Governo, c'è la carta Gentiloni e tavolo bipartisan sulla legge elettorale

Governo, c'è la carta Gentiloni e tavolo bipartisan sulla legge elettorale
di Marco Conti
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Venerdì 9 Dicembre 2016, 17:53 - Ultimo aggiornamento: 10 Dicembre, 11:27

ROMA «La feccia da spazzare via», come sobriamente il deputato grillino Gianluca Vacca definisce le numerose delegazioni dei partiti che ieri sono sfilate al Quirinale, di fatto si sono tutte arrese all'esigenza di fare un legge elettorale prima di andare al voto. Per la verità con la maggior parte di esse Sergio Mattarella ha dovuto faticare molto poco. A sentire Rocco Buttiglione (Udc) prima di avviare ogni trattativa sulla legge elettorale «occorre una fase di decantazione», mentre per Mario Ferrara (Gal) il confronto va avviato, «per lealtà» solo dopo il pronunciamento della Consulta. Dopo il colloquio con il Capo dello Stato persino l'agguerrita Giorgia Meloni (FdI), sembra rassegnarsi quando accusa Renzi di «averci portato nel pantano in cui ci troviamo ora». 

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URGENZE
E dalla palude, sostiene Lorenzo Dellai (Ds) è difficile si possa uscire con un «governo-yogurt» che nasce con la scadenza incorporata. Viste le urgenze e gli appuntamenti importanti, a cominciare dal decreto-banche per finire al G7 di Taormina, il governo a tempo, o ad ore non sembra una soluzione autorevole e su questo contano coloro che - al di là delle dichiarazioni - puntano ad arrivare il più possibile avanti con la legislatura. Quindi altro governo «per durare» e magari arrivare sino alla scadenza che, dopotutto, non è molto in là. Le soluzioni non mancano e ieri Matteo Renzi le ha plasticamente indicate incontrando di prima mattina a palazzo Chigi i due principali papabili: Paolo Gentiloni e Piercarlo Padoan. Per rendere ancora più evidente il possibile passaggio di testimone - o forse la personale preferenza - nel pomeriggio ne ha incontrato uno solo. Ovvero il ministro degli Esteri Gentiloni che è tornato a palazzo Chigi mentre dal secondo piano iniziava il trasloco degli scatoloni.

La possibilità che la delegazione del Pd proponga oggi al Capo dello Stato, dopo aver preso atto che non c'è il governo di tutti, il nome del ministro degli Esteri, è divenuta ieri via via sempre più concreta sino all'incontro notturno a palazzo Chigi tra Renzi e Dario Franceschini. Quest'ultimo sospettato dai renziani di trattare alle spalle del premier. Si profila, quindi, una soluzione in tempi brevi (dovuta anche all'emergenza Mps), con la possibilità che il capo dello Stato, una volta fatta la scelta tra Gentiloni e Padoan, dia domenica l'incarico al nuovo premier in modo possa partecipare giovedì al consiglio europeo. 
Mentre il governo di tutti, proposto dal Pd, non ha guadagnato adepti lasciando in bianco il foglio del capo dello Stato, a comporre l'altra maggioranza - quella che dovrà mettere insieme una nuova legge elettorale - si sono detti disponibili più o meno tutti. Compresi Lega e FdI, malgrado l'abbiano fatta un po' facile sostenendo che «si potrebbe fare in un giorno». 

SPINA
Dalla «disponibilità» a sedersi al tavolo, e comporre l'altra maggioranza però ce ne vuole e occorrerà attendere la giornata di oggi dove sfileranno al Quirinale le delegazioni dei partiti più grandi. In attesa delle dichiarazioni si può ragionevolmente pensare che ad aggiungersi alla maggioranza di governo (di fatto identica a quella che ha sostenuto per tre anni il governo Renzi), in modo da realizzare una legge elettorale il più possibile condivisa, sarà Silvio Berlusconi che oggi guiderà la delegazione di Forza Italia. Il Cavaliere non vede l'ora di tornare ad essere indispensabile anche se la trattativa la vuole avviare solo dopo la sentenza della Consulta prevista per fine gennaio.
FI potrebbe tirarsi dietro anche la Lega - sentite ieri anche le parole del vicesegretario Giorgetti - e al tavolo, seppur con qualche distinguo, potrebbe starci anche Sinistra Italiana di Scotto e De Petris. Speranze perse, invece, per i grillini che non intendono trattare anche perché di fatto diffidano di tutti i sistemi elettorali. 

E' probabile che prima della scelta definitiva, e quindi dell'incarico, Mattarella incontrerà di nuovo Matteo Renzi che per tutta la giornata di ieri si è interrogato sull'opportunità di cedere il passo ad un governo al quale non sarà facile staccare la spina mentre la trattativa sulla legge elettorale avrà tempi non certo brevi. C'è però da tenere conto che il governo che nascerà avrà di fatto un unico scopo: fare la legge elettorale e portare il Paese al voto. Una ragione sociale, quella del possibile futuro governo, che lo stesso Mattarella espliciterà a conclusione della crisi, richiamando tutte le forze politiche alle proprie responsabilità.

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