APPRODO
E pensare che i Vaffa Day erano una sorta di festival della mostrificazione giudiziaria. Il grido «se uno è indagato deve lasciare» è stato il grande mantra ideologico. Quando ad Alfano è arrivato un avviso di garanzia per abuso d’ufficio, come quello piovuto su Pizzarotti, Luigi Di Maio ha scritto un tweet: «Se ne vada via entro cinque minuti» (25 febbraio 2016, ore 21,34). Adesso invece il lessico s’è ribaltato. Quasi che il grillismo abbia scoperto l’idioma che ai loro occhi odorava di mastellismo: «Bisogna prima vedere le carte... No allo strapotere della magistratura...». Di più, come dice Virginia Raggi: «No agli avvisi di garanzia usati come manganelli». Sembra passato un millennio rispetto al tempo, vicinissimo, in cui non pareva azzardato metaforicamente accostare i grillini alle «tricoteuses» della rivoluzione giacobina, le vecchiette parigine che trascorrevano le loro giornate ricamando in piena letizia e tranquillità sotto la ghigliottina su cui salivano gli altri. Il grido «onestà-onestà-onestà» è risuonato sempre e anche ai funerali di Casaleggio. Ed è stato respinto con perdite lo storico Aldo Giannuli, considerato un consigliere politico di Grillo, quando ha cercato di avanzare presso il leader una posizione così: «I parlamentari dovrebbero essere più coraggiosi nel difendersi dall’oltranzismo delle procure». Alla luce delle novità, questa impostazione eretica verrà ripresa in considerazione?
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