Primarie M5S, blog in tilt: «E' impossibile votare»

Primarie M5S, blog in tilt: «E' impossibile votare»
di Stefania Piras
4 Minuti di Lettura
Venerdì 22 Settembre 2017, 08:15 - Ultimo aggiornamento: 08:38

Davide Casaleggio lancia su Facebook una ricerca «sul tema dell'intelligenza artificiale applicata al B2B, cioè alla relazione tra imprese» e sotto compaiono i commenti nervosi degli iscritti al M5S: «Non riesco a votare, il sito è lentissimo» oppure: «Fate votare anche domani ho sempre partecipato, vi prego». E ancora: «A parte tutto, Davide si fa una fatica incredibile a entrare in Rousseau. Allungate i tempi. Io per esempio è un'ora che cerco di entrare, non si entra!». Ieri per la votazione online sul candidato premier la piattaforma Rousseau è andata in tilt, al punto che si è deciso di prolungare il voto fino alle 23, invece che fino alle 19 a causa «dell'alta affluenza contemporanea di moltissimi utenti». Non è bastato a quanto pare se sul blog di Grillo, alle 23, è stato annunciato che le votazioni sarebbero riprese stamani, dalle 8 alle 12.

INSIDIE
«Sto provando ad accedere a Rousseau, ma il server è lentissimo. Consiglierei qualcosa di più potente alla Casaleggio Associati, che potrei fornire io...», ha detto ieri Vincenzo Cicchetti, imprenditore informatico e candidato alle primarie M5S. «Lo sto facendo solo per verificare (perché essendo candidato mi astengo dal voto), ma è caduta la connessione», ha sottolineato Cicchetti mostrando uno screenshot della pagina di Rousseau in cui si legge «impossibile connettersi al database». «I casi sono due - ha detto - o la piattaforma è sotto attacco hacker o il server non riesce a sostenere il carico degli accessi». Erano state calcolate molteplici insidie per questa consultazione. Prima di tutto, l'allarme hacker visto che ad agosto i pirati informatici hanno dimostrato di poter entrare nella piattaforma e pubblicare numerosi dati sensibili. Ieri Evariste, l'hacker che per primo aveva avvertito delle vulnerabilità del sito, è tornato a parlare di Rousseau: «Visto il trattamento dell'ultima volta non proseguo, ma ehi, oggi si vota» e ha pubblicato una schermata in cui si intuiscono problemi molto simili a quelli segnalati in agosto.

Ecco perché molti iscritti si sono lamentati della lentezza delle operazioni di voto e del mancato accesso alla piattaforma. Tra gli sfidanti di Di Maio c'è anche chi ha approntato una campagna elettorale lampo. È il caso di Gian Marco Novi, l'ex consigliere di Monza, che sul sito change.org ha formulato il suo programma: la priorità è l'uscita dall'euro con un referendum e poi con un decreto d'urgenza. Una procedura pressoché impossibile ma che gli è servita a marcare la differenza tra lui e Di Maio definito «il signore che andò a pranzo con esponenti del gruppo eversivo della Trilaterale iniziando a sostenere che il problema dell'Italia non è l'euro e che il Referendum sull'uscita dall'euro è solo una provocazione per farci ascoltare dall'Europa!».

QUORUM
Ma quale sarà il quorum? «Partecipate!» invita sui social il candidato premier in pectore Luigi Di Maio. «Gli aventi diritto - ha detto il deputato Danilo Toninelli alla trasmissione Un giorno da pecora - sono circa 150 mila. Ma non conta il numero di coloro che andranno a votare: a me farebbe piacere arrivare a 70, 100 mila». «Chi vince le primarie sarà il garante dell'attuazione del programma».

Ma la democrazia diretta è sempre più temperata, e va verso quella rappresentativa, ovvero quella tanto vituperata dal M5S. Gli iscritti ieri hanno ricevuto la consueta mail che apriva il voto per la scelta del «candidato premier che rappresenterà il M5S» e sarà il «capo della forza politica M5S». Un ruolo apicale, «necessario» lo definiscono dall'entourage di Grillo e Casaleggio. Grillo è il più ortodosso di tutti, spiega chi condivide con lui questo passaggio di testimone. «Nel V-Day del 2007 Beppe Grillo raccolse 350.000 firme per la proposta Parlamento Pulito - spiegano quelli che non mettono in dubbio la trasformazione in atto - segnando di fatto il suo ingresso attivo nella politica chiedendo a Prodi di introdurre il massimo dei 2 mandati in politica. Ed infine esattamente 10 anni dopo essere entrato in politica, con la stessa incredibile coerenza, consegna tutto ciò che ha creato in mano ad un nuovo capo politico eletto da una votazione online, lasciando la candidatura aperta a centinaia di persone». E la conclusione: «Beppe non è né un santo, né un dio. Ma ciò che ha fatto in questi 10 anni è stato incredibile».