Manovra, Mdp consuma lo strappo: ultimo sì e poi appoggio esterno

di Alberto Gentili
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Mercoledì 4 Ottobre 2017, 11:42 - Ultimo aggiornamento: 15:07
Previsto e annunciato, si consuma oggi in Senato lo strappo di Bersani e D'Alema. Mdp di fatto lascia la maggioranza e passa, come si diceva ai tempi della Prima Repubblica, all'appoggio esterno: il viceministro all'Interno, Bubbico, si è dimesso per manifestare plasticamente il distacco da maggioranza e governo.
Il casus belli ufficiale è la manovra economica: Gentiloni non avrebbe dato rassicurazioni sufficienti sull'abolizione dei superticket sanitari e su misure contro la povertà. La vera ragione: lo scontro sulla legge elettorale (il Rosatellum-bis) che Matteo Renzi sta cercando di approvare insieme a Forza Italia, Lega, Ap.

Gli ex Pd in tarda mattinata voteranno a favore della nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Def) per evitare la crisi di governo e lo scatto delle clausole di salvaguardia che porterebbe l'Iva al 25%. Per far passare il provvedimento serve infatti la maggioranza assoluta: 161 voti. Subito dopo, però, i fuoriusciti del Pd lasceranno l'aula e non voteranno la relazione che accompagna il Def per manifestare il loro dissenso dalle scelte economiche del governo. E per sancire il passaggio all'appoggio esterno.

Una decisione che ha irritato Paolo Gentiloni che lunedì aveva ricevuto a palazzo Chigi il leader di Campo progressista Giuliano Pisapia e i capigruppo di Mdp Guerra e Laforgia. E con cui era stato concordato un "percorso" al termine del quale gran parte delle richieste di Bersani e D'Alema sul fronte economico sarebbero state soddisfatte. "La vera ragione dello strappo", dicono nell'entourage di Gentiloni, "non sono le misure come il taglio dei superticket, è la legge elettorale che Mdp assolutamente non vuole". 

Insomma, la decisione di lasciare la maggioranza, di sostenere o meno il governo "caso per caso", "provvedimento per provvedimento", a giudizio di Gentiloni e Matteo Renzi è una ritorsione. E una mossa calcolata per marcare la distanza dal Pd in vista delle elezioni di primavera.

Anche Pisapia non ha apprezzato la scelta di Bersani e D'Alema, tant'è che Bruno Tabacci e Dario Stefàno voteranno oggi a favore del governo. Ma questa mattina, dopo che nella notte si era parlato di rottura, il leader di Campo progressista ha detto che non c'è strappo con Mdp: "L'importante è che non voti contro il governo", ha affermato democristianamente. Insomma: uscire dall'Aula può andare bene. Pisapia però si è scagliato contro D'Alema che, si narra nei conciliaboli del Senato, avrebbe voluto che Mdp scatenasse la crisi.  "E' divisivo, dovrebbe fare un passo di lato", ha detto l'ex sindaco milanese questa mattina. E quasi ad annunciare un prossimo disimpegno: "Per un po' vado avanti, ma nessuno è indispensabile".
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