Raggi caccia Mazzillo, la scossa di M5S dettata dai timori per le politiche

Raggi caccia Mazzillo, la scossa di M5S dettata dai timori per le politiche
di Stefania Piras
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Giovedì 24 Agosto 2017, 08:09

ROMA Tutto risale all'ultimo giorno di luglio quando Andrea Mazzillo decide di andare in direzione ostinatamente contraria alla sindaca Raggi e rilascia un'intervista al Messaggero. Diceva che Roma non poteva permettersi assessori pendolari, catapultati da Milano, sotto l'egida di Davide Casaleggio. «Vorrei fare un ragionamento sulla romanità - disse - prendiamo persone che si conoscono e che conoscono i problemi di Roma. Perché è una città sui generis, non è come le altre. Qui a Roma, servono persone che conoscano bene la sua complessità. Poi se vengono da fuori va bene lo stesso, ma devono conoscerla bene questa città». Era il 31 luglio. Quella sera c'è stata la prima chiamata a Livorno.

Le parole di Mazzillo? Sono state interpretate così: un'uscita da civico, o come dicono i maligni «da ex Pd», da chi non sa che il Movimento 5 stelle a Roma si sta giocando il biglietto da visita per le prossime elezioni politiche. Per Grillo e Casaleggio era un affronto, una voglia di mettere i bastoni tra le ruote inutile e ostile, troppo infausta all'immagine da consegnare alla campagna elettorale in corso, e dunque un giudizio negativo prima di tutto contro il M5S che di lì a poco, hanno pensato i vertici, sarebbe stato certo foriero di nuove tempeste e ostacoli. Primo fra tutti, il concordato Atac.

IL PRIMO CONTATTO
Ed è proprio dopo quell'intervista che c'è stato il primo contatto orchestrato dall'avvocato e presidente di Acea Luca Lanzalone e il deputato Alfonso Bonafede con il sindaco Filippo Nogarin e lì compare l'ipotesi Gianni Lemmetti, l'uomo che ha assistito passo dopo passo il primo cittadino di Livorno nell'operazione di concordato preventivo che a gennaio è stato omologato dal giudice e che aveva fatto esultare Beppe Grillo: «Quello che succede a Livorno con Aamps è quello che succederà a Roma. Presto avremo grandi soddisfazioni anche lì». La soddisfazione ha il volto della stessa opzione prefallimentare messa in campo per Atac da Bruno Rota, manager approdato da Milano nella Capitale per risanare la disastrata azienda dei trasporti capitolina e che aveva suscitato la contrarietà di Mazzillo.

All'inizio, quella dei livornesi doveva essere una semplice consulenza, uno scambio di consigli tecnici e politici sulle procedure pre-fallimentari già esperite. Poi il bubbone Atac si gonfia, l'assenza di Rota fa rialzare la testa (e rianima le bacheche social) a quanti, in giunta e nella maggioranza, credono che Atac si possa ancora salvare alla vecchia maniera: chiedendo nuove iniezioni di risorse pubbliche. La situazione invece si aggrava e giorno dopo giorno Atac rivela piaghe da malato grave su cui non si può più aspettare, o meglio su cui bisogna usare «il pugno di ferro» promesso da Raggi che, bisogna ricordarlo, era in piena sintonia con Rota.
A cascata il malumore di Grillo e Casaleggio si è riversato sui due tutor di Raggi, i deputati Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro che quando Mazzillo ha mostrato il malessere per la cappa pentastellata sulla giunta hanno scartato subito la carta della mediazione e, con l'ok dei vertici, si sono messi a cercare forsennatamente il suo sostituto.

Così Lemmetti e Nogarin il primo di agosto partono per Roma dove cominciano i colloqui con il deputato Alfonso Bonafede e si cerca di esplorare l'ipotesi concordato. Sono i giorni in cui anche Luigi Di Maio ricorda, e promuove, l'esempio di Livorno e rilancia: «Il concordato per l'Atac è un'ottima soluzione». I contatti sono ancora a livello di consulenza, si chiede una mano a sbrogliare la matassa e nessuno immagina di ingaggiare l'assessore toscano a Roma. Poi dopo uno stop di dieci giorni, intorno a ferragosto le telefonate ricominciano costanti.

TRASFERIMENTO IMMEDIATO
Il sindaco labronico mette in chiaro che la partecipata dei rifiuti di Livorno ha molti meno dipendenti rispetto ad Atac ma capisce che la situazione rischia di implodere e intuisce che a Roma gli stanno chiedendo un sacrificio, ovvero di far traslocare Lemmetti nella capitale. Nogarin ha affrontato la questione con la sua maggioranza e ha deciso di dare il via libera al «trasferimento immediato». Ieri c'è stato un pranzo alla Bodeguita a Livorno tra il sindaco e l'assessore in partenza per sancire l'operazione che porterà a Roma «un amministratore che ha dato prova di quello che può riuscire a fare il M5S al governo, un concordato per una spa pubblica che ormai è una procedura divenuta un modello su scala nazionale». C'è bisogno di una copertura politica forte per le decisioni che verranno prese su Atac, spiegano fonti pentastellate vicine ai vertici, è per questo che ora si proverà a lavorare con il fidato assessore di Livorno invece che con un manager esterno. «Nogarin è amato, i nostri capiranno la scelta». Così bisogna leggere il finale amaro vergato dalla sindaca su Facebook ieri, come la quota di campagna elettorale che il Movimento nazionale si sta giocando a Roma molto prima che in Sicilia, prima che venga fissata la data delle prossime politiche. «Ringrazio Mazzillo - scrive Raggi - ma priorità resta quel progetto che ha portato il M5S in Campidoglio». Parole distillate dalla filiera che passa da Genova (Grillo), Milano (Casaleggio), Firenze (Bonafede è stato eletto lì ma ieri era nella sua città natale in Sicilia a seguire il tour elettorale di Cancelleri) e arriva dritta a Roma.

 
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