Da Montanelli al sovranismo: stupito da tutta questa virulenza

Marcello Foa
di Mario Ajello
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Sabato 28 Luglio 2018, 07:16
«Stupito della virulenza delle polemiche ma sereno». Così si descrive a sera Marcello Foa, con chi lo ha sentito, dopo una giornata di gioia personale, come è ovvio, ma di infinite polemiche che lo riguardano. Dovute alle posizioni iper-sovraniste, un po' alla Bannon in salsa italiana, che Foa, liberale convertito al pensiero muscoloso, diffonde via web, post dopo post. Fino a diventare l'incarnazione intellettuale del nuovo trend giallo-verde. Il problema con Mattarella si è svolto così. Su Twitter, Foa il 27 maggio in un cinguettio ha espresso «disgusto» per le parole con cui il Capo dello Stato mentre si formava il governo si preoccupava delle compatibilità con l'Europa. «Io traduco così le parole di Mattarella: rispondo agli operatori economici e alla Ue, non ai cittadini».

E comunque viene da una storia moderata, dalla scuola di Indro Montanelli al Giornale, il presidente in pectore della Rai e attuale amministratore delegati del gruppo del Corriere del Ticino. Ma quelli erano altri tempi. Ora i tempi sono questi in cui da un po', con i suoi post, Foa si è guadagnato la simpatia di Salvini. Per esempio è sempre critico sulla Germania. Citando Nietzsche: «Il genio tedesco mescola, media, imbroglia e moralizza». Oppure incita a dare battaglia al gender. E loda la stretta dell'Italia sull'immigrazione, polemizzando con i Paesi europei con non ci aiutano. Così come non hanno aiutato a suo tempo la Grecia. Ed è laggiù, in un'isola, dove si trova in vacanza che Foa ha appreso ieri della nomina (che dovrà essere votata e non è detto che supererà l'esame della Vigilanza). Riceve la telefonata che non si aspettava da Roma e scrive su Facebook: «Sono orgoglioso ed emozionato per la nomina». E ringrazia «di cuore per la fiducia accordatami» Conte, Salvini, Di Maio, Giorgetti e Tria. Promette infine che contribuirà a «riformare la Rai nel segno della meritocrazia e del servizio pubblico». Foa, carattere schivo lontano dalla politica romana, negli ultimi tempi è stato notato in appuntamenti pubblici con Salvini. Il suo ultimo libro («Gli stregoni della notizia, atto secondo») è stato presentato a Milano, in video-collegamento proprio dal vicepremier leghista. E intanto il Dibba esulta dagli States: «Mi sembra un sogno Foa presidente della Rai».

I BORDI
Nel '92, Montanelli pubblica sul Giornale una sua lettera dal titolo «Sul carro degli onesti» e commenta: «Questa missiva, caro Foa, potrei averla scritta io». L'anno dopo, Foa diventa capo degli Esteri. Da allora è uno di quei giornalisti con una visione non stretta nei confini nazionali, ed è anche opinionista di Russia Today, la tivvù satellite controllata dal governo di Mosca. Dettori - fratello del casaleggiano Pietro, superbig grillino - ospita spesso contributi di Foa nel suo sito di controinformazione Silenzi e falsità. Nei suoi saggi, esorta i colleghi contro l'omologazione culturale e ha posizioni non convenzionali sull'euro. La sua filosofia, nella prefazione a un libro sulle fake news, è questa: «Esistono testate di diverso orientamento. Alcune corrono sulla corsia di destra, altre su quella di sinistra, ma nessuna si avvicina ai bordi». Lui invece il bordo del Settimo Piano lo ha superato, o forse no se gli votano contro.
 
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