzare da Berlusconi».



Chi ancora non se ne fosse convinto, assicura il premier, avrà «altre sorprese come quella di Mattarella al Quirinale». I temi sul tavolo sono tanti, a partire da P.a. e giustizia. Ma bisogna anche chiudere sulle riforme istituzionali: l'obiettivo, spiegano dal governo, è finire in fretta la seconda lettura della riforma del Senato e poi varare in via definitiva la legge elettorale alla Camera entro aprile.



Anche Berlusconi, è la convinzione di Boschi, come di Renzi, resterà nella partita: non romperà il patto, nonostante le pressioni dei suoi. Ma se una rottura si dovesse consumare, è l'avvertimento, «FI non è fondamentale. I numeri ci sono comunque, la maggioranza è solida». Parole che irritano gli azzurri: «Boschi non deve essere forte in matematica: siamo determinanti - dice Giovanni Toti - lo strappo sul Colle non può non avere conseguenze».



«Che Renzi voglia più forni mi pare furbo - avverte Raffaele Fitto - Il problema sarebbero i 'fornaì che ancora gli credessero». Il timore dentro FI è che anche temi come i decreti fiscali possano essere elementi di pressione su Berlusconi. Li affronterà il Cdm del 20 febbraio, ribadisce Boschi, che difende la norma sul 3% e nega si tratti di un «favore» al Cav.



Su quel tema, come sulle riforme, tornerà a farsi sentire anche la minoranza del Pd, preoccupata dalla volontà del governo di approvare alla Camera l'Italicum senza modifiche. Renzi dovrebbe adesso adottare anche per le riforme il «metodo Quirinale» e ripartire dal Pd, chiede Cesare Damiano. Ultimo fronte, infine, Ncd. Angelino Alfano, che si trova a fronteggiare una profonda spaccatura interna, assicura: «Faremo sentire molto forte la nostra voce, a partire dalle riforme delle popolari e del lavoro».



Ma Renzi ostenta tranquillità e stoppa le richieste di «riti da prima Repubblica» come una verifica di governo.
Dall'esecutivo vengono smentite anche ipotesi di rimpasto: sarà sostituito, viene assicurato, solo il ministro Maria Carmela Lanzetta (in pista anche Vasco Errani). Ma se Maurizio Lupi dovesse decidere, come gli chiedono alcuni colleghi, di lasciare il governo per prendere in mano il partito, potrebbe aprirsi un più ampio giro di poltrone.
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