Matteo elimina le élite dem e si blinda per il dopo voto

Matteo elimina le élite dem e si blinda per il dopo voto
di Marco Conti
4 Minuti di Lettura
Lunedì 29 Gennaio 2018, 07:51 - Ultimo aggiornamento: 30 Gennaio, 08:42

Affidarsi alle nonne. Sostituire lo spin doctor Jim Messina - quello vincente con Obama e perdente nel referendum del 4 dicembre - con nonna Maria (98 anni) e nonna Annamaria (88 anni), per Matteo Renzi significa riprendere a seguire il fiuto delle origini. Un modo per «ritornare con i piedi per terra» o un «bagno nella vita di tutti i giorni», ma anche occasione per sottolineare come il Pd di Renzi per vincere possa fare a meno delle sue punte e delle sue élite intellettuali. Il giorno dopo la presentazione delle liste il segretario del Pd, prima in tv e poi con un post su Facebook, liquida le polemiche sui tanti parlamentari dem di lungo corso non ricandidati. Alcuni per scelta propria, come Gianni Cuperlo, che lascia il posto a De Vincenti. Altri costretti, come Luigi Manconi o Ermete Realacci.

LE TELECAMERE
Le nonne di Renzi molto somigliano alle zie suore che Silvio Berlusconi diceva di consultare spesso nei mesi che precedettero la vittoria elettorale del 2001. E proprio a quell'area Renzi ieri si è rivolto parlando davanti alle telecamere del Biscione. Una mutazione genetica del partito che prima di diventare della Nazione ha bisogno di sfondare nell'elettorato moderato che fa vincere le elezioni e dove ormai non c'è più solo FI ma anche il pentastellato Di Maio, volto rassicurante del grillismo. Un profilo, quello del Pd, che ribalta le quote interne tra Ds e Margherita ma premia i renziani più che gli ex democristiani. Una truppa di fedelissimi, secondo i calcoli 160-170 eletti su 200, che mette il segretario al riparo da eventuali assalti qualora il risultato delle urne non fosse lusinghiero. Perché proprio di un flop elettorale avrebbero bisogno gli esclusi per ricompattarsi e fare muro - insieme alla sinistra interna - contro un segretario che prima si è impadronito della Ditta e poi gli ha cambiato i connotati.

D'altra parte non è solo del governatore della Puglia Michele Emiliano l'idea di prepararsi al congresso in caso di sconfitta o di non vittoria. Per non fare la fine del Bersani del 2013, Renzi sta mettendo insieme una corposa pattuglia di fedelissimi che in Parlamento riprodurrà le percentuali bulgare del partito. Secondo Renzi la fase di incertezza che ci sarà dopo il 4 marzo di tutto ha bisogno tranne che di un Pd che apre il congresso. Il timore di scoprirsi a sinistra non lo assilla anche se alla fine ha dovuto trovare un posto in lista per Cesare Damiano, Barbara Pollastrini e Monica Cirinnà. D'altra parte, a presidiare il fronte laico c'è anche la lista +Europa di Bonino, Magi, Tabacci e Della Vedova

LA PATTUGLIA
Il giglio magico, quello della Boschi che sarà candidata a Bolzano, di Lotti che sarà nel collegio di Empoli e di Francesco Bonifazi che sarà nel collegio Toscana2, è destinato ad ampliarsi a dismisura. Mentre ne esce ridimensionata la minoranza interna di Orlando e, sempre attraverso il gioco delle candidature, viene impedito sia a Paolo Gentiloni che a Marco Minniti di attrezzarsi con una propria pattuglia.

Spulciando tra le liste poste sul sito del partito la notte di sabato, si ha conferma della presenza di Gianni Pittella al Senato mentre la ministra Roberta Pinotti è capolista nel proporzionale di Caserta Benevento e Avellino. L'ex Sel Gennaro Migliore viene candidato ad Acerra mentre Giuseppe De Mita è nel collegio di Ariano Irpino. A Roma1 verrà candidato Paolo Gentiloni che ha anche un posto nelle Marche e in Sicilia. Nel Lazio corrono Matteo Orfini, Luigi Zanda, Monica Cirinnà ed Emma Bonino (collegio senatoriale Gianicolense). Il ministro Maurizio Martina è candidato capolista nel listino di Bergamo.

Pioggia di big in Emilia Romagna e Toscana con Dario Franceschini, Piero Fassino, Andrea Orlando e Valeria Fedeli. Collegio sicuro a Modena per il ministro Beatrice Lorenzin, a Reggio Emilia per Graziano Delrio, mentre Sandra Zampa sarà candidata al Senato a Ferrara e Pierferdinando Casini a Bologna.

© RIPRODUZIONE RISERVATA