Maroni rinuncia alla Lombardia: incognita giudiziaria. Per il Lazio ipotesi Gasparri

Maroni (ansa)
di Emilio Pucci
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Lunedì 8 Gennaio 2018, 07:57
Nel centrodestra il primo puzzle da costruire è sulle candidature alle regionali. Si è cominciato da quello, ieri al tavolo di Arcore. Il disegno prevede la Lombardia e il Friuli alla Lega, il Lazio a Forza Italia, il Molise a FdI ma in realtà lo schema è ancora aperto. L'unico dato certo è che Maroni ha fatto un passo indietro adducendo motivi personali. «Voglio uscire dalla politica per ragioni familiari, sono pronto a dare una mano ma non in prima linea», ha spiegato il governatore della Lombardia a Berlusconi.

CONTROPIEDE
L'ex premier è stato preso in contropiede, non si aspettava una decisione simile. La verità è che sulla riconferma di Maroni pesano anche le vicende giudiziarie: l'ex ministro dell'Interno è sotto processo per induzione indebita e turbativa d'asta, la sentenza di primo grado arriverà entro la primavera. Meglio lasciare spazio ad un altro esponente del Carroccio, il rischio era che si andasse a rivotare di nuovo a breve: Maroni rischia infatti di essere sospeso ai sensi della legge Severino. Nessun disconoscimento del suo operato da parte di FI né della Lega. Non si esclude che possa correre per il Parlamento (da deputato la Severino scatterebbe eventualmente solo al terzo grado di giudizio) ed è noto che Berlusconi vede proprio in lui una possibile figura di mediazione come candidato alla presidenza del Consiglio. Del resto a Roma Maroni potrebbe essere utile anche come ufficiale di collegamento tra FI e Lega in chiave anti-Salvini, ma al momento Maroni ha detto no a qualsiasi ipotesi del genere.

«Il tempo è limitato, a questo punto dobbiamo testare i candidati», dicono ora in FI. Per il Pirellone il favorito numero uno è l'ex sindaco di Varese Fontana, meno chances per Garavaglia, uomo forte nel Carroccio in Lombardia e coordinatore di tutti gli assessori al Bilancio nella conferenza Stato regioni. Nel vertice si è discusso a lungo proprio su questo punto. Il nome di FI è quello della Gelmini ma il Cavaliere ha preso tempo. «Non è detto che il candidato sia della Lega frenano da FI -, occorrerà capire qual è il gradimento, potrebbe essere presa in considerazione anche una candidatura civica, dobbiamo discutere». La Lega non demorde: anche per le elezioni in Friuli dove propone Fedriga.

Per il Lazio si attendono ancora i sondaggi commissionati dal Cavaliere ma il partito azzurro ha rilanciato la candidatura di Gasparri con Pirozzi che potrebbe fare retromarcia e convergere su un collegio sicuro. «Fino a mercoledì non si decide nulla», fanno sapere dallo stato maggiore azzurro. E naturalmente se il risiko desse la Lombardia a FI, nel Lazio non potrebbe fare il bis. Il quadro sarà più chiaro domani quando i partiti del centrodestra cominceranno a definire il programma e a dibattere sulla ripartizione dei seggi. Al momento non c'è l'accordo sulla divisione ma a detta di molti partecipanti al vertice di ieri ad Arcore «il clima è buono e l'intesa si troverà». Un nuovo confronto tra i leader si terrà tra una decina di giorni.

I VETI
Per il momento il dialogo avverrà a livello parlamentare: Ghedini e Gelmini siederanno al tavolo per FI, La Russa e Lollobrigida per Fdi e Giorgetti e Calderoli per il Carroccio. Non c'è spazio al momento per gli artefici della cosiddetta quarta gamba ma i promotori dell'operazione voluta da Berlusconi possono comunque gioire per il riconoscimento a pieno titolo nella coalizione. Resta però il veto di Salvini su chi ha appoggiato governi del centrosinistra come Lupi e Zanetti. Secondo la Lega l'ex capogruppo di Ap e l'ex viceministro all'Economia non dovranno essere schierati nell'uninominale ma il Carroccio potrebbe ammorbidire la sua posizione. Non su Tosi. Il giovane Matteo è stato chiaro: nei confronti dell'ex leghista non ci sarà alcuna apertura. All'incontro di ieri ad Arcore non si è parlato di candidati premier o ministri di governo. La priorità è legata al programma e ieri si sono registrati dei passi in avanti sulla scrittura di una piattaforma comune. Non ancora sciolti gli altri nodi ma l'ex presidente del Consiglio con i suoi non ha nascosto la sua soddisfazione per aver dimostrato di essere il vero federatore della coalizione.
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