M5S, ira dei vertici sul caso Roma: parte il processo a Di Maio

M5S, ira dei vertici sul caso Roma: parte il processo a Di Maio
di Stefania Piras
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Venerdì 2 Settembre 2016, 08:14

ROMA È il tutti contro tutti. C'è la paura di buttare alle ortiche il lavoro di anni di attivismo e c'è la paura della definitiva perdita di credibilità dopo 100 giorni di governo a Roma culminati nelle dimissioni dell'assessore più importante, Marcello Minenna, delegato al bilancio che avrebbe dovuto far dormire sonni tranquilli alla giunta Raggi. Ma Minenna si è rivelato un corpo estraneo, inviso ai fedelissimi della sindaca che ieri ha partecipato a una riunione fiume con i consiglieri di maggioranza e il mini direttorio.

I CAPI
I vertici del M5S sono rimasti alla finestra a guardare per tutta la giornata contando preoccupati lo stillicidio di dimissioni. La reazione dominante è stata la distanza: «Quello che sta succedendo è responsabilità di Raggi, è lei che governa». Ma c'è anche chi non è riuscito a contenere l'ira come Carla Ruocco, membro del direttorio Cinque Stelle e attenta alle politiche economiche nonché primo sponsor di Minenna, e la senatrice Paola Taverna che fa parte dello staff romano che avrebbe voluto intercettare con più anticipo una mossa così dirompente come la revoca della capo di Gabinetto.
E invece mercoledì pomeriggio direttorio e mini direttorio, parlamentari e consiglieri capitolini erano del tutto ignari di quel che stava per succedere. Ruocco ha manifestato fortissimo disappunto e ha difeso Raineri schierandosi contro la linea Raggi. La deputata romana ha pubblicato il parere di Sergio Santoro, presidente della VI sezione del Consiglio di Stato, lasciando intendere chiaramente di essere dalla parte della magistrata ormai capo di Gabinetto uscente. Taverna ha condotto una lunghissima requisitoria durante la riunione in Campidoglio iniziata di pomeriggio e terminata di notte.
Il direttorio nel giorno più lungo della giovane amministrazione capitolina si è mostrato fortemente diviso e ha provveduto subito a chiedere un incontro urgente a Davide Casaleggio e Beppe Grillo. Completamente eclissato Alessandro Di Battista impegnato nel suo tour per la campagna del No al referendum. Lontanissimi e preoccupati Roberto Fico e Carlo Sibilia.
 
ISOLATO
L'unico che ancora sostiene pubblicamente Raggi è Luigi Di Maio, che ieri era in visita a Sassari. Avrebbe dovuto raggiungerlo anche Beppe Grillo ma gli echi romani evidentemente hanno fatto propendere per la rinuncia. Di Maio ha cercato di raffreddare le polemiche solo in serata: «Tutti parlano di caos e di bufera, ma questo è solo linizio. Chi pensava che governare Roma sarebbe stata una passeggiata - ha detto il parlamentare M5s - si sbagliava. Ci siamo fatti tanti nemici, il sistema dellacqua, dei rifiuti, il No alle olimpiadi, rendiamoci conto che verremo combattuti da tutte le parti».

LE ACCUSE
Dentro il Movimento è partito il processo alla leadership. E gli occhi sono puntati proprio contro Luigi Di Maio «che come Virginia pensa di poter fare tutto da solo» osserva qualche detrattore interno. La situazione è delicatissima anche per lui che nei colloqui riservati ammette che ora c'è il pericolo serio che la vittima delle vicende romane sia il Movimento e la sua credibilità di governo. Mercoledì pomeriggio Raggi, una volta ricevuto il parere Anac, ha deciso di revocare la nomina di Carla Raineri e ha subito avvertito via telefono Davide Casaleggio e Beppe Grillo che stava per procedere alla revoca. Poi ha chiamato Luigi Di Maio che dopo aver appreso i dettagli della questione, ha tratto un rapido giudizio politico e ai suoi fedelissimi avrebbe detto: «Questa cosa rischia di danneggiare il Movimento, bisogna stare più attenti».

LA PARTITA
In ballo, neanche a dirlo, c'è la sua leadership, la sua possibile candidatura come premier. La difficile vita amministrativa di Raggi rappresenta per lui uno spaccato molto realistico del tentativo complicatissimo di restare fedeli ai principi coinvolgendo persone che non hanno nulla in comune con il M5S, proprio come Minenna che godeva comunque della fiducia di Carla Ruocco e del minidirettorio, e Raineri salutati da Di Maio come persone competenti, di altissimo profilo, e proprio per questo adatte a portare avanti i valori del M5S. Ma dentro il Campidoglio le guerre intestine hanno avuto la meglio: «Con Minenna e Raineri racconta una fonte vicina al direttorio Raggi e Frongia non si sono mai trovati, era una convivenza forzata».
E allora Virginia ha preferito consultarsi con l'unica persona che ha scelto fin dall'inizio: Raffaele Marra, il più inviso a tutti i livelli del M5S. È stato Marra a far istruire il parere Anac. La revoca è stata accolta dalla sindaca come un sollievo: «E' meglio farlo ora a inizio consiliatura» avrebbe sintetizzato. Nel pomeriggio i vertici M5S hanno tentato un ultimo gesto disperato: far cambiare idea a Minenna che nel frattempo riceveva decine di messaggi di solidarietà da elettori e attivisti. Peccato che negli stessi istanti Raggi stesse già dichiarando che si stavano vagliando altri curricula per trovare un sostituto.