LE GARANZIE SULLE URNE
Renzi per ora non incontrerà Berlusconi. Non si esclude del tutto un faccia a faccia con il Cavaliere mercoledì, dopo la direzione dem o, meglio, quando l'eventuale patto sarà siglato e certificato, non prima. «Una parte maggioritaria del Pd vuole il centrosinistra. Il Renzusconi non mi pare molto popolare, tirerà la volata a Grillo», taglia corto D'Alema. Anche Verdini è contrario al ritorno al proporzionale: «A Berlusconi conviene. Non capisco tu cosa ci guadagni», il messaggio del leader di Ala al segretario del Nazareno. Ma l'ex premier tira dritto: vuole un accordo ampio, meglio sul Rosatellum (metà proporzionale, metà maggioritario), ma è pronto a sposare le modifiche suggerite da FI e M5s.
Tuttavia vuole garanzie precise dal Cavaliere per abbandonare la proposta dem: non solo sulla data delle urne, ma anche su chi andrà a palazzo Chigi qualora il suo partito ottenesse più voti. Ai 5Stelle verrà chiesto di non fare ostruzionismo o barricate, «altrimenti salta tutto». Perché il pericolo è al Senato. I renziani affilano già le armi, convinti che il presidente di palazzo Madama farà di tutto per allungare i tempi. «Io aspetto che arrivi, l'importante è che sia una legge condivisa», si limita ad osservare Grasso. «Dopo l'approvazione della legge elettorale alla Camera andremo al Colle per illustrare le posizioni dei partiti sulla necessità di votare al più presto», sottolinea un big dem.
Ieri intanto è scaduto il termine per gli emendamenti in Commissione: ne sono stati presentati 417. Il partito azzurro, riassume Sisto, «vuole restituire agli elettori il diritto di avere tanti parlamentari quanti sono i voti espressi». In fibrillazione Ap che ha presentato 41 proposte di modifiche al Rosatellum: «Vedrò Renzi nella sua veste di segretario del Pd dice Alfano -. Il metodo più chiaro e logico è quello di partire dalla maggioranza, i numeri ci sono. Se invece si vogliono fare acrobazie, le si facciano pure e noi valuteremo, avendo le mani libere». Le richieste di modifica di Mdp sono poco meno di una trentina: la soglia di sbarramento al 5% non spaventa gli ex Pd, che però mirano a modificare fortemente il testo del Rosatellum, rendendolo più favorevole alle coalizioni.
Intanto si fa sentire il partito contro le larghe intese. Se la legge elettorale «non sarà maggioritaria con i collegi uninominali, il nostro Paese ammonisce Prodi - avrà una situazione tipo la Spagna, con il ripetersi di elezioni, con la minaccia della speculazione internazionale che tornerebbe a colpire l'Italia». E anche Delrio non nasconde la sua contrarietà: «Il proporzionale, in un paese come l'Italia, non determinerà nulla di buono».