L'operazione Libia si complica Tobruk: bombarederemo le navi

di Marco Ventura
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Giovedì 14 Maggio 2015, 06:12 - Ultimo aggiornamento: 08:58
ROMA - Spedizione navale contro gli scafisti in alto mare. Il bisticcio di parole corre sul filo del telefono tra le cancellerie europee. L'azione che la Ue vorrebbe intraprendere contro i signori dei barconi dipende dai tempi lunghi della risoluzione formalmente presentata dalla Gran Bretagna al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, e dall'esplicita richiesta delle autorità libiche di un intervento militare europeo, che al momento non c'è.

È molto probabile che la risoluzione venga depotenziata nella rifinitura del testo e che non venga comunque approvata entro lunedì, quando s'incontreranno a Bruxelles i ministri degli Esteri e della Difesa dei 28 per decidere cosa fare. E grava sull'operazione il monito del governo legittimo di Tobruk, il solo riconosciuto, a «non toccare la sovranità dello Stato», quindi a tutte le imbarcazioni a «non entrare nelle acque territoriali libiche se non dopo un coordinamento con gli organi competenti». In caso di violazione, l'esercito libico di Tobruk «reagirà con bombardamenti come quelli contro il cargo turco». Già. Un portacontainer battente bandiera di Ankara e diretto verso l'enclave dell'Isis a Derna è stato bombardato senza complimenti e senza timori verso la Turchia che appoggia gli islamisti di Tripoli. Di più. Alla contrarietà già espressa dal rappresentante libico all'Onu verso qualsiasi azione militare in Libia, ieri si è aggiunto l'altolà dell'ambasciatore presso la Santa Sede, Mustafa Ali Rugibani, per il quale «solo l'esercito libico può compiere azioni di terra sul proprio territorio».



LA RIVELAZIONE

Era stato il quotidiano britannico “The Guardian”, in mattinata, a rivelare il documento strategico di 19 cartelle in agenda lunedì sul tavolo dei titolari di Esteri e Difesa della Ue, nel quale si profila l'opzione di forza contro gli scafisti. La campagna aerea e navale nel Mediterraneo e nelle acque territoriali libiche non escluderebbe «una presenza a terra», se risultasse necessaria e «se venisse raggiunto un accorto con le autorità pertinenti». Ipotesi smentita però dallo stesso Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza della Ue, Federica Mogherini: «Nessuna operazione militare in Libia. Stiamo pianificando un'operazione navale coordinata, speriamo, con le autorità libiche, in un quadro di legalità internazionale e rispetto dei diritti umani, per smantellare il modello di business delle organizzazioni criminali legate al contrabbando e alla tratta degli esseri umani».



Le prime decisioni, secondo Lady Pesc, potrebbero esser prese lunedì a Bruxelles circa la guida della missione (l'Italia si è candidata), il comandante e le linee strategiche. Cauto il nostro ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, che elogia il contributo «dell'italiana» Mogherini alla «svolta politica e culturale della Ue sull'immigrazione», ma considera il documento «un buon inizio» e invita a valutarne «le conseguenze sul lungo termine». Tempo al tempo, insomma. Prudenza suggerisce pure l'inviato speciale dell'Onu per la Libia, Bernardino Léon, che ieri ha incontrato il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, e spiegato che l'intesa tra le fazioni libiche per un governo unitario è di là da venire. A riprova, il sindaco di Tripoli, Mahdi al Harati, definisce «irresponsabili» le minacce di Tobruk. Parole che dovrebbe rallegrare la Ue, ma che confermano come la confusione regni sovrana sul cielo di una Libia priva di fatto della sua unità nazionale.